19 Novembre 2025
La notizia è che continuano a parlarsi, come si faceva quando addirittura c’era un muro a dividere il mondo. Perché la politica è fatta di quel che si vede e soprattutto di quello che non si vede.
Così, fonti ben accreditate come il sito Axios e il Wall Street Journal, danno conto di incontri riservati (uno dei quali è avvenuto a Miami tra il 24 e 26 ottobre) tra il mediatore speciale Usa Steve Witkoff e l’inviato russo Kirill Dmitriev. Al centro dei colloqui ovviamente la strada diplomatica per arrivare alla tregua e poi, a stretto giro di posta, alla mediazione. Secondo le fonti sul tavolo ci sarebbe un nuovo piano di pace negoziato tra Stati Uniti e Russia articolato su 28 punti (dei quali non è trapelato nulla) sul modello che ha portato al superamento della gravissima crisi di Gaza (che Israele non sta rispettando visto che ancora a gaza si muore per i colpi sparati). Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, si è rifiutato di commentare preferendo il silenzio; Dmitriev invece ha mostrato più baldanza.
Comunque sia la notizia è importante e ci dice che l’America non ha smesso di masticare relazioni internazionali con lo spirito di creare un nuovo equilibrio globale. Ed è importante perchè si consuma nella grammatica più propria delle relazioni internazionali dove non è vincolante il giudizio morale ma il raggiungimento del miglior risultato possibile. È quello che l’Europa non sta capendo ostinandosi invece a rifiutare incontri e colloqui con la sola controparte, cioé la Russia. Questo è il limite politico di una istituzione immatura e immotivatamente superba. Un atteggiamento privo di senso che potrebbe andare a sbattere nello scenario succedaneo all’eventuale accordo tra americani e russi, un accordo che sicuramente vedrà l’Ucraina come uno degli elementi ma non il solo. A quel punto l’Europa si troverebbe spiazzata e ancora una volta satellitare rispetto agli scenari principali.
Continuare a giocare la partita sul livello militare con piani di acquisto di armi lascia scoperto l’intero fianco geopolitico e geoeconomico su cui stanno dialogando la Casa Bianca e il Cremlino. Quand’anche avessimo i migliori ranghi militare, con le migliori armi e i migliori armamenti di difesa, l’Europa davvero pensa di essere diventata una potenza? Non credo, perchè quella è una dimensione - tra l’altro estranea alla cultura europea, la famosa Venere - della caratterizzazione di un grande potenza. L’America sta dialogando con la Russia su spazi geografici, su energia, su terre rare. E - sarà pur cinico - non porrà l’Ucraina come condizione imprescindibile; la difenderà certo ma pur sempre nella logica politica. Tant’è che la casa Bianca ha inviato a Kiev una delegazione del Pentagono di alto livello. Al fine di vedere i fatti sul terreno e inquadrarli nell’ottica della tregua e della mediazione.
L’amministrazione Trump sa benissimo che sul piatto c’è e non ci potrà che essere il ruolo della nato sul fianco est dell’Europa, poiché quello è stato uno degli elementi di attacco. Dunque bisognerà inventare una formula nuova che non neutralizzi la Nato ma che nello stesso tempo non interferisca lo spazio politico di chi resta un top player globale.
L’economista Jeffrey Sachs - quello che Calenda ha definitivo bugiardo e del quale evidentemente non conosce il peso internazionale - propone una via d’uscita che è allo studio anche della diplomazia Usa (così come lo è anche in quella del Vaticano) ossia il passaggio di paradigma tra “sfera di influenza” e “sfera di sicurezza” intesa come area cuscinetto dove si riconosce alle grandi potenze - la Russia in questo caso - la impermeabilità dalle incursioni nemiche, quindi la distanza tra l’Ucraina e la Nato. Si tratta della stessa visione di cui parlò Papa Francesco con la famosa espressione “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia”.
La politica non può pensare di scartare qualche leva solo perché vi è una questione morale, in quanto le questioni morali sono discrezionali. Rinunciare ad esse significa proseguire nei danni prodotti dalle guerre. Del resto l’offensiva russa non si arresta e anche nelle ultime ore gravissimi bombardamenti sull’Ucraina hanno causato almeno una decina di morti e una novantina di feriti. Ha ragione Trump: «È arrivato il momento di porre fine ai massacri e terminare la guerra».
di Gianluigi Paragone
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