17 Ottobre 2024
Netanyahu, fonte La presse
Netanyahu sembra essersi trasformato in un nuovo “messia” pronto a portare avanti una famigerata “guerra di resurrezione” contro il male, come da lui stesso affermato, per la “liberazione” dei popoli. “Il male è stato colpito ma non abbiamo finito”, ha così dichiarato il leader di Israele dopo l'annuncio da parte dell'Idf della morte di Sinwar, capo di Hamas.
In modalità secondo molti “deliranti”, Netanyahu ha inneggiato alla “prosecuzione della guerra” che a detta sua “non è ancora finita”. Inoltre, con un atteggiamento quasi paragonabile ad un “salvatore biblico”, “promette” a chi lascerà andare gli ostaggi di “poter continuare a vivere”.
Infatti, il leader israeliano dopo l'uccisione del capo di Hamas ha richiesto la liberazione degli ostaggi per “avvicinare la fine della guerra”, ma questo non sembrerebbe dalle parole di Benny Gantz, capo del partito di Unità Nazionale ed ex ministro della guerra israeliano: “Sinwar è un risultato importante ma continueremo a operare nella Striscia di Gaza per molti anni a venire”, ha infatti dichiarato.
La situazione a Gaza è ormai “tragica” e il numero delle vittime civili continua a salire irrimediabilmente dall'inizio del conflitto. I numeri parlerebbero di 50 mila morti di cui 16mila bambini nel giro di 12 mesi anche se, la rivista Lancet sostiene, in base ai dati, che la conta delle vittime sfiorerebbe le “200mila persone”.
Come se non bastasse “quasi il 100% della popolazione di Gaza è in uno stato di povertà”, con un'economia a brandelli e una disoccupazione "sbalorditiva" dopo più di un anno di guerra. Lo rende noto l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) delle Nazioni Unite, secondo cui "l'impatto della guerra nella Striscia di Gaza ha avuto conseguenze che vanno ben oltre la perdita di vite umane, le disperate condizioni umanitarie e la distruzione fisica”.
L'Oil ha aggiunto che in Cisgiordania, dove gli attacchi israeliani sono aumentati in modo significativo dall’inizio della guerra a Gaza, la situazione finanziaria è "altrettanto preoccupante". “Si stima che la significativa contrazione economica in Cisgiordania abbia più che raddoppiato il tasso di povertà a breve termine, passando dal 12% nel 2023 al 28% nella metà del 2024", ha precisato l'Organizzazione delle Nazioni Unite.
L'Onu, in un rapporto pubblicato giovedì, ha avvertito che circa “345.000 abitanti di Gaza” affronteranno livelli di fame "catastrofici" durante questo inverno, rispetto ai 133.000 attuali. Il rischio di carestia è “altissimo” da ormai un anno. Nel rapporto dell'Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), frutto del lavoro congiunto di Ong e agenzie dell'Onu, è stata riferita una situazione “allarmante” per il quasi completo arresto dei convogli di aiuti alimentari a settembre.
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