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Droni "russi" in Polonia, l'Occidente fabbrica alibi per giustificare il rafforzamento di truppe e armi sul confine orientale

L’allerta di una guerra imminente inoltre manipola il consenso a favore del piano RearmEU e del conseguente indebolimento di quel che resta dello Stato sociale. Pone le basi per il trascinamento di una America riluttante in guerra

18 Settembre 2025

Droni "russi" in Polonia, l'Occidente fabbrica alibi per giustificare il rafforzamento di truppe e armi sul confine orientale

Ordigno su casa Lublino, Polonia

C’era una volta il Diritto Internazionale. Nel dopoguerra le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale hanno dato vita a un sistema di organizzazioni Internazionali che traduceva in norme i rapporti di forza politici. Il diritto come è noto non è avulso dalla politica e dalla società. Il Consiglio di Sicurezza formato da 5 membri permanenti detentori del potere di veto contraddice l’uguaglianza degli Stati sovrani che pure è un principio onusiano. L’ostilità nata nell’immediato dopoguerra tra USA e URSS ha minato alla base l’efficacia di una Organizzazione che aveva l’ambizione dell’utilizzo della forza legittima. Le mediazioni tra Mosca e Washington nel sistema bipolare hanno tuttavia permesso in alcuni casi all’ONU di funzionare. Cito spesso la crisi di Suez oppure quella del Kippur al fine di evidenziare come il Cds sia riuscito, dato l’accordo tra le principali potenze, a temperare la violenza e a porre le condizioni per una mediazione. Nel 1991, con la dissoluzione dell’URSS e l’inizio dell’unipolarismo, gli Stati Uniti, restati soli sulla scena internazionale, avrebbero potuto dare inizio a un sistema  basato sul rispetto tra gli Stati, l’applicazione del diritto, la cooperazione in sostituzione della competizione e del dominio. Non mi sembra che così è stato. Mi piacerebbe ascoltare in proposito i tanti politici e intellettuali che hanno interpretazioni differenti di quanto è accaduto. E’ ormai noto come le guerre di esportazione della democrazia, le rivoluzioni colorate, le primavere arabe, l’invasione della Libia siano state violazioni aperte dell’ordine internazionale creato nel dopoguerra. In breve, potremmo sostenere che, a partire dal 1997, L’OSCE e l’ONU, (nei suoi aspetti di organizzazione della sicurezza internazionale non in quelli settoriali che continuano a funzionare,) siano state sostituite dalla NATO. L‘Occidente poteva permettersi di applicare le norme ‘a la carte’ e di affermare di farlo a nome della Comunità Internazionale, concetto piuttosto ambiguo, in quanto gli sviluppi delle dinamiche internazionali, con la nascita dei BRICS e del Sud Globale, hanno dimostrato come il cosiddetto “Western World” sia divenuto una minoranza politica, economica, tecnologica e demografica. Gli Usa continuano a detenere un potere riconosciuto, basato sulla supremazia militare e su una governance economica costruita a loro vantaggio. L’egemonia tuttavia è crollata. Spero che gli autorevoli accademici filoatlantici, dati alla mano, convengano che il baricentro del mondo si sta spostando, almeno dal 2008, in un processo graduale ma stabile, verso il Pacifico. Obama riconobbe immediatamente questa tendenza, poi sfociata nell’affermazione del mondo multipolare. Oggi due terzi del mondo votano all’ONU contro l’Occidente. La competizione con la Cina e le guerre in Ucraina come in Medio Oriente sono il riflesso di questi cambiamenti.

E’ importante sottolineare che l’espansionismo della NATO ai confini con la Russia, fu varato nel momento di massima forza dell’Occidente, quando Mosca era in ginocchio e non poteva essere accusata di disegni imperialistici verso l’Europa. L’intenzione di desovranizzare il perdente della guerra fredda, definito dai politici statunitensi una stazione di benzina con armi nucleari, inizia a causa della volontà di dominio USA e dei problemi del capitalismo occidentale immerso nella trappola del debito di cui la crisi del 2008 è stata la manifestazione piú evidente. Il progetto di dominio imperialistico statunitense a cui l’Europa continentale ha resistito fino al 2014, (fino all’accelerazione degli eventi rappresentata dal colpo di stato americano a Kiev e dalla successiva annessione russa della Crimea) è andato avanti con coerenza. Esso ha portato alla guerra con la Russia in quanto Mosca, avendo una storia e una potenza diverse, ha rifiutato di giocare il ruolo del perdente della guerra fredda. Non ha voluto essere succube di Washington come gli sconfitti della seconda guerra mondiale: Germania, Giappone e Italia. La narrazione attuale astorica motiva il conflitto per procura tra la NATO e la Russia in Ucraina quale guerra difensiva, una reazione alla minaccia rappresentata da Mosca. L’incongruenza sembrerebbe palese. Probabilmente la classe politica occidentale considera il rifiuto della Russia, (i cui aspetti geografici, economici, energetici e geo-politici sembrerebbero non noti e certamente sottovalutati) a farsi sottomettere dall’impero economico alla stregua di una minaccia esistenziale per la nostra centralità e per i privilegi della classe dominante da Washington a Bruxelles. Sono convinta che questa analisi potrebbe essere condivisa da molti esponenti dell’establishment. La differenza non sta nell’analisi ma nella posizione. Ricordo ancora le parole di un Segretario Generale della Farnesina secondo il quale per fare politica bisogna accettare il principio di realtà costituito dal Neoliberismo europeo, dal filo-atlantismo e dal cieco rispetto del nostro ruolo nel quadro gerarchico della NATO e dell’Europa. Insomma non c’è alternativa. Lo slogan della Thatcher ha coniato la politica occidentale e ha portato al governo le due destre: l’una populista, l’altra tecnocratica. La minaccia della terza guerra mondiale e dell’estinzione della vita sulla terra sono tuttavia variabili che smascherano la follia del presunto realismo. La mia speranza è che politici, accademici e diplomatici, alla luce della razionalità, se ne accorgano in tempo.

