05 Giugno 2023
Silvio Berlusconi ha venduto il quotidiano Il Giornale agli Angelucci, come anticipato da Il Giornale d'Italia, che alla fine hanno acquisito una quota del 70%. La conferma era già stata data i primi di marzo, ma si attendeva la firma, avvenuta il 28 Aprile.
Valorizzazione dell'operazione intorno ai € 20 mln, sempre come anticipato da Il Giornale d'Italia, quindi tra i 14 e i 15 mln il prezzo per la cessione del pacchetto di maggioranza, a fronte di una Posizione Finanziaria netta azzerata dal venditore prima del closing.
PBF Srl e Finanziaria Tosinvest hanno sottoscritto il preliminare di acquisizione e vendita di azioni pari, appunto, al 70% delle quote societarie di SEE Spa, società editrice di Il Giornale e della sua controllata Il giornale On Line Srl. A renderlo noto Paolo Berlusconi per PBF e Giampaolo Angelucci, presidente di Finanziaria Tosinvest. L'esecuzione dell'operazione - informa una nota in cui viene ufficializzato l'accordo - “è subordinata all'avveramento di condizioni sospensive d'uso in operazioni similari”. Hanno supportato l'operazione lo studio Munari&Partners di Milano per la PBF e lo studio di Gravio Avvocati per la Tosinvest.
Il Closing, ossia il passaggio formale delle quote, è previsto a fine giugno, una volta ottenuto l'ok dall'Autoritità Garante della Concorrenza e del Mercato, o slittare al massimo al 7 luglio. Scatterà quindi il piano di riorganizzazione, sia delle redazioni che delle strutture centrali, tecniche, diffusionali e commerciali, al fine di poter riportare in pareggio l'entità combinata nel suo complesso (Il Giornale, Libero Quotidiano, Il Tempo). Saranno, a tal proposito, valutati alcuni prepensionamenti e altri strumenti per far dimagrire le strutture nel loro complesso, in particolar modo quelle milanesi, dove il Giornale dovrebbe trasferirsi in Viale Majno 42 (dove si trova Libero).
Il Tempo dovrebbe marcare sempre più il territorio su Roma e dintorni, Libero si concentrerà sul Nord, e potrebbe essere affidato a Pietro Senaldi o a Davide Vecchi (dal Tempo).
Con tutta probabilità, Alessandro Sallusti tornerà a guidare la Testata di via Negri, mentre Augusto Minzolini dovrebbe ritornare in Mediaset, azienda anch'essa del gruppo Berlusconi. Berlusconi manterrà il diritto di gradimento / condivisione nella scelta del direttore, che quindi non sarà nominato univocamente dal socio di maggioranza Angelucci, e Paolo sarà nominato presidente onorario.
Per quanto riguarda Libero, ancora nessuna decisione definitiva, ma con ogni probabilità è atteso l'arrivo di un nuovo nome, che Senaldi affiancherà nel ruolo di condirettore. Non è certa peraltro la sua conferma a ruolo di direttore, perché ci sono altri nomi al vaglio.
Come vicedirettori i nomi che circolano sono Francesco Verderami (prima firma politica di via Solferino, un vero e proprio scippo) e Salvatore Merlo (attuale vicedirettore del Foglio). Ancora nulla di certo, ma il progetto prevede pure un rinfoltimento della squadra di commentatori. Luca Ricolfi, ormai apprezzato più a destra che a sinistra; Ernesto Galli della Loggia (altro scippo all’argenteria di via Solferino); il politologo della Luiss, Giovanni Orsina; Pigi Battista, che in ottica terzista è come il beige: si porta con tutto. Giorgia ci infilerebbe anche Mario Sechi, ma ora le serve di più a Palazzo. Tra le nuove firme apprezza Carmelo Caruso (sempre del Foglio). Il sogno è Paolo Mieli.
Per quanto riguarda il web, la situazione è attualmente allo studio, con l'opzione di mantenere Andrea Pontini alla guida de Ilgiornale.it nonché prendere in carico la gestione delle varie testate online, al fine di creare sinergie e ottimizzare la struttura dei costi, oltre che armonizzare le relative strutture commerciali, o di integrare le strutture online con quelle offline.
Le redazioni, pare ovvio, rimarranno separate, ma sarà affinato il posizionamento politico. Il Giornale sarà tendente a Forza Italia e Libero rimarrà sulla linea di FdI.
Giampaolo Angelucci, presidente della Finanziara Tosinvest, in una nota ha annunciato: "PBF Srl e Finanziaria Tosinvest hanno sottoscritto il preliminare di acquisizione e vendita di azioni pari al 70% delle quote societarie di SEE Spa, società editrice di Il Giornale e della sua controllata Il Giornale On Line Srl", hanno annunciato in una nota. L'esecuzione dell'operazione, prosegue il documento, "è subordinata all'avveramento di condizioni sospensive d'uso in operazioni similari". Hanno supportato la vendita lo studio Munari&Partners di Milano per la PBF e lo studio di Gravio Avvocati per la Tosinvest.
"Si tratta di una cessione fatta ad un gruppo amico da anni con cui sono sicuro collaboreremo con grandi unità di intenti", ha detto Paolo Berlusconi, "A testimonianza di ciò - ha proseguito - rimarrò presidente onorario de Il Giornale, che per tanti anni ha rappresentato un'autorevole voce liberale nel panorama dell'editoria nazionale".
Nel frattempo, si arena la trattativa con la Verità, sia per tematiche di prezzo che di accordi con l'attuale editore e direttore Maurizio Belpietro. Ciò non toglie che, una volta portato a casa il Giornale e digerita la relativa integrazione, il tavolo negoziale possa ripartire.
Il piano di Meloni
Un “Giornale” liberal-conservatore, borghese ma non bigotto, autorevole e moderato, che guardi a chi fa impresa, ma soprattutto al centro, senza preclusioni per Renzi e Calenda. E faccia da sponda, e in caso da traino, al partito conservatore che Giorgia Meloni ha in mente, nave che potrebbe salpare prima delle Europee 2024 o subito dopo. “Giorgia non ne può più di Fratelli d’Italia, il suo orizzonte è assai più ampio e ambizioso...”, rivela una fonte a lei vicina. Meloni, inoltre, legge i giornali, la carta stampata la appassiona più della tv. “La televisione, a partire dalla Rai, serve a macinare consenso e potere, ma le idee stanno sui giornali. E la politica è fatta di idee...”, continua la fonte.
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