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Lukoil, compagnia petrolifera russa annuncia vendita dei propri asset esteri dopo sanzioni Usa, deteneva circa il 17% della produzione di Mosca

A differenza di Rosneft, controllata direttamente dallo Stato, Lukoil è una società privata, ma da tempo mantiene una linea sostanzialmente allineata con gli indirizzi del Cremlino.

28 Ottobre 2025

Lukoil, compagnia petrolifera russa annuncia vendita dei propri asset esteri dopo sanzioni Usa, deteneva circa il 17% della produzione di Mosca

Lukoil Fonte: X @iamdenya_de

Il gigante russo del petrolio Lukoil ha annunciato la vendita dei propri asset internazionali, pochi giorni dopo essere stato colpito dalle sanzioni economiche imposte da Washington. Le misure, mirate anche al colosso statale Rosneft, puntano a ridurre le entrate energetiche di Mosca e a spingere il Cremlino verso un cessate il fuoco in Ucraina. Con Rosneft, Lukoil rappresenta il 55% della produzione petrolifera russa, un settore strategico ora nel mirino delle nuove restrizioni americane. Secondo un report del 2021/2022 Lukoil deteneva circa il 17% della produzione di Mosca, mentre Rusneft circa il 38%.

Lukoil, compagnia petrolifera russa annuncia vendita dei propri asset esteri dopo sanzioni Usa, deteneva circa il 17% della produzione di Mosca

Il gruppo russo ha ufficializzato la decisione con una nota diffusa sul proprio sito: “A causa dell'introduzione di misure restrittive nei confronti della società e delle sue filiali da parte di alcuni Stati, annunciamo l'intenzione di vendere gli asset internazionali”. Il comunicato precisa inoltre che “l’esame delle domande dei potenziali acquirenti è iniziato”, segnalando che il processo di cessione è già stato avviato.

Le sanzioni statunitensi, definite dal presidente Donald Trumpsanzioni enormi”, prevedono il congelamento di tutti gli asset di Rosneft e Lukoil negli Stati Uniti e il divieto per le aziende americane di intrattenere rapporti commerciali con i due giganti dell’energia. L’obiettivo dichiarato è quello di “degradare” il capitale di Vladimir Putin e rafforzare la pressione diplomatica per porre fine al conflitto in Ucraina.

Come sottolinea il Financial Times, “sebbene sia improbabile che l’attuale livello di pressione economica modifichi la posizione del Cremlino sulla guerra, l’annuncio di Lukoil suggerisce che la mossa di Trump contro il settore energetico russo sta avendo un impatto rapido”.

A differenza di Rosneft, controllata direttamente dallo Stato, Lukoil è una società privata, ma da tempo mantiene una linea sostanzialmente allineata con gli indirizzi del Cremlino. Ad oggi, la compagnia possiede asset di rilievo in Europa, ma anche in Azerbaigian, Kazakistan, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Nigeria.

Nel continente europeo, Lukoil controlla 2 raffinerie – una in Romania e una in Bulgaria – entrambe di proprietà al 100%, e detiene una partecipazione del 45% nella raffineria olandese di Zeeland, in joint venture con TotalEnergies. Tuttavia, la vendita della raffineria bulgara, situata nella città costiera di Burgas e con una capacità di 190.000 barili al giorno, risulta particolarmente complessa: le nuove norme introdotte da Sofia dopo le sanzioni Usa impongono infatti che ogni potenziale transazione riceva l’approvazione dello Stato.

Oltre alle raffinerie, Lukoil gestisce impianti di stoccaggio e una vasta rete di stazioni di servizio in Bulgaria, Romania, Croazia, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord. Secondo la società di intermediazione BCS, con sede a Mosca, le attività europee rappresentano oggi circa il 5% degli utili del gruppo prima di interessi, tasse e ammortamenti, in calo rispetto all’11% registrato prima dell’invasione russa dell’Ucraina.

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