21 Agosto 2025
Proteste pro Palestina a Londra, fonte: Instagram, @bbc
L'associazione Amnesty ha denunciato l'utilizzo di alcune tecnologie implementate con l'intelligenza artificiale da parte del Dipartimento di Sicurezza Interna degli Stati Uniti. L'organizzazione ha preso di mira strumenti come Babel X, della società Babel Street, e Immigration OS, di Palantir: "Alimentano la repressione verso migranti, studenti stranieri e manifestanti pro Palestina".
Amnesty International ha lanciato un duro atto d’accusa contro le autorità statunitensi, accusandole di utilizzare tecnologie di sorveglianza basate sull’intelligenza artificiale per monitorare e colpire migranti, rifugiati e studenti internazionali che partecipano a manifestazioni in sostegno della Palestina.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani, documenti pubblici del Dipartimento per la Sicurezza interna (Dhs) e contratti federali mostrano che strumenti come Babel X (della società Babel Street) e Immigration OS (di Palantir) vengono impiegati per raccogliere enormi quantità di dati personali: dai post sui social media agli indirizzi IP, fino a cronologie professionali e identificatori digitali. Questi sistemi consentono valutazioni automatizzate che rischiano di etichettare come “minacce” persone che semplicemente hanno espresso opinioni critiche verso la guerra israeliana a Gaza.
Il programma noto come “Catch and Revoke” – “Catturare e revocare” – prevede la revoca dei visti a studenti e studiosi stranieri che abbiano preso parte o anche solo espresso sostegno alle proteste pro-Palestina. Amnesty avverte che simili pratiche hanno già generato un clima di paura nei campus statunitensi, portando ad arresti arbitrari ed espulsioni sommarie.
Casi concreti, come quello di Mahmoud Khalil, neolaureato alla Columbia University, e di Rumeysa Ozturk, dottoranda turca alla Tufts, mostrano come studenti impegnati in attività pacifiche di solidarietà siano stati arrestati o abbiano visto il proprio visto revocato senza prove credibili.
“L’uso di tecnologie invasive e discriminatorie nel contesto di una campagna di espulsioni di massa è un attacco diretto ai diritti fondamentali”, ha dichiarato Erika Guevara Rosas di Amnesty, sottolineando il rischio che algoritmi distorti scambino il sostegno ai diritti del popolo palestinese per “terrorismo” o “antisemitismo”.
Amnesty chiede a Palantir e Babel Street di interrompere la collaborazione con le agenzie statunitensi finché non saranno garantite tutele effettive dei diritti umani, e al Congresso di esercitare un controllo più stretto sull’uso dell’intelligenza artificiale nelle politiche migratorie.
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