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Un anno dalla morte di Raffaella Carrà, l’atipica diva dello spettacolo che, senza saperlo, rivoluzionò l’Italia cattolica

Una donna con una carriera da record, tra le poche cantanti italiane a sfondare all’estero, Raffaella Carrà, come Madonna, non è memorabile tanto per la sua attività artistica, ma per come ha rivoluzionato la società di costume.

05 Luglio 2022

Un anno dalla morte di Raffaella Carrà, l’atipica diva dello spettacolo che, senza saperlo, rivoluzionò l’Italia cattolica

Raffaella Carrà (fonte foto Lapresse)

Un anno fa ci lasciava Raffaella Maria Roberta Pelloni, meglio conosciuta come Raffaella Carrà: un personaggio che difficilmente ha bisogno di presentazioni. Una carriera lunghissima, che l’ha vista sugli schermi e sui palinsesti di tutta Italia da quando aveva otto anni (nel 1952!!!) fino alla morte, senza che la sua popolarità accennasse a declinare. Un talento straordinariamente versatile, nel canto quanto nella danza, nella recitazione e nello spettacolo, che la distingueva da tutte le reginette del pop dell’epoca. Infine, un modo straordinariamente disinibito, eppure paradossalmente candido ed elegante nel parlare di sessualità, di relazioni, di rapporti. Sono questi gli ingredienti di una figura che, in qualche modo, sembra impossibile da appiattire sullo stereotipo della popstar.

 

Un anno dalla scomparsa di Raffaella Carrà, che “insegnò agli europei i piaceri del sesso”.

 

Contestualizziamo. Siamo nell’Italia di fine anni Sessanta, in un’atmosfera ottimista, ma ancora fortemente legata alla morale del cattolicesimo; un’Italia che riteneva sconveniente e troppo esplicito il ballo del Tuca Tuca (per noi, oggi, sembra assurdo anche solo pensarlo!): l’apparizione – sulla TV di tutti – di questa ragazza che mostrava l’ombelico, parlava di uomini che le piacevano – tanti – e persino di sesso in modo esplicito, senza vergogna, doveva essere un qualcosa di scandaloso in un senso quasi epocale. Raffaella Carrà ha per certi versi anticipato il ruolo che Madonna avrebbe avuto un decennio più tardi, seppur sulla scala ridotta del Belpaese: quello di sdoganare il sesso, la corporeità e l’attrazione nella musica pop, quanto nella TV e nella società in generale. Un progresso enorme, se confrontato con le precedenti reginette della musica popolare, che riuscivano a concepire l’amore solo in termini di ballate strappalacrime e invocazioni struggenti dell’amato. Quanto doveva suonare audace quel “e se ti lascia lo sai che si fa.../ trovi un altro più bello, che problemi non ha!”.

Ma rispetto ad altre “trasgressive” degli anni a venire, Raffaella ha l’immenso particolarità di non sembrare mai volgare. Non cerca mai lo “sporco”, lo scandaloso, l’esagerato: il sesso, nei suoi testi e nella sua voce, è un qualcosa di vissuto con estrema naturalezza, in modo disinibito e consapevole, ma anche estremamente innocente e spontaneo. Questa è forse la ragione per cui il suo mito, a differenza di altre, è stato così duraturo: non puntava allo scandalo facile, bensì a descrivere un nuovo atteggiamento verso la sessualità che nasceva in quegli anni e proprio lei ha contribuito a formare.

Da qui anche l’adorazione da parte della comunità LBGTQ, che lei non riusciva del tutto a spiegarsi («Perché piaccio ai gay? Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: "Perché sono piaciuta tanto ai gay?”») e derivava indubbiamente dal modo giocoso eppure rivoluzionario con cui sapeva parlare di cui tema (Luca parla proprio di una cotta presa per un ragazzo rivelatosi omosessuale).

Dunque ha ragione The Guardian a dire che la Carrà “insegnò agli Europei i piaceri del sesso”: soprattutto alle donne, che hanno imparato molto dalla libertà di una che rifiutò il flirt con Sinatra per non cadere nella trappola di “sposarsi con il capo”.

Ricordiamo dunque con affetto con un’artista in grado di affermarsi in anticipo sui tempi non solo in Italia, ma su tutto il mondo (cosa rara per gli artisti italiani), che ha impartito a tutti una lezione unica: la vera trasgressione non si fa tanto con lo scandalo, quanto con la sincerità e il coraggio. Solo così durerà veramente per sempre.

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