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Annientando l’idea dello Stato di Palestina non vale più la distinzione tra Netanyahu e Israele: a questo punto tutti gli israeliani saranno suoi complici

Chi contrasta Netanyahu? Ma davvero Israele - che nel momento in cui cambia le mappe dell’area non è più distinguibile tra governo e Stato, tra governo e comunità ma diventa tutt’uno - può sradicare nel sangue e nella umiliazione un popolo? Tutto quel popolo è Hamas? Allora tutti gli ebrei sono Netanyahu

12 Settembre 2025

Israele, i giornalisti accusano Netanyahu di silenziare la stampa e di contribuire all'escalation: “Ci permetta di fargli domande", e lui parla con tutti i media stranieri

Netanyahu, fonte: imagoeconomica

Chi si permette di affermare che Israele fa il lavoro sporco per conto dell’Occidente o agisce per affermare i valori della democrazia e dell’Occidente, deve avere il coraggio di dirlo nelle sedi ufficiali, istituzionali; per quel che mi riguarda, non agisce nel mio nome e per mio conto. E lo dico da elettore di centrodestra, patriota e sovranista. Netanyahu è un criminale fanatico, pericoloso. Che agisce o con la complicità o con il silenzio della maggioranza degli israeliani ai quali tutto sommato sta bene l’allargamento.

Nel presentare l’ultima puntata del suo delirante progetto, il premier ha deciso di spazzare via la formula “due popoli, due Stati”, che da ipocrita che era diventata ultimamente passa direttamente alla condizione di irrealizzabilità. Netanyahu e Israele hanno deciso che lo Stato della Palestina non deve esserci nel diritto internazionale e nelle relazioni internazionali ufficiali. Deve sparire.

Lo Stato della Palestina sarà spazzato via definitivamente con la sostituzione dei cinquemila palestinesi di Gaza e della Cisgiordania per arrivare alla progressiva e a quanto pare inarrestabile cristallizzazione della colonia israeliana illegale di Ma’ale Adumim, una delle più grandi in cui vivono 40mila persone, e che da tempo il fanatismo ebraico sogna di trasformare nella Grande Gerusalemme.

Firmando il progetto di divisione della Cisgiordania, il mefistofelico Bibi farà coincidere la costruzione di oltre tremila case nell’area cosiddetta E1 con l’idea del suo ministro delle Finanze: «così si seppellisce l’idea di uno Stato palestinese». Del resto autorizzando un insediamento per 70mila persone entro cinque anni, in quale spazio fisico potrà esserci uno Stato palestinese. Ha vinto.

Ora, la domanda è: chi contrasta Netanyahu? Ma davvero Israele - che nel momento in cui cambia le mappe dell’area non è più distinguibile tra governo e Stato, tra governo e comunità ma diventa tutt’uno - può sradicare nel sangue e nella umiliazione un popolo? Tutto quel popolo è Hamas? Allora tutti gli ebrei sono Netanyahu. E dico anche basta con l’equazione Gaza e Kiev: in Ucraina c’è un esercito che fronteggia l’altro esercito e lo fa con i contributi militari e finanziari che ben conosciamo, a Gaza e in Cisgiordania no! Contro la Russia ci sono sanzioni e limitazioni che, efficaci o meno, sono state messe nero su bianco; contro Netanyahu nulla! E poi davvero pensate che oggi e ancor più domani il terrorismo o la lotta armata non sarà l’ultima leva di riscatto e negoziazione per rivendicare il diritto di autodeterminazione? Eddai… Israele sta creando le condizioni per uno scontro infinito. Che pagheremo ovunque.

Con il suo folle progetto di sostituzione etnica, il governo con la stella di David incrementerà i flussi migratori verso anche l’Europa, dove arriverà gente incazzata con il mondo. Ecco il regalo che ci sta facendo Netanyahu, col favore del centrodestra o degli “amici di Israele” ormai ridotti a pupazzetti.

Israele ormai ha distrutto anche quel poco che ci si poteva aspettare dagli accordi di Abramo: come hanno fatto rilevare gli Emirati Arabi Uniti dopo il bombardamento israeliano su Doha, Netanyahu ha rotto il patto tacito di non aggressione con le monarchie della regione. Per chiudere, un’ultima considerazione: se Israele ha deciso di inseguire i leader di Hamas al fine di annientarla, cosa succederebbe se questi leader dal Qatar si trasferissero in Turchia o comunque sotto la protezione di Ankara? Bombarderebbero anche quell’area come hanno fatto a Doha? Ecco, ci manca solo l’ingresso di Erdogan…

di Gianluigi Paragone

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