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Zanelli (Curatrice): "La mostra 'Thermocene' mette al centro il rapporto natura-uomo attraverso un'esperienza sensoriale crossmediale"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Beatrice Zanelli, curatrice della mostra "Thermocene" di Giorgio Ferrero, Rodolfo Mongitore & EX.: "La scelta espositiva racconta la città attraverso luoghi simbolici e immersivi come le Gallerie d'Italia e le Ghiacciaie settecentesche"

04 Marzo 2025

Beatrice Zanelli, curatrice, in occasione della mostra "Thermocene" di Giorgio Ferrero, Rodolfo Mongitore (Mybosswas) & EX. è stata intervistata da Il Giornale d'Italia.

Thermocene alle Gallerie d'Italia di Torino, quale è stata la scelta espositiva e la scelta dei luoghi dell'esposizione?

"La scelta espositiva dei luoghi si è concentrata sul trovare un luogo accessibile al centro della città, come quello di Gallerie d'Italia, che ha una sala immersiva a 360 gradi; l'altro luogo, invece, è stato scelto sempre in un altro cuore della città, sotto Porta Palazzo, dove anni fa sono state trovate e restaurate le antiche Ghiacciaie settecentesche. Queste architetture fatiscenti delle abbiamo subito visto che potevano rendere l'installazione totalmente immersiva e che potevano dialogare con le immagini e con i suoni che Thermocene voleva presentare, ossia un lavoro cross disciplinare, un'opera installativa realizzata da Giorgio Ferrero e Rodolfo Mongitore e Studio EX., che sono anche i coautori dei due bivacchi che sono presenti in alta quota nelle Alpi piemontesi in Val di Susa."

Thermocene significa ambiente al centro, in un certo senso però mettendo al centro la responsabilità dell'uomo forse c'è una diversa visione antropocentrica finalmente ed è anche magari un appello per la popolazione alla responsabilità.

"Sì, l'uomo è sempre stato al centro ed è sempre al centro in tutti i discorsi, fondamentalmente, della storia umana. L'idea di mettere al centro l'ambiente è una chiave di lettura per cambiare il punto di vista, per dare consapevolezza alla società contemporanea di un problema che stiamo vivendo che è molto attuale e che ci circonda. L'idea di andare a reperire suoni a 3000 metri di altitudine non udibili a orecchio umano in questi paesaggi lunari e totalmente naturali ha reso questa installazione centrale come assunto di una ricerca di consapevolezza legata al cambiamento climatico. Quindi la parola Thermocene a mio avviso funziona in maniera ancora più preponderante, quasi politica."

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