24 Dicembre 2024
Siria, centinaia di manifestanti sono scesi in piazza nelle zone cristiane di Damasco per protestare contro l'incendio di un albero di Natale vicino ad Hama, nella centro del Paese. Il rogo è stato appiccato dalle milizie jihadiste di Hts (il gruppo che ha preso il potere nel paese sotto la guida di Al-Jolani, dopo aver destituito l'ex capo di Stato Al-Assad). Non si sono limitati solo a quello: oltre ad aver dato alle fiamme l'albero, nella città di Suqaylabiyah, a pochi chilometri da Hama, si sarebbero verificati degli spari di mitragliatrice nella chiesa greco-ortodossa e sarebbero state divelte alcune croci nel cimitero adiacente. La firma appartiene in tutti i casi citati ai "ribelli" jihadisti. Fortunatamente non si sono verificate morti o feriti.
Le proteste allora incalzano nelle vie della capitale siriana. I cristiani, che ammontano a quasi 2 milioni (il 10% della popolazione siriana), intonano slogan come "Chiediamo i diritti dei cristiani", mentre marciavano attraverso la capitale siriana verso la sede del Patriarcato ortodosso nel quartiere di Bab Sharqi. Le proteste arrivano poco più di due settimane dopo che una coalizione armata guidata da islamisti ha rovesciato il governo di Bashar al-Assad, che si era presentato come protettore delle minoranze nel paese a maggioranza sunnita.
"Se non ci è permesso vivere la nostra fede cristiana nel nostro Paese, come facevamo prima, allora non apparteniamo più a questo posto", ha affermato un manifestante intervistato, che ha sottolineato la protezione che veniva "garantita da Bashar Assad", per professare qualsiasi religione. Il movimento islamista HTS, sorto dalla base di al-Qaeda e sostenuto dalla Turchia, ha promesso di proteggere le minoranze. Al-Jolani aveva anche affermato di voler rendere il 25 dicembre festa nazionale, proprio per il Natale cattolico. Ma i fedeli cristiani non riescono a fidarsi delle parole del nuovo leader siriano: "Temono grandemente per il loro futuro", ha affermato Mario Zenari, nunzio da anni nel Paese. "Le gerarchie cristiane locali tendono a dare fiducia al nuovo governo transitorio", ma non il popolo cristiano e delle altre minoranze religiose. La paura principale è l'imposizione della Sharia da parte dei nuovi leader.
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