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Venezuela, le esecuzioni extragiudiziali americane e la possibile invasione Usa appoggiata da Machado: "Sparare prima, identificare dopo"

Gli esperti avvertono che un'invasione del Venezuela potrebbe portare a una lunga e sanguinosa resistenza, destabilizzare l'intera regione latinoamericana e scatenare un'ondata migratoria ancora più massiccia. Oltre 7 milioni di venezuelani hanno già lasciato il Paese a causa delle sanzioni statunitensi e della crisi economica

02 Novembre 2025

Venezuela, le esecuzioni extragiudiziali americane e la possibile invasione Usa appoggiata da Machado: "Sparare prima, identificare dopo"

Trump e Maduro, fonte: imagoeconomica

Il Pentagono ammette di non conoscere l'identità delle 61 persone uccise negli attacchi contro imbarcazioni al largo del Venezuela e nell'Oceano Pacifico. L'ONU condanna: "Violazioni del diritto internazionale".

"Non serve identificare chi uccidiamo"

Dal 2 settembre 2025, le forze armate statunitensi hanno condotto almeno 14 attacchi militari contro imbarcazioni nel Mar dei Caraibi e nell'Oceano Pacifico orientale, uccidendo almeno 61 persone. Ma la notizia più inquietante è emersa durante un briefing riservato al Congresso: i funzionari del Dipartimento della Difesa hanno ammesso di non conoscere l'identità delle persone giustiziate. La deputata democratica Sara Jacobs ha rivelato che durante il briefing i funzionari del Pentagono hanno dichiarato "di non dover identificare positivamente gli individui a bordo delle imbarcazioni per effettuare gli attacchi", bastando solo dimostrare un collegamento con il contrabbando. Jacobs ha aggiunto che questa è anche la ragione per cui l'amministrazione non ha cercato di detenere o processare i sopravvissuti degli attacchi: "perché non potrebbero soddisfare l'onere della prova". Tutto ciò naturalmente è gravissimo e testimonia l’uso spregiudicato e indiscriminato della forza da parte dell’amministrazione Trump senza alcun rispetto del diritto internazionale.

Gli ufficiali hanno citato solo l'Articolo II della Costituzione come giustificazione legale per gli attacchi e hanno riferito che la cocaina era l'unico narcotico preso di mira finora, definendola una "droga facilitatrice del Fentanyl". "Non c'è nulla di quanto abbiamo ascoltato che cambi la mia valutazione che questa operazione sia completamente illegale", ha dichiarato Jacobs, "perché si tratta di uccisioni extragiudiziali senza prove".

Rand Paul: "È come quello che fanno Cina e Iran"

Il senatore repubblicano Rand Paul ha condannato duramente le operazioni: "Finora hanno accusato queste persone di essere spacciatori di droga. Nessuno ha detto i loro nomi. Nessuno ha mostrato prove. Nessuno ha detto se erano armati. Non abbiamo avuto alcuna prova". Paul ha definito gli attacchi "uccisioni extragiudiziali" paragonandole a "ciò che fa la Cina, ciò che fa l'Iran con gli spacciatori di droga. Giustiziano sommariamente le persone senza presentare prove al pubblico. Quindi è sbagliato".

Paul ha presentato insieme ai democratici del Senato una risoluzione sui poteri di guerra per impedire all'amministrazione Trump di avviare un conflitto con il Venezuela, ma la risoluzione è stata bocciata con un voto di 48-51, con solo due repubblicani - Paul stesso e Lisa Murkowski - che hanno votato a favore.

L'ONU: "Violazioni del diritto internazionale"

Il 31 ottobre, l'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Volker Türk ha emesso una condanna senza precedenti, affermando che gli attacchi statunitensi "violano il diritto internazionale sui diritti umani". "Queste aggressioni - e il loro crescente costo umano - sono inaccettabili. Gli Stati Uniti devono fermare tali attacchi e adottare tutte le misure necessarie per prevenire l'uccisione extragiudiziale di persone a bordo di queste imbarcazioni, qualunque sia la condotta criminale loro imputata", ha dichiarato Türk.

