01 Luglio 2025
In un’intervista, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha tracciato con fermezza la linea del governo: ricostruire in fretta quanto colpito e proseguire nel programma nucleare pacifico, ritenuto ormai simbolo di identità nazionale. Su eventuali nuovi colloqui con gli Usa, il ministro iraniano si è detto disponibile, ma solo se non vi saranno nuovi attacchi militari da parte statunitense.
“Non si può cancellare la tecnologia e la scienza per l'arricchimento con i bombardamenti. Se c'è questa volontà da parte nostra, e la volontà di fare ancora progressi in questo settore esiste, saremo in grado di riparare rapidamente i danni e recuperare il tempo perduto”, ha dichiarato Araghchi alla CBS, riferendosi alle recenti operazioni di sabotaggio che hanno colpito siti strategici iraniani.
Alla domanda se Teheran intenda continuare ad arricchire l’uranio, il ministro ha ribadito la posizione del Paese: “Il programma nucleare pacifico è diventato motivo di orgoglio nazionale. Abbiamo anche superato 12 giorni di guerra imposta, quindi la gente non si tirerà indietro facilmente dall'arricchimento”.
Una determinazione che non esclude, tuttavia, la riapertura del dialogo con Washington. Ma, avverte Araghchi, solo a determinate condizioni: “Per decidere se riprenderli dobbiamo prima assicurarci che Washington non li sfrutterà nuovamente per un'aggressione militare”. Il ministro ha chiarito che la fine delle minacce statunitensi rappresenta una precondizione imprescindibile per una ripresa dei negoziati.
E, pur lasciando uno spiraglio, ha raffreddato gli entusiasmi di chi sperava in una svolta immediata: “Non credo che i colloqui riprenderanno così rapidamente”.
Ma la porta, sottolinea ancora Araghchi, resta aperta: “Le porte della diplomazia non saranno mai chiuse”.
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