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Israele, laureata in medicina Yaeli Harari indossa maglia "Non commettere genocidio" a cerimonia di consegna laurea e giuramento Ippocrate - VIDEO

Yaeli Harari, neolaureata in Medicina all'università di Tel Aviv, indossa nella cerimonia conclusiva la maglia “Non commettere genocidio”: sfida simbolica al tabù israeliano

15 Agosto 2025

Alla cerimonia di consegna del diploma di laurea all'università di Tel Aviv, la neo-dottoressa in Medicina Yaeli Harari, di etnia israeliana, ha indossato una maglia con scritto "Non commettere genocidio", pronunciando così un giuramento di Ippocrate incentrato sulla tragica situazione di Gaza.

Israele, laureata in medicina Harari indossa maglia "Non commettere genocidio" a cerimonia di consegna laurea e giuramento Ippocrate

Alla cerimonia di laurea in Medicina dell’Università di Tel Aviv, la giovane dottoressa Yaeli Harari ha compiuto un gesto destinato a far discutere. Salita sul palco per ricevere il titolo, ha indossato una maglia bianca con stampato il giuramento di Ippocrate. Ma al posto della celebre frase “non nuocere”, il testo riportava un messaggio dal significato politico e umano inequivocabile: Non commettere genocidio.

Un atto di solidarietà verso la popolazione di Gaza e i palestinesi, compiuto in un contesto in cui la parola “genocidio” è stata formalmente esclusa dai discorsi pubblici e bandita dal Parlamento israeliano. Un gesto che, per il clima politico del Paese, risulta coraggioso.

La scena, immortalata da foto e video rapidamente diffusi online, ha fatto il giro del mondo, suscitando reazioni contrastanti: applausi e ammirazione da parte di attivisti per i diritti umani, critiche e accuse da parte di settori nazionalisti e ufficiali.

Sui suoi profili social, Harari ha spiegato la scelta con poche ma incisive parole: “C’era solo un modo degno oggi per ricevere il titolo di dottoressa in Medicina. Questo”.

Il suo gesto si colloca in una crescente ondata di prese di posizione da parte di giovani israeliani che, pur operando in un contesto di forte pressione politica e sociale, scelgono di esprimere dissenso rispetto alla condotta militare del loro Paese. Un atto che, in Israele, può comportare ripercussioni personali e professionali.

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