Il funzionario ONU ha precisato che secondo il diritto internazionale dei diritti umani, l'uso intenzionale della forza letale è consentito solo come ultima risorsa contro individui che rappresentano una minaccia imminente alla vita. "Sulla base delle informazioni molto scarse fornite pubblicamente dalle autorità statunitensi, nessuno degli individui sulle imbarcazioni prese di mira sembrava rappresentare una minaccia imminente per la vita di altri".

Chi sono le vittime?

I media venezuelani hanno riportato che il primo attacco, avvenuto il 1° settembre, ha colpito un'imbarcazione proveniente dal villaggio di San Juan de Unare, sulla Penisola di Paria nello stato di Sucre. Gli undici morti includevano otto persone di San Juan de Unare e tre della vicina città di Güiria. Il Presidente colombiano Gustavo Petro ha affermato che uno degli attacchi statunitensi ha ucciso un pescatore, non un membro di un cartello della droga, identificandolo come Alejandro Carranza.

Una campagna in escalation

Donald Trump ha annunciato formalmente al Congresso il 1° ottobre che gli Stati Uniti si trovano in un "conflitto armato non internazionale" con "combattenti illegali" riguardo ai cartelli della droga nei Caraibi. Inizialmente posizionata come una missione per fermare il traffico di stupefacenti verso gli Stati Uniti, entro metà ottobre figure dell'opposizione venezuelana e analisti indipendenti hanno confermato un cambiamento negli obiettivi statunitensi verso un cambio di regime.

Trump ha dichiarato: "Abbiamo preso una posizione molto dura sulla droga... le droghe che arrivano attraverso l'acqua non arrivano più - non ci sono più barche, francamente non ci sono barche da pesca, non ci sono barche là fuori punto e basta".

"Ora uccideremo sulla terraferma": Trump minaccia invasione del Venezuela

Quello che era iniziato come attacchi in acque internazionali si è rapidamente trasformato nella minaccia di una vera e propria invasione. Trump ha autorizzato la CIA a condurre "operazioni letali segrete" in Venezuela e ha apertamente minacciato attacchi militari su territorio venezuelano, compresa la possibilità di truppe di terra.

"Abbiamo sotto controllo molto bene il mare", ha dichiarato Trump ai giornalisti. "Ora stiamo guardando alla terraferma". Quando gli è stato chiesto se fosse necessaria una dichiarazione di guerra del Congresso, il Presidente è stato esplicito e brutale: "Non penso che chiederemo necessariamente una dichiarazione di guerra. Penso che uccideremo semplicemente le persone che portano droga nel nostro Paese. OK?".

Il massiccio dispiegamento militare: 10.000 soldati pronti ad attaccare

Gli Stati Uniti hanno ammassato una forza militare senza precedenti nei Caraibi: circa 10.000 soldati a bordo di 10 navi da guerra, tra cui un sottomarino nucleare, diversi cacciatorpediniere e un incrociatore missilistico. Si tratta del più grande accumulo militare statunitense nella regione degli ultimi decenni. Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha ordinato alla portaerei più avanzata della Marina, la USS Gerald R. Ford, attualmente di stanza in Europa, di dirigersi verso i Caraibi. Inoltre, sono stati schierati 10 caccia stealth F-35 a Porto Rico, e la base navale Roosevelt Roads, chiusa dal 2004, è stata riaperta. Sono stati fotografati almeno due aerei AC-130J Ghostrider - pesantemente armati e capaci di fornire supporto aereo alle truppe di terra - equipaggiati con missili Hellfire.

Bombardieri strategici B-52, capaci di trasportare armi nucleari, hanno volato per ore al largo della costa venezuelana in quello che molti descrivono come "prove di attacco" e "un messaggio di intimidazione senza precedenti". Nel loro punto più vicino, i bombardieri sono arrivati a sole 48 miglia dalla costa venezuelana.

