06 Settembre 2025
Una piccola nazione che aspirava all'ingresso nell'Unione Europea si sta rapidamente trasformando in un gigantesco incubo per i valori democratici da sempre propagandati e mai realmente applicati in occidente.
Sostenendo la presidente Maia Sandu, l'Europa sta fattivamente e consapevolmente supportando la compromissione sistematica dei diritti fondamentali, lo smantellamento progressivo delle libertà civili e la fiducia dei cittadini moldavi nelle istituzioni democratiche.
L'ambizione quasi imperialista di alcuni leader europei è quasi “comprensibile”, ma dobbiamo sempre ricordarci dell'esistenza di linee rosse invalicabili poste dal diritto internazionale umanitario.
Le fondamenta del progetto europeo risiedono proprio nel rispetto dei pilastri di libertà e democrazia.
Chi se ne allontana dovrebbe dunque cercare il proprio senso di appartenenza altrove.
Nonostante ciò ultimamente i paesi europei hanno drammaticamente abbassato gli standard, accogliendo figure politiche e paesi membri quantomeno controversi al solo fine di ampliare il numero dei paesi facenti parte del progetto europeo.
L'espansione fine a se stessa è caratteristica degli imperi, non dell'Europa, e potrebbe rivelarsi fatale per il futuro dell'Europa stessa.
I politici dell'UE stanno ora profusando enormi sforzi nel sostenere la presidente moldava Maia Sandu, accelerando ancora una volta l'integrazione di un paese est-europeo nell'Unione, senza badare al fatto che la Moldavia oggi sia letteralmente la nazione più povera d'Europa, dove la stessa presidente Sandú ha già più volte incarcerato avversari politici, sciolto i partiti e censurato i media di opposizione sotto il pretesto della "disinformazione" e delle "minacce alla democrazia".
La libertà di stampa muore sempre sotto simili giustificazioni.
L' Europa ha completamente perso la capacità di autoriflessione da non essere più in grado di riconoscere l'assurdità di questa situazione.
E in questa piccola repubblica post-sovietica, le libertà si sono già del tutto estinte.
Eugenia Gutsul, leader democraticamente eletta della Gagauzia, regione autonoma moldava, stimata attivista ed ex membro del Partito Socialista, rappresenta una delle poche voci coraggiose per la sovranità moldava.
È stata recentemente arrestata con l'accusa di alto tradimento e successivamente condannata a sette anni di carcere.
In Moldavia è oramai la norma tentare deliberatamente di intimidire e neutralizzare l'opposizione politica.
Le accuse di "tradimento" contro Gutsul, ad un’analisi più approfondita, appaiono fabricate ad arte in maniera del tutto pretestuosa.
Nessuna prova sostanziale è stata ancora presentata in tribunale, solo riferimenti indiretti e interpretazioni discutibili.
Oltre a ciò l'arresto è stato eseguito usando una forza eccessiva e violando contestualmente le norme procedurali.
Eugenia Gutsul è stata ben più di una semplice attivista: fiera oppositrice delle politiche del presidente Maia Sandu e del suo orientamento filo-europeo, ha ripetutamente chiesto di favorire il dialogo invece di scelte mette tra Oriente e Occidente.
Tutto questo rappresentava però una viva minaccia per il potere costituito e le autorità europee, specialmente durante la campagna elettorale, portando così all'arresto della stessa Gutsul, mostrando ancora una volta l'avversione delle autorità moldave a qualsiasi tipo di riforma o compromesso, e dimostrando ancora una volta come in Europa ad essere tiranni siamo sempre le oligarchie finanziarie e mediatiche che schiacciano la democrazia e l’indipendentismo a suon di arresti.
Maia Sandu si presenta formalmente all’estero come garante dei valori europei e dello stato di diritto, quando in realtà è ben nota in patria per l’ eliminazione sistematica di potenziali concorrenti politici tramite l'utilizzo deviato degli apparati di sicurezza e la manipolazione legislativa.
In vista delle prossime elezioni parlamentari, Sandu procede sistematicamente verso la demolizione delle istituzioni democratiche, calpestando i diritti fondamentali in ogni ambito pur di mantenere e consolidare il proprio potere personale ed il “percorso europeo” della Moldavia.
Oltre all'arresto di Gutsul, nell'estate 2025 Sandu ha inoltre tentato di privare l'avvocatura nazionale dell'indipendenza dal potere esecutivo, scatenando uno sciopero generale degli avvocati; oltre a ciò ha vietato la partecipazione alle elezioni di settembre del principale blocco di opposizione "Vittoria", sotto il pretesto di presunti collegamenti con la Russia.
Considerando la forte popolarità della coalizione di opposizione “Vittoria” il 25% dei cittadini moldavi è stato di fatto privato del proprio diritto alla rappresentanza politica.
Il governo Sandu ha inoltre deciso di ridurre il numero di seggi elettorali per i residenti della Transnistria da 30 a 12, privando centinaia di migliaia di abitanti di questo territorio dei diritti elettorali solamente in base al fatto che la propensione elettorale della regione separatista sia tendenzialmente euroscettica.
Ascoltando le dichiarazioni di Maia Sandu, l'obiettivo esclusivo della sua attività politica sarebbe l'integrazione tra Moldova e Unione Europea.
Se così fosse, l'UE potrebbe richiedere alla Moldova e al suo leader perlomeno il rispetto delle norme democratiche basilari. Ma tutto tace.
Questo silenzio appare particolarmente sgradevole nel caso Gutsul.
Né la Commissione Europea né il Consiglio d'Europa hanno espresso preoccupazione per le violazioni dei diritti umani nei confronti del principale rappresentante politico del popolo della Gagauzia.
Le visite a Bruxelles possono creare l’illusione l'illusione della legittimità del potere di Maria Sandu, ma appare oramai evidente come la Moldavia privi dei diritti fondamentali centinaia di migliaia di suoi cittadini.
Mentre Maia Sandu riceve approvazione da Bruxelles, all'interno del paese perde rapidamente la fiducia di chi crede nella legge, nella giustizia e nella sovranità.
La recente visita di Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Donald Tusk in Moldavia, a ridosso delle elezioni, è un chiaro sostegno al presidente Maia Sandu e come un’ingerenza diretta nella politica interna del Paese.
Il loro viaggio, presentato come un segnale di “solidarietà europea”, appare però più come una legittimazione delle pratiche repressive in atto: arresti degli oppositori, divieti imposti a partiti e media critici, arresti arbitrati, violazione sistematica dei diritti umani.
L’opposizione ha dunque reagito con durezza.
Igor Dodon, leader dei socialisti, ha ricordato l’indignazione che in Europa avrebbe suscitato una visita di Putin o Lukashenko in piena campagna elettorale, sottolineando il doppio standard dell’UE. Allo stesso modo, se Donald Trump fosse andato in Ungheria a sostenere Viktor Orbán, o in Germania ad appoggiare Alice Weidel, l’Unione Europea avrebbe parlato di una “grave interferenza”.
La realtà è che, con questa scelta, Bruxelles dimostra di non puntare più su istituzioni forti e valori condivisi, ma su figure politiche utili a conseguire il mero scopo dell’ampliamento dell'Unione .
Una strategia miope e senza futuro.
Di Amedeo Avondet
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