Sembrerebbe oltremodo preoccupante la reazione occidentale all’incursione di droni russi in Polonia. Al fine di analizzare la politica internazionale dobbiamo partire dal presupposto che le strategie siano razionali. Non si comprende perché la Russia, vincitrice sul campo militare in Ucraina, dovrebbe provocare i membri della NATO, mandare droni senza obiettivi specifici verso l’alleato bielorusso e poi in Polonia. Difficile capire le ragioni dell’avviso dato da Minsk a Varsavia nel caso si fosse trattato di un attacco intenzionale russo. Appare invece illuminato dalla coerenza il tentativo ucraino, e dei cosiddetti Paesi volenterosi europei di fabbricare alibi al fine di giustificare il rafforzamento di truppe e di armi sul confine orientale, obbligando Washington a restare e ad aumentare la propria presenza. L’allerta di una guerra imminente inoltre manipola il consenso a favore del piano RearmEU e del conseguente indebolimento di quel che resta dello Stato sociale. Pone le basi per il trascinamento di una America riluttante in guerra.

Sebbene l’obiettivo di un conflitto Nato contro una potenza nucleare sia difficile da accettare, la catena di eventi a cui assistiamo non ci tranquillizza. L’Europa non è mai stata così priva di sicurezza. Stiamo creando un nemico temibile alle nostre porte. Lo minacciamo costantemente affermando che le truppe di Paesi membri della NATO saranno inviate in Ucraina, costruendo in Polonia e Germania eserciti potenti, aumentando la presenza militare al fianco EST della NATO, dichiarando che l’UE tra 4/5 anni sarà pronta per una guerra. Gli equilibri della guerra fredda si erano già rotti in precedenza. L’entrata di Svezia e Finlandia è stata l’ultima picconata data al sistema di sicurezza in Europa. Sembrerebbe che le potenze europee vogliano fare di tutto affinchè Mosca attacchi rapidamente prima che il riarmo sia compiuto. Queste incongruenze da film Hollywoodiano portano la maggioranza degli analisti, e del ceto moderato che vota la destra e il centro-sinistra, a credere che non vi è un vero pericolo di guerra. Il teatro serve soltanto a far continuare la guerra in Ucraina, il massacro degli ucraini come dei russi, (gli strateghi militari concordano tuttavia che il rapporto dei caduti è a totale svantaggio ucraino). Vogliamo un nuovo Vietnam in Europa per sfiancare Mosca e scommettere che ceda. Purtroppo la Storia dovrebbe avere insegnato che non ci sono certezze su come gli eventi accadono e che strategie rischiose, come quelle scelte dall’Occidente bellicista, possono portare a incidenti e a concatenazioni di eventi non controllabili. Rimango per questo allibita al pensiero che tanti esponenti della classe dominante occidentale, includerei accademici, giornalisti e diplomatici, non si accorgano di quanto instabile sia divenuto il mondo. L’ideologia non può accecare. Le preoccupazioni per i figli e le generazioni future non dovrebbero essere una priorità?

In Medio Oriente il volto brutale dell’impero americano è ormai riconosciuto dalla maggioranza del centro-sinistra. Resta in piedi tuttavia il disegno politico, incoraggiato dallo spazio mediatico, di fare una differenza tra i due conflitti: in Ucraina e in Medio Oriente. Si paragona un criminale di guerra, artefice del genocidio di Gaza e delle atroci violenze in Cisgiordania, delle violazioni ripetute del diritto internazionale, di guerre mafiose e terroriste contro i vicini, (con l’attacco di Doha  sono stati aperti otto fronti militari), a Putin che conduce una guerra contro l’esercito ucraino, rafforzato dall’intelligence e dalle armi NATO, con bombardamenti a infrastrutture militari e civili e morti civili ucraini in numero inferiore, fino a prova contraria, rispetto alle vittime civili nelle guerre dell’Occidente.

