15 Dicembre 2025
Il rabbino Eli Schlanger mentre abbraccia alcuni militari dell'IDF, fonte: X eyeonpalestine
Quindici persone sono state uccise nell’attentato avvenuto domenica sera a Sydney durante una celebrazione pubblica di Chanukkah a Bondi Beach. Tra le vittime c’è anche il rabbino 41enne sionista Eli Schlanger, colpito mentre partecipava all’organizzazione dell’evento, una bambina di 10 anni di nome Matilda, l'87enne sopravvissuto all'Olocausto Alex Kleytman, ed altri uomini e donne.
Il rabbino Eli Schlanger, 41 anni, era rabbino assistente della comunità Chabad-Lubavitch di Bondi, a Sydney. Nato a Londra e trasferitosi in Australia circa 18 anni fa, era coinvolto nell’organizzazione dell’evento pubblico "Chanukkah by the Sea", che aveva richiamato circa duemila persone nel parco vicino alla spiaggia. Secondo quanto ricostruito dalle autorità, Schlanger si trovava tra la folla quando i due attentatori hanno aperto il fuoco.
Schlanger proveniva da una famiglia ebraica con radici europee segnate dalla persecuzione nazista nella quale diversi suoi parenti sono morti. Negli anni aveva assunto un ruolo attivo nella vita comunitaria e religiosa locale, operando anche come cappellano in carceri e ospedali del Nuovo Galles del Sud. La sua figura era nota all’interno del movimento Chabad, di orientamento sionista religioso. All’inizio di quest’anno Schlanger aveva segnalato che la comunità ebraica locale aveva rafforzato le misure di sicurezza. Questa misura era stata adottata a fronte del sempre più condiviso sentimento di disprezzo della gente comune nei confronti degli ebrei sionisti che credono nel "Greater Israel", a discapito di tutti i palestinesi uccisi nel genocidio. Vi sono inchieste, proprio come quella di Mediapart, che denunciano un' intensa e costante attività dei Servizi Segreti israeliani e il governo Netanyahu volta ad utilizzare pressioni legali, diplomatiche e politiche per ostacolare i casi di crimini di guerra nei tribunali europei e internazionali. Seguendo questo filone, secondo alcune fonti non sarebbe da scartare la teoria per cui l'attentato potrebbe essere un "False flag" organizzata dal "Mossad per incolpare Iran ed Hezbollah".
Alcune settimane prima dell’attentato, Schlanger aveva inviato una lettera al primo ministro australiano Anthony Albanese, noto per le sue posizioni critiche nei confronti del governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu e colpevole del conflitto genocidiario, insistendo su un sostegno ad Israele: "Non tradire il popolo ebraico e non Dio stesso". Il profilo Instagram del rabbino documentava soprattutto la sua attività all’interno della comunità. Dopo l’attentato, tuttavia, i post sono stati sommersi da commenti di segno opposto: messaggi di cordoglio si alternano a insulti e accuse, come: "per i bambini di Gaza".
Tra le vittime c’è anche Matilda, una bambina di 10 anni, che si trovava al festival insieme alla famiglia. Studentessa di scuola primaria, era stata iscritta in passato a una scuola comunitaria di Sydney. La sua morte ha suscitato particolare commozione nell’opinione pubblica australiana per la giovane età e per il contesto dell’evento, una celebrazione all’aperto rivolta alle famiglie.
Un’altra vittima è Alex Kleytman, 87 anni, sopravvissuto all’Olocausto. Nato in Europa orientale, aveva vissuto la deportazione e le condizioni estreme della Siberia durante l’infanzia, prima di emigrare in Australia nel dopoguerra. Aveva partecipato alla celebrazione insieme alla moglie e ai familiari. La sua morte è stata ricordata come quella di una persona che aveva già attraversato le persecuzioni del Novecento e che aveva costruito la propria vita lontano dall’Europa.
Nell’attentato hanno perso la vita anche altre dodici persone, di età compresa tra i 10 e gli 87 anni. Tra queste figurano Peter Meagher, ex poliziotto in pensione e fotografo volontario presente all’evento, Dan Elkayam, cittadino francese residente a Sydney per lavoro, e Tibor Weitzen, morto mentre cercava di proteggere la moglie dai colpi d’arma da fuoco.
Tra le vittime si contano inoltre membri della comunità ebraica locale, volontari e semplici partecipanti alla celebrazione. Decine di persone sono rimaste ferite, alcune in modo grave, mentre le indagini delle autorità australiane sono ancora in corso per chiarire la dinamica e il movente dell’attacco.
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