25 Ottobre 2025
A sinistra Dahbia Benkired, a destra la 12enne Lola Daviet
"Réclusion à perpétuité incompressible": è questa la pena a cui la Corte d'Appello di Parigi ha deciso di condannare, ieri 24 ottobre, la 27enne algerina Dahbia Benkired dopo essere stata riconosciuta colpevole di stupro, tortura e omicidio di "estrema crudeltà" sulla 12enne Lola Daviet.
Dahbia Benkired è la prima donna a ricevere questo tipo di pena in Francia: la tipologia di ergastolo più dura prevista dal codice penale perché non prevede né sconti né pene alternative, e per cui la libertà condizionale sarà possibile solo dopo 30 anni di carcere. I fatti risalgono al 14 ottobre 2022. La piccola Lola Daviet, figlia del portiere di un palazzo posto al 19esimo arrondissement di Parigi dove viveva con la famiglia, tornava a casa da scuola quando incontrò Benkired. L'algerina, all'epoca dei fatti 24enne, la fece entrare, con la forza e con minacce, nell'ascensore del palazzo portandola al sesto piano dove viveva non stabilmente con la sorella. Fu lì che Benkired abusò della Daviet prima di torturarla e soffocarla con un nastro adesivo in bocca. Il corpo della 12enne fu poi nascosto in una valigia che Benkired lasciò poi nel giardino dell'edificio. L'arresto dell'algerina era seguito subito dopo, incastrata dalle telecamere di sorveglianza della struttura.
Benkired era arrivata in Francia nel 2016 legalmente come studentessa. Fino a quando, a permesso di soggiorno scaduto, non le fu notificato un decreto di espulsione. Si chiude così il caso di Lola Daviet, diventato negli ultimi anni assai discusso e politicizzato. La Corte parigina ha parlato di "estrema crudeltà" del crimine commesso, "un vero supplizio". "Questa decisione - ha detto il presidente del Tribunale rivolgendosi ai genitori della vittima a cui ha riconosciuto un grave danno psicologico - non vi restituirà Lola. Ma speriamo che rappresenti un passo avanti nel vostro percorso di recupero". A quanto emerge, nell'imputata sono state riscontrate caratteristiche psicopatiche ma nessuna malattia mentale curabile. Nella fattispecie, si parla di "personalità schizotipica ma non schizofrenica in senso stretto" e "freddezza affettiva, pensieri anomali, e affermazioni sconnesse dalla realtà senza essere del tutto deliranti". Il movente dell'omicidio rimane tutt'oggi sconosciuto: l'imputata ha spesso fornito motivazioni contraddittorie e mai del tutto risolutive. Dalla "rabbia contro la madre di Lola", la signora Delphine Daviet-Ropital portiera dell'edificio col marito, ad un "incantesimo", fino ad una diretta vendetta contro un ex compagno volta a "punirlo".
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