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"Chi sei quando nessuno ti guarda?" L'ultimo libro dello psicologo Elio Occhipinti: uno sguardo saggio e illuminante sulla psiche contemporanea

come un approccio spirituale e multidisciplinare possa aiutarci a vivere nell'attuale senso di complessità e di precarietà

10 Dicembre 2025

"Chi sei quando nessuno ti guarda?" L'ultimo libro dello psicologo Elio Occhipinti: uno sguardo saggio e illumimante sulla psiche contemporanea

Elio Occhipinti: psicologo, life mentor, umanista, esperto di alchimia antica, medicina cinese, spiritualità orientale, membro dell'American Psycologigal Association. il suo ultimo libro presenta tratti di originalità e uno slancio fresco, accattivante, giovanile, anche nella presentazione editoriale: https://bookabook.it/libro/chi-sei-quando-nessuno-ti-guarda/

Caro Elio, mi intriga molto il titolo del tuo nuovo libro: Chi sei quando nessuno ti guarda?

Mi sembra molto azzeccato in una società come quella attuale dove l'apparire, il virtuale, l'essere percepiti dall'altro (vero o simulato che sia) appare quasi una costrizione etica, un'esigenza di sopravvivenza. Non rischiamo di perdere noi stessi, anche confondendo la nostra singolarità con una sua percezione sociale effimera e ondivaga?

Hai colto perfettamente nel segno. Viviamo in un'epoca in cui siamo costantemente "in scena" – sui social, al lavoro, nelle relazioni. E sì, rischiamo davvero di confondere chi siamo con chi appariamo. Il libro parte proprio da questa consapevolezza: abbiamo bisogno di ritrovare quel momento di silenzio in cui possiamo toglierci le maschere e chiederci sinceramente "ma io, chi sono davvero?".

Non si tratta di voltare le spalle al mondo digitale o di rifugiarsi in un passato più semplice. È piuttosto un invito a costruire un'ancora interiore, quella che nel libro chiamiamo il "testimone interiore" – una presenza calma che osserva senza giudicare. Quando coltiviamo questa dimensione, possiamo abitare anche il mondo virtuale senza perderci, distinguendo la nostra autenticità dalle proiezioni che gli altri hanno di noi.

Un libro dedicato a chi vuole crescere (giovane o meno) in cui tu parli di "fare coscienza". La coscienza quindi non è solo un dato naturale ma dipende anche dalle nostre scelte?

Esattamente. "Fare coscienza" non è solo pensare o riflettere passivamente – è un atto attivo di riconnessione con il nostro io più intimo. È sentire e percepire con autenticità le nostre emozioni, i nostri pensieri, le esperienze che viviamo.

La coscienza ha certamente una base naturale, ma la sua crescita dipende dalle nostre scelte quotidiane: la scelta di fermarci invece di correre, di ascoltarci invece di distrarci, di accogliere anche le parti di noi che non ci piacciono. È come un muscolo che si allena: più lo esercitiamo, più diventa forte. Nel libro offriamo strumenti concreti – dalla meditazione all'esplorazione autobiografica – proprio per trasformare questa crescita in una pratica accessibile a tutti.

Il tuo approccio è umanistico e multidisciplinare. Ma tu sei uno psicologo. Ci spieghi meglio le specificità del tuo percorso e della tua ermeneutica? 

Il mio percorso riflette una convinzione profonda: l'essere umano non può essere compreso da una sola prospettiva. Mi sono laureato sia in Psicologia che in Filosofia, e ho poi approfondito per anni le tradizioni orientali, fondando nel 1985 l'Istituto Kuan dedicato alla Medicina Cinese e alle pratiche contemplative.

Questa formazione "ibrida" mi ha insegnato che la saggezza sulla natura umana non ha confini geografici o disciplinari. Socrate e il Buddha, pur separati da secoli e continenti, ci dicono cose simili sull'importanza di conoscere noi stessi. La psicologia umanistica di Carl Rogers dialoga perfettamente con le pratiche di presenza del Taoismo.

Nel libro questo si traduce in un approccio che intreccia filosofia occidentale e orientale, neuroscienze e psicosomatica, esercizi pratici e riflessioni teoriche. Non è eclettismo fine a sé stesso, ma il riconoscimento che per capirci davvero abbiamo bisogno di tutti questi linguaggi.