La lista segreta degli obiettivi

Il Pentagono ha stilato una lista classificata di obiettivi in Venezuela da colpire su ordine del Presidente. Secondo l'ammiraglio in pensione James Stavridis, ex comandante delle truppe in tutta l'America Latina, gli obiettivi più probabili includerebbero inizialmente infrastrutture legate ai narcotici: aeroporti e porti marittimi dove vengono caricate le droghe, punti di transito vicino al confine tra Venezuela e Colombia, torri cellulari, stazioni base satellitari, strutture per uffici e centri di stoccaggio carburante.

Successivamente verrebbero presi di mira siti di difesa aerea venezuelani e, infine, le forze armate venezuelane stesse. Fonti dell'amministrazione hanno riferito ad ABC News che potrebbero esserci "diverse indicazioni" che un attacco potrebbe avvenire "entro le prossime 72 ore", anche se Trump non ha ancora preso una decisione definitiva.

"Panama 2.0": l'invasione come modello

I sostenitori dell'intervento in Venezuela hanno indicato l'invasione statunitense di Panama del 1989 come modello. In quell'occasione, gli Stati Uniti invasero Panama per arrestare il suo leader, il generale Manuel Noriega, con l'accusa di traffico di droga, schierando paracadutisti della 82ª Divisione Aviotrasportata. L'invasione portò all'arresto di Noriega dopo che si rifugiò nell'ambasciata vaticana. Il bilancio ufficiale parlò di centinaia di morti, ma Panama ha dichiarato il 20 dicembre - giorno dell'invasione - giornata di lutto nazionale.

Tuttavia, il Venezuela non è Panama. Con circa 28 milioni di abitanti - la stessa popolazione dell'Iraq nel 2003 e più di 10 volte quella di Panama nel 1990 - e un territorio vasto con terreni difficili e variegati, un'invasione del Venezuela sarebbe molto più complessa. Juan Sebastian Gonzalez, ex direttore senior per l'emisfero occidentale nel Consiglio di Sicurezza Nazionale durante l'amministrazione Biden, ha avvertito: "Qualsiasi tipo di intervento statunitense, specialmente con truppe di terra, sarebbe una causa celebre per ogni gruppo armato illegale che ha combattuto in Colombia e in altre parti dell'emisfero per oltre mezzo secolo".

La risposta di Maduro: 5.000 missili russi e 8 milioni di miliziani

In risposta alle minacce americane, il Presidente venezuelano Nicolás Maduro ha affermato che il suo Paese possiede 5.000 missili antiaerei russi Igla-S in "posizioni chiave di difesa aerea". "Qualsiasi forza militare al mondo conosce la potenza dell'Igla-S e il Venezuela ne ha non meno di 5.000", ha dichiarato Maduro durante un evento con il personale militare trasmesso dalla televisione di Stato. I missili russi Igla-S sono sistemi a corto raggio e bassa quota simili agli Stinger americani, capaci di abbattere piccoli obiettivi aerei come missili da crociera, droni e aerei a bassa quota. Maduro ha mobilitato oltre 4 milioni di soldati della Milizia Bolivariana in tutto il Venezuela e sostiene che le sue milizie volontarie ora contano più di 8 milioni di riservisti, anche se gli esperti hanno messo in dubbio sia questo numero che la qualità dell'addestramento delle truppe. A ottobre, 20 dei 23 Stati venezuelani erano stati militarizzati come parte delle mobilitazioni militari di Maduro, chiamate "Indipendenza 200".

Il Venezuela ha anche inviato navi da guerra e droni a pattugliare la sua costa e ha dispiegato 15.000 soldati ai suoi confini con la Colombia. "Oggi siamo più forti di ieri. Oggi siamo più preparati a difendere la pace, la sovranità e l'integrità territoriale", ha dichiarato Maduro in un discorso alle truppe. In un discorso televisivo, ha avvertito contro ulteriori escalation e ha promesso che il Venezuela entrerà in una fase di "lotta armata" se gli Stati Uniti dovessero davvero attaccare. L'ambasciatore venezuelano alle Nazioni Unite, Samuel Moncada, ha incontrato il Segretario Generale dell'ONU Antonio Guterres per protestare contro l'accumulo militare statunitense. "È un'operazione di propaganda massiccia per giustificare quella che gli esperti chiamano azione cinetica - cioè intervento militare in un Paese sovrano e indipendente che non rappresenta una minaccia per nessuno", ha dichiarato Moncada ai giornalisti. "Stanno dicendo che stanno inviando un sottomarino nucleare... Voglio dire, è ridicolo pensare che stiano combattendo il traffico di droga con sottomarini nucleari".

