23 Ottobre 2021
Pablo Atchugarry, artista uruguayano nel suo atelier lecchese:
“La materia esiste da prima dell’essere umano, è la protagonista, ci vuole rispetto per lei, che ci indica come manipolarla con una voce sottile: sono solito raccontare di come esista un circuito virtuoso, con la mente che concepisce, il cuore e il sentimento che alimentano e le mani che realizzano. Per questa ragione ritengo così importante lavorare personalmente le opere."
"Oggi ci sono artisti che mandano la maquette in 3D da uno studio in Europa verso macchine a controllo numerico dall’altra parte del mondo, perdendo completamente il rapporto emozionale con l’opera.
Lavoro personalmente e non rinuncio a conoscere la materia, lo spessore, quanta profondità posso osare intagliando, mi piace sperimentare i limiti del materiale, sfidarlo. Con gli anni la conoscenza si è fatta più approfondita, ho cercato di superare questi limiti.
Oggi, dopo quarant’anni di lavoro col marmo, di esperienza nella scultura, quando incavo un vallo nel materiale, è come una danza in cui la materia stessa mi racconta i suoi segreti. Capita che spesso la venatura nasconda dei punti fragili, che ti impongono una revisione dell’opera, un cambiamento della forma, e talvolta anche l’abbandono del blocco stesso.”
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