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Orio al Serio, steward aveva capito che Andrea Russo sarebbe morto nel motore dell'aereo, le parole al giovane collega: "Chiudi gli occhi" - VIDEO CHOC

Il 35enne ha superato gli addetti alla sicurezza e si è gettato nel motore dell'aereo che lo ha risucchiato restituendo un corpo dilaniato e privo di vita. La morte di Russo ha sollevato moltissime polemiche sulla sicurezza nell'aeroporto di Orio al Serio. IMMAGINI NON ADATTE A UN PUBBLICO SENSIBILE

12 Luglio 2025

Uno steward esperto aveva capito che Andrea Russo sarebbe stato risucchiato dal motore dell'aereo a Orio al Serio, Bergamo, e pochi istanti prima ha avvisato un suo collega giovane, affinché non rimanesse scioccato guardando la scena: "Chiudi gli occhi". Il 35enne era riuscito a superare la sicurezza nello scalo, iniziando una folle corsa verso il motore dentro al quale si è lanciato, come si vede nel filmato, provocando la propria morte.

Orio al Serio, steward aveva capito che Andrea Russo sarebbe morto nel motore dell'aereo

La morte del 35enne Andrea Russo, risucchiato dal motore dell'aereo dopo essersi gettato al suo interno, ha sollevato moltissime polemiche sulla sicurezza dell'aeroporto di Orio al Serio. "Ho visto un uomo scappare dagli steward e andare contro il motore dell’aereo", ha raccontato un testimone. Proprio fra questi steward, uno aveva capito quello che sarebbe successo e ha cercato di tutelare un collega dicendogli di chiudere gli occhi, come rivela il Corriere della Sera. Tuttavia la scena è stata così veloce, che quest'ultimo non ha nemmeno fatto in tempo.

Nel video si vede il 35enne superare tutti gli addetti alla sicurezza (che secondo molti non avrebbero fatto nulla per fermarlo). Prima si è lanciato contro un'ala dell'aereo, poi è corso verso il motore e si è lanciato al suo interno. Purtroppo il velivolo era in fase di rullaggio, dunque il motore era accesso e ha dilaniato il corpo di Russo, rigettandolo fuori ormai senza vita.

L'aereo era un Airbus Volotea, in decollo verso Oviedo.

Subito dopo la morte del 35enne, in aeroporto non sono giutni solo i vigili del fuoco, le ambulanze e la polizia, ma anche gli psicologi della Sipem Sos, cioè la Società italiana psicologia d’emergenza.

"Alcune persone non avevano grossi problemi, ma altre erano traumatizzate - ha raccontato la presidente della Sipem Roberta Brivio -. C’era molta tristezza e parlavano di questo, o della depressione. Il giovane di 23 anni che aveva assistito alla tragedia era traumatizzato e rivedeva sempre la stessa scena. L’abbiamo affidato a un collega per un rapporto più diretto, e lo stiamo chiamando a casa per capire come sta". Un operatore ha raccontato di essere stato in pista e di avere coperto il corpo, "perché passeggeri e testimoni non facevano altro che fotografare la scena". Ha anche spiegato di "non riuscire a togliersi dal naso l’odore di morte".

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