26 Ottobre 2022
Fonte: Festa del Cinema di Roma
Recensione
Michele Placido dirige Riccardo Scamarcio nei panni del lombardo Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, verso l’ultima parte della sua vita, adombrata dalla presenza inquietante dell’inquisitore mandato dalla Chiesa, che ha le sembianze di Louis Garrel, la cui interpretazione, stranamente, non è lodevole, forse a causa di un italiano non sufficientemente buono in un film che dovrebbe essere 100% nostrano. Il Caravaggio è perseguitato per i soggetti dei suoi dipinti, apprezzati per il genio artistico del pittore, non certo messo in discussione, ma deprecati per l’oscenità del nudo, della povertà, delle posizioni dei corpi interpretata come provocatoria o peggio, della rappresentazione di figure religiose attraverso il ricorso a modelli non considerati all’altezza: i così detti ultimi, i miserabili al confine della società, in altre parole, le prostitute, i briganti, i poveracci. Tuttavia, il pittore, noto anche per il suo caratteraccio e per l’abitudine a fare di testa sua e a farlo con modi non mai concilianti, rompendo rapporti e urtando molte, troppe, persone e personalità, trova protezione e affetto presso alcuni potenti, come i Colonna e i Borghese. La sempre bravissima Isabelle Huppert, doppiata, cui si perdona volentieri il non essere un’attrice italiana con l’accento corretto nei panni di una nobile romana, è Costanza Sforza Colonna; altro sostenitore di Caravaggio fu il potente Scipione Borghese, il nipote del Papa. Il cast e la produzione sono chiaramente italo-francesi, ma la storia è tutta nostra.
Al centro dell’indagine condotta su Michelangelo sta l’omicidio di Ranuccio, amico e rivale del pittore, il quale si difende dalle accuse del fratello del defunto, asserendo di essere stato vittima di un agguato, da parte del Tomassoni, e di averlo dovuto uccidere per salvarsi. Il film non è perfetto, per esempio ci sono espressioni colloquiali e poco eleganti che non esistevano ai tempi. Inoltre, una curiosità: Micaela Ramazzotti è Lena Antognetti, una prostituta cui Michelangelo ricorse per ispirarsi nel dipingere Santa Caterina, ma, soprattutto, la Vergine Madre di Dio, e l’attrice parla come nei film del marito Virzì, nessuna differenza(!); inoltre, è mai possibile che Lena avesse l’accento toscano? Non era, forse, romana? Louis Carrel è troppo rigido, imbrigliato in un italiano goffo, che ne rovina l’interpretazione. Scamarcio è perfetto come physique du role per il grande pittore e per la sua appartenenza a una vita fra i contadini e i rozzi, nonché per l’antipatia del suo carattere, ma il ruolo richiederebbe una stratificazione e una profondità che l'ex stella di "Tre metri sopra il cielo" fa fatica a raggiungere, come, invece, farebbe un attore del calibro di Alessio Boni, adatto anch'egli fisicamente al ruolo. "L'ombra di Caravaggio" racconta di un artista, un uomo, un ingegno del chiaro/scuro, un pittore innovativo e 'avanti', perciò, al di là delle imperfezioni o delle critiche anche un pò soggettive, oltre a essere nel complesso un bel film, è un'opera da vedere, per non dimenticare un genio come quello di Michelangelo Merisi, anzi per conoscerlo. Voto: 7.
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