12 Settembre 2025
Charlie Kirk, fonte: Facebook, @Paolo Persichetti
Mercoledì 10 settembre 2025, durante un evento alla Utah Valley University, Charlie Kirk è stato colpito da un proiettile mentre parlava di violenza e armi. Aveva appena pronunciato le parole “la violenza delle gang” quando un colpo lo ha raggiunto al collo. È morto poco dopo, a soli 31 anni. Kirk non era solo un attivista: era un simbolo. Fondatore di Turning Point USA a soli 18 anni, ha trasformato il modo in cui la destra americana parlava ai giovani. Con i suoi dibattiti provocatori nei campus, il suo podcast seguitissimo e una presenza social da milioni di visualizzazioni, ha saputo catalizzare l’attenzione, dividere, ma anche ispirare. Eppure, nemmeno la sua morte ha ricevuto il rispetto che meritava. Al Parlamento Europeo, la richiesta di osservare un minuto di silenzio in sua memoria è stata respinta dalla presidenza. Alcuni eurodeputati hanno protestato battendo le mani sui banchi, ma la decisione è rimasta ferma. Personalmente, trovo questo gesto profondamente irrispettoso. Non si tratta di condividere le sue idee, ma di riconoscere la gravità di un assassino politico.
Negare anche solo un momento di silenzio è, a mio parere, un atto di maleducazione istituzionale. La sua morte, tragica e improvvisa, ci ricorda quanto sia fragile il confine tra parola e violenza. E quanto sia urgente, oggi più che mai, proteggere gli spazi del confronto, ma anche quando è acceso, anche quando è scomodo.
Di Nico Combattelli
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