15 Marzo 2025
Zelensky e Putin, Fonte: Facebook, @Gianluigi Paragone
Le 6 condizioni di Putin poste per la tregua sono chiare e non superabili con una semplice tregua.
La tregua potrà scattare se avverrà il riconoscimento della sovranità russa per la Crimea e per le 4 regioni conquistate, se Zelensky si sospenderà dalla funzioni di Presidente dell’Ucraina poiché considerato “illegittimo “, come più volte affermato da Mosca, per aver protratto ad libitum la legge marziale al fine di rimanere al potere e se verranno indette nuove elezioni.
Altra condizione tassativa la preclusione all’ingresso di Kiev nella Nato con la precisazione che in conseguenza della tregua dovranno finire anche gli aiuti militari a Kiev, da poco ripristinati da Washington appena dopo la conclusione del vertice di Gedda e con la conseguenza che dovranno essere cancellate anche tutte le sanzioni contro la Russia, sottolineando l’inutilità dell’invio di contingenti di pace in Ucraina formati da truppe dei paesi europei.
Queste sei condizioni fissano in modo non equivoco la validità della proposta da me sostenuta nel mio precedente articolo con il quale avevo illustrato le motivazioni che il governo italiano avrebbe potuto percorrere diplomaticamente per trovare la vera soluzione per porre termine al conflitto russo-ucraino: il referendum sull’autodeterminazione delle popolazioni del Donbass asseritamente aggredite secondo il pensiero di Kiev e difese invece secondo il pensiero di Mosca, a seguito dell’aggressione teoricamente incomprensibile da parte di Kiev del 2014, ma di cui si hanno precise informazioni che affondano nell’interesse dello sfruttamento dei giacimenti delle terre rare presenti su quel territorio.
Finalmente, Alĕa iacta est! … una frase proverbiale che tradotta dal latino in italiano significa Il dado è tratto, ovvero "il dado è stato tirato" che, rapportato al caso concreto delle esternazioni del Presidente Russo, indica che quest’ultimo ha posto dei paletti fermi per i quali diplomaticamente dovrà essere trovata la quadra.
Peccato che il nostro Governo non si sia fatto promotore, per tempo debito nell’Unione Europea e con lo stesso presidente USA, Donald Trump, presso il quale l’on. Meloni ha trovato un ragguardevole ascolto, di proporre -come condizione della tregua del conflitto russo-ucraino- il referendum presso le popolazioni occupate dalle truppe Russe.
Gli USA, l’UE e, l’Italia -in particolare, che, per la sua non comune esperienza vissuta con il terrorismo Altoatesino risolto, dopo un lungo periodo di sospetti reciproci tra le
comunità di lingua storica italiana e quelle di lingua austriaco-tedesca, con la concessione di una ampia autonomia amministrativa con il privilegio e con la supremazia in ogni ambito della lingua tedesca, in luogo di un referendum sull’autodeterminazione territoriale che chiedevano le comunità di lingua tedesca- avrebbero potuto, in una unione di intenti propositiva, assumere l’iniziativa diplomatica con largo anticipo, e non dover ora giocare in difesa nella ricerca di una soluzione alternativa di non facile proposizione.
Alla sfida ormai lanciata dal Presidente Russo in modo ben definito, l’unica possibilità di replica dell’Occidente risiede, a mio modesto parere, solo nel chiedere proprio l’effettuazione del referendum autodeterminativo delle popolazioni dei territori occupati militarmente dalle truppe Russe, dando immediata assicurazione che, in caso di accettazione di tale proposta, verrebbe data immediata esecuzione alla revoca e alla cancellazione di tutte le sanzioni contro la Russia, compresa la precisa dichiarazione da parte di tutti i paesi europei e degli USA che l’Ucraina non verrà mai ammessa a far parte della NATO.
In questo senso non posso non ricordare quello che disse in modo non equivoco il segretario generale della NATO in carica dal 1988 al 1994 e che gestì la fine della Guerra fredda e la riunificazione tedesca, l’on. Manfred Hermann Wörner, che era solito dire che la NATO doveva essere sciolta e che se non fosse stata sciolta non avrebbe dovuto allargarsi di un INCH aldilà dei 16 confini dei Paesi dell'alleanza atlantica
.
Poiché i trattati sono chiffons de papier, come affermò, nella forma francese, il cancelliere tedesco Bethmann-Hollweg, il 14 agosto 1914 nel suo colloquio con l'ambasciatore britannico, riferendosi ai trattati di garanzia della neutralità del Belgio, che la Germania aveva violato, invadendo quello Stato, abbiamo visto come è andata a finire ancora una volta in questo ultimo trentennio e come questo principio sia stato applicato anche dalla NATO e, quindi, dai suoi Stati storici.
Il gioco agli scacchi continuerà in base a questa particolare opzione: referendum e rinuncia dell’Ucraina ad entrare nella NATO?
Altre opzioni al momento non solo non sono previste, ma neppure prevedibili, se non quella del riarmo che desidera la Presidente della Commissione Europea e che è stata votata dal Parlamento Europeo.
Io spero sempre nella saggezza degli uomini di buona volontà.
Chi dimostrerà di possederla sarà il vincitore morale della pace, che si riverbererà nuovamente a favore del mondo intero, come è avvenuto al termine della seconda guerra mondiale.
Gianfranco Petricca, generale dei Carabinieri in congedo
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