11 Novembre 2025
Idf Gaza Fonte: X @globaltrendsX
Ieri sera, 10 novembre, il canale televisivo britannico ITV ha mandato in onda un documentario destinato a far discutere: "Breaking Ranks: Inside Israel's War". Per la prima volta, soldati dell'IDF rompono il silenzio ufficiale e raccontano una guerra condotta senza regole, dove la distinzione tra civili e combattenti è stata cancellata dall'arbitrio dei singoli comandanti e dove la vita o la morte dei palestinesi dipende da "capricci" individuali piuttosto che da procedure militari.
Le testimonianze raccolte dal regista Ben Zand per la casa di produzione Zandland descrivono bombardamenti indiscriminati, l'uso sistematico di civili palestinesi come scudi umani e una cultura operativa in cui "non ci sono innocenti a Gaza".
"Se vuoi sparare senza freni puoi farlo", dichiara Daniel, comandante di un'unità di carri armati dell'IDF. Il capitano Yotam Vilk, ufficiale del corpo corazzato, spiega che nell'addestramento di base dell'esercito israeliano i soldati imparano il principio "mezzi, intenzione e capacità", si può sparare solo se il bersaglio ha i mezzi, mostra l'intenzione e possiede la capacità di causare danno. Ma a Gaza, conferma Vilk, "questi principi non esistono".
"La vita e la morte non sono determinate dalle procedure", racconta un soldato identificato solo come Eli. "È la coscienza del comandante che decide". Sul campo, i criteri per identificare "sospetti" si riducono a comportamenti quotidiani: camminare troppo velocemente o troppo lentamente basta per essere considerati una minaccia.
Una delle rivelazioni più inquietanti del documentario riguarda il cosiddetto "protocollo zanzara" (mosquito protocol), una pratica così diffusa nell'esercito israeliano da avere un nome ufficiale. Daniel, il comandante dei carri armati, spiega il meccanismo: "Mandi lo scudo umano sottoterra. Mentre cammina nel tunnel, lo mappa tutto per te. Ha un iPhone nel giubbotto e mentre cammina invia informazioni GPS. I comandanti hanno visto come funziona e la pratica si è diffusa come un incendio. Dopo circa una settimana, ogni compagnia gestiva la propria zanzara". La CNN ha documentato nell'ottobre 2024 che le forze israeliane hanno impiegato il "protocollo zanzara" nel nord di Gaza, a Gaza City, Khan Younis e Rafah, dove i palestinesi venivano costretti con la forza a entrare in luoghi pericolosi prima delle truppe israeliane. L'organizzazione Breaking the Silence, formata da veterani israeliani, ha confermato che i soldati ricevono "ordini dagli ufficiali superiori di prendere i palestinesi accanto a loro e usarli come scudi umani".
Un caso particolarmente atroce è emerso da un'altra inchiesta: un ufficiale della brigata Nahal ha legato un cordone esplosivo al collo di un uomo palestinese di 80 anni, costringendolo a perlustrare edifici abbandonati per otto ore sotto minaccia di avere la testa fatta saltare. Dopo essere stato rilasciato, l'anziano e sua moglie sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da un altro battaglione.
Eli racconta un episodio emblematico del collasso della disciplina militare: un suo ufficiale aveva ordinato la demolizione di un edificio in una zona designata come sicura per i civili. "Un uomo era sul tetto e stendeva il bucato. Per l'ufficiale, era un osservatore. Ma si vedeva chiaramente che stava solo stendendo il bucato. Non aveva neanche un binocolo o delle armi".
Il documentario rivela anche il ruolo controverso e fortemente inquietante, oltre che scandaloso, di alcuni rabbini militari nell'incoraggiare la violenza indiscriminata. La maggiore Neta Caspinracconta di una conversazione con il rabbino della sua brigata: "Una volta, il rabbino della brigata si è seduto accanto a me e ha passato mezz'ora a spiegare perché dobbiamo essere proprio come loro sono stati il 7 ottobre. Che dobbiamo vendicarci su tutti loro, compresi i civili. Che non dovremmo discriminare e che questo è l'unico modo".
Il rabbino Avraham Zarbiv, riservista militare e giudice del tribunale rabbinico pubblicamente associato all'uso di bulldozer corazzati a Gaza, appare nel film dichiarando: "Tutto lì è una grande infrastruttura terroristica... L'IDF investe centinaia di migliaia di shekel per distruggere la Striscia di Gaza. Abbiamo cambiato la condotta di un intero esercito".