E’ un peccato che l’elettorato borghese, moderato  resti cieco di fronte alla  manipolazione dell’opinione pubblica. Putin non è Netanyahu, leader accolto al congresso USA con una standing ovation e col quale gli esponenti della destra europea sognano di potersi fare un selfie. La repressione brutale degli autonomisti e terroristi ceceni ha potuto configurare crimini di guerra. Eppure c’è da chiedersi, come reagirebbe uno Stato minacciato dal terrorismo e da spinte separatiste e autonomiste nel caso sapesse che le insurrezioni autonomiste sono aiutate se non pilotate da un Paese nemico. Non ho documentazione sufficiente oppure non ho avuto modo di studiarla per capire se gli omicidi di cui Putin è accusato siano reali oppure un portato della propaganda. So tuttavia che il conflitto ucraino non ha nulla a che vedere col genocidio di Gaza. Lo sappiamo tutti e dovremmo stigmatizzare paragoni menzogneri.

L’Ucraina e Gaza non si possono analizzare se si prescinde dal disegno di dominio imperialistico occidentale come si è modulato nella Storia. Rifiutiamo le istantanee che uccidono la complessità. La distruzione della cultura è il primo fattore dell’autoritarismo delle oligarchie liberali.

In medio Oriente è ormai evidente che il nucleare iraniano sia divenuto un alibi per gli attacchi contro Teheran e lo stabilimento di un nuovo ordine regionale. Il Paese aveva sottoscritto il TNP  nel 2015 e si era obbligato al rispetto del tetto del 3,67% dell’arricchimento di uranio. Il JCPOA coinvolgeva i 5 memmbri del CDS ONU più Germania e Europa. L’uscita unilaterale di Trump dal Trattato nel 2018 ha reso gli obblighi vani. Teheran è tuttavia tornata a negoziare con l’AIEA e sottoscriverebbe nuovamente il TNP con obblighi equi, non assimilabili al diktat dell’arricchimento zero di Uranio imposto da Trump. Gli E3 hanno promesso nuove sanzioni mentre Cina e Russia, durante lo scorso Vertice SCO di Tjanin, hanno difeso l’Iran contestando la legittimità giuridica delle sanzioni occidentali. Il Paese sarebbe comprensibilmente pronto a negoziare al fine di evitare  le minacce esistenziali a cui lo sottopone l’esibizione costante di muscoli dell’impero. Le azioni occidentali attraverso la pedina atlantica israeliana sono palesemente contrarie al DI.

Trump, grazie a Rubio che assomma le funzioni di Segretario di Stato e Consigliere per al Sicurezza Nazionale, ha aggiunto l’America Latina quale obiettivo delle politiche neo conservatrici in Eurasia e in Medio Oriente, sintetizzabili nella strategia della forza contro il Diritto Internazionale al fine di ottenere cambiamenti di regime e la sottomissione di governi ancora non vassalli  alle richieste mafiose relative alle fonti di energia e alle materie prime. L’attacco al Venezuela è in fase di preparazione. Il nuovo ordine regionale attende. Nulla è cambiato. La continuità con Bush ma anche con Clinton e Obama è evidente. Forse l’hard power prevale sul soft power ma gli obiettivi di dominio a spregio delle norme onusiane sono gli stessi. L’Europa e i media del democratico Occidente sono pronti a nuove condanne verbali  delle aggressioni Trumpiane. Di fatto la classe politica europea si allinea alla postura bellicosa e eversiva degli Stati Uniti. Nel recente passato Bruxelles ha sostenuto i tentativi di cambiamento di regime a Caracas con sanzioni e l’appoggio al candidato fantoccio statunitense, Guaidò. I nuovi valori occidentali sembrano oggi includere il dominio dei Paesi sovrani attraverso il ricatto della violenza. La propaganda contro il narcotraffico venezuelano, accusa arbitraria, non documentata, prepara il terreno alla nuova aggressione e al battesimo della rinnovata Dottrina Monroe.

Gaza costituisce l’incrinatura dalla quale partire per aprire gli occhi anche all’elettorato moderato sottolineando come la postura occidentale sia contraria agli interessi della maggioranza della società civile europea e americana. Il PD della Schlein nel caso esista, AVS e i 5 stelle, insieme alle numerose e dinamiche isole del dissenso che hanno arricchito la manifestazione per la pace del 5 aprile scorso, per non tradire la fiducia di tanti, potrebbero costituire una istanza politica che smaschera il disegno imperialista appoggiato dalle lobby della finanza, delle armi e di Israele. Il lavoro è lungo perché concerne le alleanze con i movimenti e le forze politiche in Europa. È tuttavia vitale a mantenere accesa la fiaccola della speranza. Anche di qui passa il ritorno alla nostra umanità.

Di Elena Basile

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