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Flotilla, VIDEO della carcerazione degli attivisti: identificati con braccialetto al porto di Ashod e trasferiti nella prigione israeliana di Ktzi'ot

Nel filmato, girato nel porto di Ashdod, si vedono decine di persone in fila mentre vengono identificate uno a uno dalle autorità. Ad ogni attivista viene applicato un braccialetto identificativo, prima di essere condotto a bordo di autobus sorvegliati

03 Ottobre 2025

Il servizio carcerario israeliano ha diffuso un video che documenta le operazioni di identificazione e trasferimento degli attivisti a bordo della flottiglia diretta verso Gaza, intercettata nei giorni scorsi dalla marina israeliana.

Nel filmato, girato nel porto di Ashdod, si vedono decine di persone in fila mentre vengono identificate uno a uno dalle autorità. Ad ogni attivista viene applicato un braccialetto identificativo, prima di essere condotto a bordo di autobus sorvegliati. La scena si svolge sotto stretta sorveglianza militare.

Secondo quanto comunicato dal servizio penitenziario israeliano (IPS), 473 partecipanti alla missione umanitaria sono stati trasferiti nella prigione di Ktzi'ot, situata nel deserto del Negev, nel sud di Israele. Si tratta di un carcere di massima sicurezza, spesso utilizzato per la detenzione di prigionieri politici e cittadini stranieri.

Le autorità israeliane non hanno ancora chiarito per quanto tempo gli attivisti resteranno in stato di detenzione, né se saranno accusati formalmente di reati. I partecipanti alla flottiglia, provenienti da vari Paesi, si trovavano a bordo del convoglio Global Sumud Flotilla, una missione umanitaria volta a portare aiuti alla popolazione della Striscia di Gaza, assediata da mesi.

L’intercettazione delle imbarcazioni ha suscitato condanne da parte di organizzazioni internazionali e ONG per i diritti umani, tra cui Reporter Sans Frontières, che ha denunciato anche l’arresto di oltre 20 giornalisti internazionali presenti a bordo.

Il governo israeliano, invece, ha difeso l’operazione come misura necessaria per impedire “violazioni del blocco navale su Gaza”, considerato legittimo da Tel Aviv per motivi di sicurezza nazionale.

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