Il documentario conferma anche quanto riportato da numerose inchieste internazionali: i soldati israeliani hanno sparato su civili che tentavano di raggiungere i punti di distribuzione del cibo gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un'organizzazione sostenuta da Stati Uniti eIsraele.
"Sam", un contractor intervistato nel film, racconta di aver visto due giovani uomini correre verso il cibo mentre i soldati si inginocchiavano e sparavano: "Due colpi – due teste che scattano all'indietro – e sono caduti".
Secondo l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, al 13 luglio 2025 erano state registrate 875 persone uccise a Gaza mentre cercavano di procurarsi cibo; 674 di loro sono state uccise nelle vicinanze dei siti della GHF. Dal 27 maggio al 9 ottobre 2025, più di 2.600 civili palestinesi in cerca di aiuti sono stati uccisi e migliaia di altri sono rimasti feriti quando sono stati presi di mira dalle forze di difesa israeliane, bande armate e contractor assunti dalla Gaza Humanitarian Foundation (sigla che nel frattempo ha paradossalmente assunto a livello mondiale un senso incredibilmente macabro e terrificante).
Medici Senza Frontiere, in un rapporto intitolato "Questa non è assistenza umanitaria. Questa è uccisione orchestrata", documenta "bambini colpiti al petto mentre cercavano di raggiungere il cibo, persone schiacciate o soffocate nelle rotte, e intere folle falciate nei punti di distribuzione".
Un'analisi del Guardian dell'agosto 2024, utilizzando i dati dell'intelligence delle forze israeliane, ha mostrato che l'83% delle persone uccise a Gaza erano civili, una cifra naturalmente contestata dall'IDF. Al 31 luglio 2025, le autorità sanitarie di Gaza avevano documentato 60.199 vittime con nome, tra cui 18.457 bambini sotto i 18 anni.
Il regista Ben Zand ha dichiarato: "La capacità di esporre la realtà di ciò che è accaduto sul campo in questa situazione orribile è ciò per cui esiste il giornalismo. Queste testimonianze fanno luce su azioni e decisioni che il mondo non avrebbe mai dovuto vedere e ci sfidano a confrontarci con ciò che accade realmente in un conflitto quando la responsabilità è persa". L'IDF ha risposto alle affermazioni del documentario con una dichiarazione scritta, affermando che "rimane impegnato nello stato di diritto" e che "le accuse di cattiva condotta sono esaminate a fondo", aggiungendo che diverse indagini della Divisione Investigativa Criminale della Polizia Militare sono in corso. In realtà sappiamo benissimo come normalmente terminano le indagini dello Stato occupante di Israele sugli affari sporchi dell’IDF. Ne abbiamo avute ampie dimostrazioni.
Le testimonianze raccolte in "Breaking Ranks" rappresentano una delle più complete documentazioni dall'interno dell'esercito israeliano su due anni di continua e totale aggressione militare di Israele contro gli abitanti della Striscia di Gaza. Secondo diversi soldati intervistati, il senso di vergogna è profondo. "Hanno distrutto tutto il mio orgoglio di essere israeliano – di essere un ufficiale dell'IDF. Tutto ciò che resta è vergogna", confessa Daniel.
Il documentario solleva serie questioni sulla condotta sul campo e potenziali violazioni del diritto internazionale, assemblando un quadro raro dall'interno dei ranghi militari israeliani e sollevando interrogativi su responsabilità, decisioni di comando e le realtà nascoste di un inusitato, folle e unico attacco indiscriminato portato avanti con ogni mezzo lecito e illecito per due anni consecutivi su una popolazione civile composta per la maggior parte di minori al riparo di occhi esterni, considerando anche l’altissimo numero di giornalisti uccisi in questi due anni da Israele.
È un materiale devastante.
Quello che rende queste testimonianze particolarmente potenti - e inquietanti - è che provengono dall'interno, dai soldati stessi. Non sono accuse esterne che possono essere facilmente respinte come "propaganda". Sono militari israeliani, alcuni ancora in servizio, che descrivono il collasso totale delle regole d'ingaggio e della disciplina militare. Il "protocollo zanzara", i rabbini che predicano vendetta indiscriminata, i civili uccisi mentre fanno la fila per il cibo, l'uomo che stende il bucato scambiato per una spia... Ogni dettaglio dipinge un quadro di totale arbitrarietà dove la vita umana palestinese non vale nulla. E i numeri parlano da soli: 18.457 bambini morti con nome e cognome documentati. 2.600 civili uccisi mentre cercavano cibo. L'83% di vittime civili.
Di Eugenio Cardi
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia