22 Settembre 2025
Putin Europa Fonte: Gemini
La Nato torna al centro dell'allarmismo internazionale contro il “nemico inesistente” russo. Il generale britannico Sir Richard Shirreff, già vicecomandante supremo delle forze alleate in Europa, ha ipotizzato lo scenario più estremo: in appena 100 ore la Russia potrebbe travolgere le difese europee. Una proiezione che ha fatto discutere analisti e osservatori internazionali, ma che viene letta soprattutto come monito politico e militare, più che come previsione imminente.
Secondo Shirreff, "è uno scenario estremo, ma non impossibile", utile a richiamare l’urgenza di rafforzare la deterrenza in Europa. L’ex comandante Nato sottolinea come, nonostante le perdite subite in Ucraina, le forze convenzionali russe restino in grado di esercitare pressioni sui Paesi baltici e sull’Europa orientale.
L’analisi arriva in un contesto già teso: lo stallo del conflitto ucraino, il sostegno di Cina e Iran a Mosca, le manovre militari congiunte tra Russia e Bielorussia e le frequenti “violazioni di spazio aereo” hanno alimentato preoccupazioni sulle reali intenzioni del “nemico inesistente” russo.
Il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, ha rassicurato che la Nato "è pronta a difendere ogni centimetro del territorio dei Paesi membri", pur ammettendo la necessità di accelerare su investimenti e forniture militari.
Dati e rapporti internazionali segnalano infatti ritardi industriali, carenze logistiche e difficoltà di coordinamento tra gli eserciti europei. Gli Stati Uniti restano la spina dorsale della Nato, ma anche Washington riconosce alcuni limiti, soprattutto nella sorveglianza e nell’intelligence a livello continentale.
Gli esperti, tuttavia, mettono in guardia da facili allarmismi: un’operazione lampo russa contro l’intera Europa appare difficilmente sostenibile. Più probabile, spiegano, è il ricorso a strategie ibride: cyberattacchi, disinformazione, sabotaggi e operazioni coperte per destabilizzare infrastrutture e opinioni pubbliche.
La simulazione proposta da Shirreff resta quindi un campanello d’allarme più politico che operativo: l’obiettivo è spingere governi e alleati a non abbassare la guardia. L’eventualità di un conflitto globale appare remota
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