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"METAMORPHOSIS" dell'artista inglese Isaac Julien a Palazzo Te a Mantova: un'installazione filmica ricca di spiritualità e di suggestioni mitopoietiche

Un'opera visionaria e poetica che ricuce con grazia e sapienza il circolo linguistico fra arte, mito e natura in un'aura neo-rinascimentale

09 Dicembre 2025

"METAMORPHOSIS" dell'artista inglese Isaac Julien a Palazzo Te a Mantova: un'installazione filmica ricca di spiritualità e di suggestioni mitopoietiche

Di solito diffido dalla installazioni contemporanee nei musei d'arte antica, anche di quelle video in quanto spesso si tratta di manifestazioni d'un espressionismo situazionista retorico, ideologico o molto pauparistico che introduce più che altro disarmonie con il contesto antico, nonostante i tentativi culturali di ri-contestualizzazione o farcitura celebrativa. Questa volta invece il discorso è molto diverso: uno spazio dedicato, ampio e adeguato, l'arte antica rinascimentale e la pittura di Giulio Romano a Palazzo Te riassorbita nel processo narrativo dell'installazione filmica stessa; insomma: un'opera di vera arte che sta in piedi da sola e merita di essere esposta in una residenza gonzaghesca così prestigiosa e magniloquente. Già la struttura convince: più ampi pannelli video di diverso formato che articolano un percorso progressivo ma non lineare volto a generare un senso di visione panottica, globale, performante e polisemica. Unico il messaggio audiovideo, con le didascalie e la recitazione delle due protagoniste femminili e asimmetrici invece i contributi video ma di un'asimmetria armonica e complementare. Un senso di grazia e di eleganza ha accompagnato un ritmo lirico-musicale per una mitopoiesi dove parola e immagine si sono riconciliati nella sequenza processuale propria di una iniziazione visiva e meditativa. I temi forti e resi in modo naturale, condiviso, partecipabile: il tempo e il significato dell'esistenza dentro la complessità e la precarietà dei mondi attuali. Il messaggio era già nelle immagini, oltre che nelle parole, talvolta volutamente e felicemente ambigue, sapienziali, oracolari. Anche gli omaggi a Giulio Romano con i suoi giganti e la meravigliosa sala di Amore e Psiche sono apparsi non citazionistici e decorativi ma ben metabolizzati nell'aura e nei carismi dell'opera video che ha avuto anche il merito di plasmare il proprio tempo narrativo esprimento un circolo semantico e lirico efficace fra il Mito, la Natura e l'Arte quale processo di reciproca illuminazione e conpenetrazione amplessiva. Il retrogusto etico-narrativo anch'esso convincente: la necessità vitale del cambiamento metamorfico quale matrice alchemica di nuove affinità e parentele che ci aiutano a vivere in equilibrio questa complessità che ci mette alla prova. Profonda e sensibile anche la declinazione di certi carismi mitografici e iconologici: il rapporto fra Saturno e i cavalli, il carbone e il sole quali essenze numinose e sacrali, il cane nel bosco quale segnaletica virgiliana. Un artista maturo e profondo Isaac Julien perchè ha saputo giocare con delicatezza e acutezza con l'arte rinascimentale e ci ha regalato un'opera che riesce a farsi Mito senza scivolare nei binari di un surrealismo stereotipale o di uno sperimentalismo manierista di cui oggi siamo saturi. Difficile era anche mettere in scena un racconto per immagini, un teatrum mundi simbolico che non si perdesse in canoni di un "gurismo" concettualista e conformista. Eppure ci è riuscito, sapendo padroneggiare magistralmente forme e registri, toni e ritmi in modo che la semantica non umiliasse la potente e raffinata estetica e questa non spettacolarizzasse in senso svuotante l'alta densità valoriale dell'opera. Non è questa una delle maggiori lezioni del Rinascimento? La semplicità e l'universalità che creano una nuova Natura che appare facile e a portata di mano. Mantegna e Giulio Romano (nei notturni dei suoi soffitti) insegnano! Anche la lezione di Bellini e Leonardo ci viene implicitamente restituita: il movimento fisico (una scala a chiocciola, a esempio) quale movimento semantico. Le due protagoniste infine, una bionda vestita di nero e una di colore vestita di bianco, appaiono talismani vibranti di questa processualità inesausta e gnomica.

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