12 Luglio 2025
Zelensky e Meloni, fonte: imagoeconomica
Viviamo ormai nella convinzione di essere intrisi di una radicata democrazia sol perché qualsivoglia notizia bella o brutta è reclamizzata immediatamente dalle varie testate televisive, dai social, dai giornali e ognuno può dire ciò che vuole.
Peraltro la libertà del cittadino è ormai senza alcun confine persino nella sfrenatezza delle espressioni e dei comportamenti che lo Stato subisce e nel caso intervenga dopo la commissione di reati a mezzo delle Forze dell’ordine per ristabilire il principio della sovranità dello Stato e, quindi del popolo, il mainstream è sempre a favore di chi non rispetta le regole.
E allora io mi domando se tutto questo rappresenti effettivamente la democrazia compiuta, ovvero rappresenti quei valori che sono espressione della convivenza civile di un popolo a mezzo di leggi espressione della sua volontà, create dai suoi rappresentanti politici che poi amministrano in nome del popolo stesso il potere cosiddetto democratico.
Infatti la DEMOCRAZIA è la “Forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti” (la cosiddetta democrazia indiretta o rappresentativa).
Dunque, sembrerebbe che per gli effetti della cosiddetta conclamata “democrazia indiretta” sia il popolo stesso a volere e a tollerare lo status quo che, ob torto collo, poi gli si ritorce contro.
Questo status quo, per quanto deplorevole, non può autorizzare comunque nessun rappresentante in Parlamento o al Governo a ritenere che gli italiani, ovvero il Popolo Italiano, mutatis mutandis, approvi oggi il sostegno militare assicurato e conclamato all’Ucraina anche dall’Unione Europea e dalla NATO, quando in Parlamento la parte politica oggi al governo denunciava dal 2014 in avanti quanto stava avvenendo nel Donbass a causa della intolleranza del Governo Ucraino nei confronti delle popolazioni russofone di quel territorio.
E mi fermo qui, richiamando solo i volenterosi ad andare ad ascoltare gli interventi di costoro offerti negli interventi parlamentari, di segno totalmente opposto all’attuale conformismo.
Credo che se oggi si proponesse un referendum popolare al Popolo Italiano per conoscerne la propensione a sostenere tale Nazione per la prosecuzione della Guerra ad oltranza contro la Russia invece di perseguire una soluzione diplomatica, e a chiederne la condivisione del suo ingresso nella NATO, credo proprio che scopriremmo quanto lungimirante sia il popolo italiano che andrebbe a votare con percentuali sicuramente vicine all’unanimità dei votanti, col responso scontato di un netto no, senza se e senza ma, per i due quesiti, affinché l’Italia assicuri alla popolazione Ucraina sì aiuti sanitari e umanitari, ma non certamente Armi, anche se è la Nazione aggredita, né il suo ingresso nella NATO, che accorcerebbe ancor più i confini dei paesi atlantici a quelli della Russia e creerebbe ulteriori inutili tensioni con una Nazione che avrebbe titolo a far parte dell’Europa, invece di essere posta all’indice.
La farsa cadrebbe all’istante.
Come pure sono convinto, pur essendo un atlantista convinto sin da quando ero un bambino, che l’Italia non avrebbe nulla da temere sol che seguisse la traccia costituzionale che illumina la Repubblica.
E questo poiché è ancora vivo in me sin da quando ero un infante il ricordo del pianto giornaliero, ma silenzioso, di mia madre per le sofferenze vissute e patite quale profuga dalmata dalla natia italianissima città di Zara, che, unitamente a sua madre (mia nonna) e a mia sorella di pochi mesi di vita, a causa della guerra fascista, furono indotte sul finire del 1943, per sottrarsi al sicuro rastrellamento delle truppe titine ormai alle porte, a fuggire rocambolescamente via mare, scampando a sicura morte, e a raggiungere la costa pugliese, portando in salvo la vita.
Dunque, poiché il popolo italiano sa perfettamente cosa significhi una guerra inutile, come è stata quella fascista, terminata con la guerra di resistenza, tanto che i Costituenti sancirono in modo inequivoco nell’articolo 11 della nostra magnifica Costituzione che “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”, ritengo che non dovrebbe essere difficile per chiunque sia al Governo trovare la quadra, pur rimanendo convintamente nell’alleanza atlantica.
