27 Ottobre 2021
“Oggi parliamo come A2A dell’economia circolare quindi della nostra gamba dell’economia circolare – dichiara a Il Giornale d’Italia Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato e Direttore Generale di A2A- perché riteniamo che ci sia un importante dibattito da portare avanti sull’accoppiamento del mondo dei rifiuti e il mondo dell’energia. Quindi oggi cerco di parlare del fatto che se vogliamo avere un mondo decarbonizzato nel 2050 non possiamo occuparci solo di elettrone, che è una cosa di cui A2A si occupa ovviamente con la transizione energetica con le rinnovabili ma anche di molecola green. La molecola green sarà l’idrogeno e il biometano, quindi la produzione di biocombustibili che arriva proprio dagli scarti alimentari, dalla zootecnia, dall’agroalimentare che è una filiera molto importante che in Italia è sviluppata ancora troppo poco, è una di quelle grandi opportunità ancora sprecate. Quindi oggi cerchiamo di parlare come il mondo dei rifiuti e il mondo dell’energia devono lavorare insieme per riuscire ad avere un mondo più circolare e arrivare alla neutralità carbonica nel 2050.”
“L’Europa, lo stiamo vedendo nel dibattito di COP26, è certamente oggi nel mondo la locomotiva sui temi della transizione e l’Italia sta facendo la sua parte in maniera molto decisa. Siamo molto avanti sia sulle rinnovabili sia sul tema dell’economia circolare, siamo un paese industriale pur non avendo nessuna materia prima, siamo il decimo-undicesimo paese al mondo per produzione di acciaio avendo lo 0,002% di risorse ferrose e nella carta è uguale, quindi vuol dire che abbiamo sviluppato una capacità di economia circolare del riciclo o avere le materie prima da riciclo in maniera molto migliore rispetto ad altri paesi. Quindi la risposta è sì direi che l’Europa e l’Italia oggi hanno un ruolo di leadership importante e speriamo di essere seguiti dai grandi paesi come la Cina.”
“Oggi dal punto di vista tecnologico sappiamo come arrivare alla neutralità carbonica perché abbiamo tutte le tecnologie per le rinnovabili disponibili e abbiamo anche quelle per l’economia circolare. Abbiamo un grosso problema autorizzativo in Italia e in tutta Europa, quindi dobbiamo vincere alcune diffidenze, le sindromi di NIMBY famose, la diffidenza classica di qualunque cittadino quando viene realizzato un impianto o infrastruttura di qualunque natura vicino casa sua. In Italia poi succede in maniera particolare come se avessimo un’allergia alle infrastrutture, mentre queste sono quelle oggi ci servono. Basta pensare a cosa è successo per l’alta velocità, le battaglie dei No-Tav, quando non c’è nulla di più sostenibile ce andare in treno invece che in auto.”
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