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Ilaria Salis, negati i domiciliari, in aula ancora con manette e catene, il giudice: “Esiste pericolo di fuga”

Il rifiuto del tribunale ungherese di concedere gli arresti domiciliari a Ilaria Salis, docente italiana in carcere, rinvigorisce il dibattito su diritti umani e tensioni diplomatiche, tra appelli di giustizia e la severità di Budapest

28 Marzo 2024

Ilaria salis, negati i domiciliari, in aula ancora con manette e catene, giudice: “esiste pericolo di fuga”

Ilaria Salis, Fonte: Profilo X Boldrini (https://twitter.com/lauraboldrini/status/1773315003698856302/photo/1)

Nella capitale ungherese, la vicenda giudiziaria di Ilaria Salis, l'insegnante italiana detenuta da oltre un anno, continua a tenere banco, esponendo tensioni e interrogativi non solo sul piano legale, ma anche su quello diplomatico e dei diritti umani. La 39enne, rimasta in carcere a Budapest nonostante i tentativi dei suoi legali di ottenere gli arresti domiciliari, si trova al centro di un caso che sta suscitando ampie reazioni, tanto in Italia quanto oltre i confini nazionali.

Salis, accusata di aver assalito tre esponenti dell'estrema destra ungherese, è stata nuovamente condotta in aula in condizioni che hanno scatenato polemiche: ammanettata, con catene alle caviglie e legata a un agente di sicurezza. Questo trattamento, identico a quello ricevuto in una precedente udienza, ha riacceso i riflettori sulla severità delle misure cautelari adottate dal sistema giudiziario ungherese, alimentando preoccupazioni per il rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo.

Nonostante le aspettative, il giudice Jozsef Sós ha negato la richiesta di arresti domiciliari, citando l'immutevole natura delle circostanze e sottolineando un persistente rischio di fuga. La decisione ha provocato la pronta reazione del padre di Ilaria, Roberto Salis, il quale ha interpretato il verdetto come ulteriore manifestazione dell'autoritarismo del governo Orban, invitando il governo italiano a una riflessione critica sul proprio ruolo e sull'efficacia delle proprie azioni diplomatiche in questa vicenda.

Sul caso si è espresso anche l'attuale Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha voluto porre l'accento sul pericolo di politicizzare questo caso e le eventuali conseguenze. Il Ministro, infatti, si riferisce all'intenzione del PD di candidare la Salis alle elezioni europee in modo che possa godere dell'immunità politica.

Fuori dal tribunale, l'atmosfera si è fatta ancor più tesa quando un gruppo di estremisti ha rivolto insulti e minacce ai sostenitori di Salis, evidenziando la polarizzazione e l'acrimonia che circondano il caso.

A complicare ulteriormente le cose, problemi tecnici hanno causato ritardi nel processo, portando il giudice a posticipare l'ascolto di una delle vittime e di due testimoni, fissando la prossima udienza al 24 maggio.

Le reazioni all'interno dell'Italia variano: mentre alcuni, come l'avvocato di Salis, Eugenio Losco, e figure politiche come Ivan Scalfarotto, condannano senza riserve il trattamento riservato a Salis e chiedono un intervento più deciso da parte delle autorità italiane, altri, come il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, pur criticando le modalità di detenzione, mettono in guardia contro il rischio di politicizzare eccessivamente la questione, sottolineando come un approccio troppo conflittuale potrebbe non giovare alla causa della Salis.

Il caso di Ilaria Salis si inscrive così in un contesto più ampio di tensioni tra l'Italia e l'Ungheria, e solleva questioni delicate riguardanti il rispetto dei diritti umani, la sovranità giudiziaria e il ruolo della diplomazia in situazioni di questo genere. La comunità internazionale, così come i cittadini italiani e ungheresi, restano in attesa di sviluppi, sperando in una risoluzione che possa coniugare giustizia e rispetto dei diritti fondamentali.

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