Un articolo questo che non può sollevare dubbi circa l’assoluto respingimento del principio di adottare lo strumento della guerra per porre soluzione ad un conflitto, qualunque esso sia, tanto più laddove non riguardi direttamente l’Italia, in forza del quale sono consentite le limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni che deve trovare sfogo solo promuovendo e favorendo le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Una modalità che sembrerebbe attagliarsi esattamente al conflitto Russo Ucraino ove l’Italia avrebbe potuto farsi promotrice -viste le decisioni adottate dai governi italiani di fine anni ‘60 ed inizio anni ‘70, per dare soluzione al terrorismo altoatesino, che portarono alla concessione di una amplissima autonomia a quella popolazione- della proposta di sottoporre le popolazioni del Donbass a referendum popolare sotto il controllo delle Nazioni Unite per acclararne la propensione ad essere cittadini ucraini o cittadini russi, quale presupposto essenziale per porre fine al conflitto fratricida, vista la mancata adozione da parte Ucraina della concessione alla popolazioni del Donbass di una preventiva, ampia e strategica autonomia.
Orbene credo che alla luce del citato articolo 11 Cost. sia di tutta evidenza che l’Italia avrebbe dovuto respingere, quindi, l’accettazione del riarmo poiché l’Italia, pur condannando l’intervento russo, non è mai stata minacciata dalla Russia, così da ricordare anche ai Paesi alleati che, in ambito NATO, l’on. Manfred Hermann Wörner, alla luce delle trattative diplomatiche programmatiche volte alla riunificazione delle due Germanie, gestì, quale settimo Segretario Generale della NATO dal 1988 al 1994, la fine della Guerra fredda e sostenne costantemente che la NATO avrebbe dovuto essere sciolta e che, se non fosse stata sciolta, avrebbe dovuto garantire di rinunciare ad espandersi anche di un solo pollice (inch in inglese), oltre i paesi che già ne facevano parte.
Un idealista che, purtroppo, morì il 13 agosto 1994 durante l’espletamento del segretariato NATO.
Abbiamo assistito invece alla sua espansione e assistiamo silenti alla folle proposta, in vigenza del conflitto russo ucraino, che auspicherebbe persino di assecondare le richieste del presidente ucraino per l’immediato ingresso dell’Ucraina nella NATO.
Un suicidio diplomatico, politico e militare!
Il principio della democrazia vorrebbe, quindi, ora, soprattutto dopo le appena pre-annunciate dichiarazioni del presidente Trump, secondo cui gli USA forniranno ancora Armi all’Ucraina, ma verranno pagate dalla NATO, che l’Italia secondo il principio insuperabile dell’art.11 Cost., prima di ritrovarsi come Nazione cobelligerante contro la Russia, porti il dibattito in Parlamento e si domandino tutti i Parlamentari di qualsiasi partito o movimento se, in base alla pretesa sovranità del popolo italiano cosiddetta indiretta o rappresentativa, gli italiani siano favorevoli o meno al riarmo indiscriminato e al pagamento di armi da fornire all’Ucraina a discapito delle risorse da destinare alla sanità o al sostegno economico delle fasce sociali più povere e, nel caso il Parlamento votasse a favore, se non si sia autorizzati a dubitare che venga calpestata la effettiva volontà del popolo e quindi ci trovassimo davanti ad una farsa.
Non sono più nell’agone politico dalla fine della XII LEGISLATURA, ma tutte le persone che conosco di ogni segno politico, mi esprimono la loro preoccupazione con parole che, all’incirca e indistintamente esprimono la speranza che l’Italia ripudi il sostegno militare all’ucraina e sia disponibile solo all’invio di aiuti umanitari.
La storia sembrerebbe ripetersi ancora una volta non più per scelte autoritarie di chi aveva il potere assoluto, ma da parte di chi dovrebbe sempre chiedersi proprio per la democrazia rappresentativa indiretta che lo ha portato al potere, se qualsiasi linea politica adottata corrisponda alla reale volontà del popolo tutto, o sia semplicemente una infatuazione autocelebrativa e, quindi, una farsa, i cui risvolti poi, per gli effetti delle decisioni prese, come nel caso di specie, per il riarmo, potrebbero ancora una volta, nonostante la conclamata democrazia repubblicana, se le cose dovessero mettersi male per l’Italia, sfociare in un ulteriore dramma nazionale paragonabile a quello della resistenza al fascismo.
Di Gianfranco Petricca, generale dei Carabinieri in congedo e Senatore della Repubblica della XII Legislatura
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