19 Novembre 2025
Putin, fonte: Wikipedia
L’idea vivente della Russia
Lo scorso luglio, sotto il patrocinio del Consiglio per la Difesa e la Politica Estera della Federazione Russa, è stato pubblicato il saggio “L’idea-sogno vivente della Russia. Il codice dei russi nel XXI secolo”. Il progetto, guidato dal politologo Sergej Karaganov, segna il tentativo più ambizioso degli ultimi decenni di riscoprire un’ideologia nazionale. In un’epoca in cui l’Occidente smarrisce il senso della propria civiltà, la Russia torna a chiedersi chi è, cosa rappresenta e dove vuole andare. Per Karaganov, la grandezza di uno Stato-civiltà nasce dall’armonia tra spazio, fede e sovranità. Senza una visione unificante – un sogno russo – nessuna potenza può resistere all’assalto culturale e materiale del globalismo liberale.
La mistica dello spazio contro il feticcio del PIL
Nella storia russa, lo spazio è sempre stato più importante del denaro. Dalla steppa eurasiatica ai ghiacci della Siberia, la vastità ha forgiato una mentalità imperiale, comunitaria e difensiva. Mentre l’Occidente misura la forza in punti di PIL, Mosca sa che la solidità economica non si riduce al valore nominale ma alla composizione qualitativa.
Un’economia fondata su acciaio, energia e agricoltura è più solida di una basata su finanza e servizi. In tempo di guerra, il turismo o la moda non alimentano un esercito. Le autocrazie produttive, come la Russia o la Cina, battono le plutocrazie finanziarie per un semplice motivo: possono produrre, mobilitare e resistere.
Potenza reale e potenza percepita
Il PIL nominale russo, pari a circa 2,2 trilioni di dollari, sembra inferiore a quello italiano. Ma calcolato a parità di potere d’acquisto (PPP), supera i 5,5 trilioni, collocando la Russia tra le prime cinque economie del pianeta. Questo dato rivela un’economia autarchica, fondata sull’autosufficienza energetica, alimentare e industriale. Il complesso militare-industriale russo (VPK) – eredità dell’URSS – è uno Stato nello Stato, con catene di produzione integrate e autonome. I sistemi d’arma russi sono progettati per la guerra reale, non per le fiere dell’industria occidentale: robusti, economici, riparabili, prodotti in massa senza attendere appalti miliardari o firme ministeriali.
Le debolezze dell’Occidente
L’Europa, deindustrializzata e dipendente da forniture esterne, ha smarrito la sua capacità produttiva. Un proiettile “made in NATO” può richiedere componenti di dieci Paesi diversi, ognuno soggetto a burocrazie, licenze e sanzioni. La Russia, invece, produce “in casa” e “in tempo”. Non stupisce che, come ammesso da fonti della NATO stessa, Mosca oggi produce in tre mesi ciò che l’Alleanza atlantica realizza in un anno. Il liberalismo economico, nato per arricchire gli individui, ha finito per indebolire gli Stati. La guerra in Ucraina ha rivelato che i sistemi “democratici” non sanno più combattere guerre lunghe: l’industria è smantellata, la politica indecisa, la società disabituata al sacrificio.
Eurasia contro globalismo
Karaganov riprende il pensiero eurasista dei maestri Trubeckoj e Savickij: la Russia non è né Europa né Asia, ma una civiltà autonoma. La missione russa non è “convertire” il mondo, bensì preservare la diversità delle civiltà, difendere l’ordine multipolare contro l’uniformità globale. L’Occidente, prigioniero del proprio postumanesimo consumista, ha sostituito Dio con il mercato e la verità con la propaganda. Mosca, invece, si propone come baluardo spirituale di un mondo che rifiuta la dissoluzione morale e culturale.
Il ritorno dell’Impero interiore
Il “sogno russo” non è nostalgia sovietica ma progetto di rinascita morale e geopolitica. Secondo Karaganov, la Russia deve essere democratica alla base ma autocratica al vertice, guidata da un leader forte, garante della continuità storica e spirituale. La fede, la famiglia, la patria e la natura diventano i quattro pilastri della civiltà russa del XXI secolo. La proposta è chiara: una Russia siberizzata, che ritrovi nella conquista e nella natura la propria energia vitale.
La vittoria dell’idea sulla materia
Il conflitto in Ucraina, lungi dall’essere solo militare, è una battaglia tra due visioni del mondo. Da un lato, l’Occidente esausto, fondato sul denaro e sull’egoismo; dall’altro, la Russia, che ancora crede nella forza dello spirito e del sacrificio. Come scrive Karaganov, “le grandi nazioni non si costruiscono senza grandi idee”. Ed è proprio questo il segreto della resistenza russa: mentre l’Occidente conta i dollari, Mosca difende la propria anima.
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