Sono del tutto in accordo con te quando parli di questo tempo definendolo con l'acronimo: V.U.C.A.: volatile, incerta, complessa, ambigua. Uno strano tempo davvero; come affrontarlo?

La risposta che proponiamo è apparentemente paradossale: in un mondo che corre veloce, la cosa più rivoluzionaria è rallentare e guardarsi dentro. Non per fuggire dalla complessità, ma per affrontarla con maggiore consapevolezza.

Quando tutto è volatile e incerto, l'unica cosa stabile che abbiamo siamo noi stessi – se impariamo a conoscerci. Il libro insegna a coltivare quella che chiamiamo "mente critica": non nel senso di essere scettici su tutto, ma di sviluppare la capacità di osservare i nostri pensieri, riconoscere i bias cognitivi che ci ingannano, distinguere ciò che è nostro da ciò che ci è stato imposto.

È un approccio molto concreto: parliamo di come le emozioni guidano le nostre scelte, di come il corpo ci parla attraverso la psicosomatica, di come le relazioni ci aiutano a conoscerci. In un'epoca VUCA, la crescita della consapevolezza individuale non è un lusso ma una necessità.

Anche il tema, già spirituale, mistico e filosofico, del "testimone interiore" mi sembra prezioso e molto stimolante. Ce ne accenni?

È uno dei concetti più preziosi del libro. Il testimone interiore è quella parte di noi che può osservare pensieri ed emozioni senza identificarsi con essi. È come avere uno spettatore interno che guarda il teatro della nostra mente con curiosità e compassione, senza giudicare.

Immagina di arrabbiarti durante una discussione: il testimone interiore ti permette di notare "sto provando rabbia" invece di essere completamente sopraffatto dalla rabbia. Questo spazio di osservazione ci dà libertà – possiamo scegliere come rispondere invece di reagire automaticamente.

Non è una pratica esoterica o mistica. Filosofie orientali come il Buddismo e occidentali come lo stoicismo, insieme alla psicologia umanistica, ci insegnano da secoli che osservare senza giudicare è una chiave universale per capirsi meglio. Nel libro offriamo esercizi pratici per coltivare questo testimone, dalla meditazione alla consapevolezza corporea.

Un libro vivo, operativo, immersivo e "abitato": c'è un co-autore e ci sono anche dei fumetti. Un lavoro corale?

Assolutamente sì, e ne sono orgoglioso. Ho scritto il libro insieme a Isabella Giachetti, una collega con una formazione straordinaria in Fisica, Scienze Cognitive e Psicologia. Il suo sguardo scientifico ha bilanciato perfettamente il mio approccio più filosofico e clinico.

Le illustrazioni di Antonio Stelitano non sono semplici decorazioni – traducono in immagini ironiche e immediate concetti che altrimenti potrebbero sembrare astratti. E poi c'è stato il contributo inaspettato di Grok, l'intelligenza artificiale, che ci ha aiutato a mantenere un linguaggio accessibile e a volte anche ironico, evitando di cadere nel tecnicismo accademico.

È un libro che riflette la convinzione che la conoscenza cresce nel dialogo, nell'incontro di prospettive diverse. Proprio come ognuno di noi si conosce meglio attraverso le relazioni con gli altri.

Ritieni questa tua innovativa opera utile anche per chi non abbia attivato un percorso di psicoterapia?

Non solo lo ritengo utile, ma direi che è pensato proprio per tutti. La psicoterapia è un percorso prezioso, ma non è l'unico modo per crescere in consapevolezza. Questo libro vuole essere uno strumento di crescita personale accessibile a chiunque senta il bisogno di capirsi meglio.

Offriamo esercizi pratici che si possono fare da soli – dal diario delle emozioni all'esplorazione autobiografica, dalla meditazione all'osservazione dei propri bias cognitivi. Sono strumenti che ciascuno può usare nel proprio quotidiano, senza necessariamente intraprendere un percorso terapeutico.

Certo, se qualcuno scopre attraverso il libro che ha bisogno di un supporto più strutturato, ben venga. Ma l'obiettivo principale è democratizzare l'accesso all'autoconsapevolezza: mostrargli che fermarsi ad ascoltarsi, fare coscienza, è un regalo che ognuno può farsi, indipendentemente dal fatto che stia o meno lavorando con un terapeuta.

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