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Istituto Bruno Leoni, Alberto Mingardi: “L’inflazione non si fronteggia dando dei bonus”

Alberto Mingardi, cofondatore dell’Istituto Bruno Leoni a Il Giornale d’Italia: “L’Italia ha difficoltà non per la mancanza di quattrini ma di riforme, assenti durante il Governo Draghi, più impegnato a impostare e far funzionare il PNRR”

30 Maggio 2022

Alberto Mingardi, cofondatore dell’Istituto Bruno Leoni a Il Giornale d’Italia: “La guerra in Ucraina avrà degli impatti di lungo periodo, le stime di crescita per quest’anno tendono a pensare che il peso della guerra si veda solo nei primi mesi dell’anno, questo è molto improbabile, a meno che come tutti noi ci auguriamo, le ostilità non finiscano molto presto. Se così non sarà dovremo sicuramente fronteggiare un anno di bassa crescita, se non addirittura di recessione in alcuni paesi, la guerra in Ucraina si avvita su uno scenario economico sfavorevole, segnato soprattutto dall’inflazione, il vero dato che oggi deve preoccupare i paesi occidentali.”

“L’Italia ha una stima di crescita quest’anno ancora positiva e interessante sotto alcuni profili, anche perché viene da un anno in cui è crescita del 6,5% anche per effetto rimbalzo per la situazione Covid, sicuramente è tutto da vedere quello che succederà nei prossimi mesi, molto spesso si sottolinea la nostra dipendenza dalla forniture di gas russo, in realtà credo che una delle questioni più rilevanti sarà l’inflazione. Vedere come la Banca Centrale Europea si rapporta a questo nuovo scenario e anche vedere come si aggiustano i comportamenti delle persone, visto che ci sono almeno due generazioni di italiani che per loro fortuna non hanno mai conosciuto l’inflazione ad oggi e per questo vedere come si comporteranno in uno scenario con rialzo dei prezzi è tutto da verificare.”

“L’inflazione non si fronteggia dando dei bonus, mettendo in circolazione altro denaro pubblico per aiutare chi avrà più difficoltà nel fare la spesa, è chiaro che aiuti fortemente mirati rispetto alla bolletta possono utili, ma non possiamo tornare di nuovo a “bonuslandia”. Quello che dovremmo fare è affrontare i tanti nodi che abbiamo sul lato dell’offerta, le tante strozzature dell’economia italiana, i tanti limiti all’impresa, alle professioni, sono tutte riforme di lungo-medio periodo non danno risultato immediato, ma sono quelle di cui abbiamo bisogno da anni e di cui continuiamo ad avere bisogno.”

“Per le prossime elezioni è difficilissimo immaginare quale sarà lo scenario in quel momento, se la situazione economica peggiorerà in maniera evidente, diventa improbabile che chi ha condotto il Governo e la politica economica in questi anni e questi mesi venga riconfermato. Il problema dell’ipotesi di un rinnovo del mandato di Mario Draghi è che un’ipotesi che postula che le elezioni producano un pareggio, che la coalizione di centrodestra e centrosinistra non riescano a vincere. Personalmente non sono così sicuro che un Parlamento che ha tante difficoltà a decidere, su qualsiasi tema, riuscirà a produrre una legge elettorale proporzionale che è il necessario viatico per uno scenario di quel tipo. Credo anche che se peggiora la situazione degli italiani, se si accentua il malcontento, qualcuno di questi partiti riuscirà a crescere sull’onda della rabbia delle persone. Il primo candidato è Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, che però anche il Movimento 5 Stelle, rinnovato e rispostato a sinistra, potrebbe avere delle carte per giocare il ruolo di partito che attrae i voti delle persone arrabbiate. Per ci è veramente molto difficile fare previsioni, ci auguriamo che le cose vadano per il meglio, se quando andremo a votare la situazione sarà invece rilassata anche in quel caso sarà difficile immaginare il proseguo dell’esperienza di Draghi perché le persone in quel caso che si sentono tranquille e in una situazione protetta, votano il partito che piace di più e questo produrrà un esito nel quale qualcuno vincerà le elezioni.”

“Le cose che accumunano i governi tecnici che abbiamo avuto recentemente, quello di Monti e di Draghi, sono poche se non il nome, entrambi si chiamano Mario. Molti italiani sono fortemente critici con quello che è stato il governo Monti, ma questo è intervenuto in una situazione di emergenza, ha fatto una cosa importante e difficile, la riforma Fornero per le pensioni e si è mosso con difficoltà ed errori come tutti i governi avendo però in testa l’idea di un’Italia diversa. In quella stagione la situazione internazionale, i mercati e l’Europa ci portavano ad esser molto attenti sui conti pubblici. La maledizione del Governo Draghi è stata essere nato in un momento nel quale non c’era da stringere i cordoni della borsa ma da allargarli e la sua priorità è stata impostare e far funzionare il PNRR. Sicuramente Draghi e il suo governo hanno seguito standard molto elevati rispetto a questo lavoro e al confronto con l’Europa però il problema dell’Italia è l’assenza di riforme non di quattrini e di riforme durante il Governo Draghi non se ne sono viste, sia nel primo anno che nel secondo che è cominciato a gennaio, che ci porterà verosimilmente fino alle elezioni. Il vantaggio di Draghi, quello di avere soldi da spendere anziché conti da far quadrare, è stato credo uno svantaggio perché lo ha posto in una condizione meno favorevole a chiedere ai partiti a al Paese dei passi in avanti di cui invece noi avremmo bisogno. Se nel provvedimento sulla concorrenza ci fosse stata un po’ di concorrenza in più se fossero stati aperti un po’ di più i mercati forse potremmo guardare al futuro con un po’ più di ottimismo.”

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