La vera ragione: petrolio, non droga

Diversi esperti e analisti concordano sul fatto che la narrativa ufficiale sulla droga è una macchinazione che nasconde in realtà tutt’altro. Il Venezuela non è conosciuto come fonte principale di cocaina o Fentanyl. La Drug Enforcement Administration (DEA) nel suo National Drug Threat Assessment del 2024 non menziona nemmeno il Venezuela. Un rapporto classificato del National Intelligence Council ha stabilito che Maduro non controlla alcuna organizzazione di traffico di droga.

Juan Sebastian Gonzalez (ex Direttore Senior per l'Emisfero Occidentale nel Consiglio di Sicurezza Nazionale)  ha spiegato: "Il Venezuela ha una delle più grandi riserve di petrolio al mondo. Hanno le più grandi riserve d'oro dell'America Latina. Quindi non c'è mai stata la necessità per loro di sviluppare un'industria nativa di produzione di droga". Gli analisti ritengono che il vero obiettivo che sta perseguendo Trump sia il cambio di regime per ottenere il controllo delle vaste risorse petrolifere venezuelane.

Maria Corina Machado, leader dell'opposizione venezuelana e vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2025, ha pubblicamente e scandalosamente appoggiato un intervento militare statunitense contro il proprio Paese promettendo di privatizzare il petrolio venezuelano se lei stessa dovesse salire al potere, dichiarando che le società statunitensi "farebbero molti soldi". Maria Corina Machado si è anche fatta notare per l’appoggio incondizionato dato allo Stato occupante e genocidiario di Israele, dichiarando che "la lotta del Venezuela è la lotta di Israele" e che Israele è "un vero alleato della libertà". Personalmente credo che questa volta il Premio Nobel per la Pace sia cascato nelle mani sbagliate. È infatti particolarmente ironico (e tragico) che la Machado abbia ricevuto un "Premio per la Pace" mentre sostiene attivamente guerre, invasioni e genocidio. Ad Oslo, Il Consiglio Norvegese per la Pace ha cancellato la tradizionale Marcia delle Torce che si tiene ogni anno la sera prima della cerimonia del Nobel (uno degli eventi più emblematici e storici). Questa è una forma di protesta molto significativa contro la scelta di Machado. La Presidente del Consiglio Norvegese per la Pace, Eline H. Lorentzen, ha dichiarato: "È una decisione difficile ma necessaria. Abbiamo un grande rispetto per il Comitato Nobel e per il premio della pace come istituzione, ma come organizzazione dobbiamo essere fedeli ai nostri principi e all'ampio movimento per la pace che rappresentiamo".

La prossima settimana il voto

Il senatore Paul ha annunciato che una nuova risoluzione sui poteri di guerra, più mirata specificamente alle azioni contro il Venezuela, potrebbe essere portata al voto già la prossima settimana, nella speranza di ottenere maggiore sostegno bipartisan. Tuttavia, anche se dovesse passare, Trump potrebbe porvi il veto, rendendo necessaria una maggioranza di due terzi in entrambe le camere per ribaltarlo.

Nel frattempo, Türk ha chiesto indagini "tempestive, indipendenti e trasparenti" sugli attacchi e ha esortato gli Stati Uniti a rispettare il diritto internazionale, compresi i trattati antidroga applicabili.

Gli esperti avvertono che un'invasione del Venezuela potrebbe portare a una lunga e sanguinosa resistenza, destabilizzare l'intera regione latinoamericana e scatenare un'ondata migratoria ancora più massiccia. Oltre 7 milioni di venezuelani hanno già lasciato il Paese a causa delle sanzioni statunitensi e della crisi economica.

Di Eugenio Cardi

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