12 Febbraio 2024
Armi per oltre 1 miliardo di dollari spedite dagli Stati Uniti in Ucraina per sostenere il presidente Zelensky nella guerra contro la Russia sono state oggetto di un "monitoraggio insufficiente", secondo un recente rapporto statunitense. Il documento evidenzia che funzionari del Pentagono, diplomatici americani e, di conseguenza, i loro omologhi ucraini, hanno avuto difficoltà a seguire in modo adeguato e completo le circa 40.000 armi inviate per sostenere lo sforzo bellico in risposta all'aggressione russa.
Questa rivelazione ha alimentato speculazioni sul possibile smarrimento o rivendita di alcune armi in Ucraina, che potrebbero essere state oggetto di contrabbando verso "altri teatri di guerra". Tuttavia, l'ispettore generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha dichiarato che il rapporto del Pentagono non fornisce prove concrete sul furto e sull'uso improprio delle armi dopo essere state inviate agli arsenali statunitensi in Polonia, per poi essere trasferite nei campi di battaglia ucraini.
Nonostante ciò, il rischio di furto o "deviazione" aumenta a causa delle lacune nei database governativi riguardanti la percentuale di armi "scomparse". La continua "variazione di forniture e tipi di armamenti" ha reso infatti complicato il monitoraggio. Nel corredo delle armi spedite dagli Stati Uniti, tra cui sistemi missilistici Patriot e carri armati M1 Abrams, vi erano anche oltre un miliardo di dollari di missili spalleggiabili, lanciatori, droni kamikaze e sofisticati sistemi di visione notturna. Questa merce potrebbe essere finita nelle mani di individui, probabilmente statunitensi, coinvolti nel contrabbando di armi militari.
Una situazione che avrebbe dei precedenti:durante la guerra sovietica in Afghanistan (1979-1989), ad esempio, gli Usa inviarono ai guerriglieri anti-russi, tra i quali le milizie di Al Qaida, migliaia di missili portatili terra-aria che, una volta terminato il conflitto, rimasero in mano ai terroristi e ai Talebani. Questi ultimi impiegarono queste armi proprio contro gli Usa e i loro alleati.
Una situazione che preoccupa e irrita gli Usa, stanchi di competere su più fronti e alle prese con la difficile gestione delle pulsioni popolari che vorrebbero ridimensionare l’impegno americano per Ucraina e Israele, in vista delle elezioni presidenziali previste per novembre 2024.
Il rapporto sottolinea le difficoltà delle "pericolose condizioni di combattimento" che hanno reso impossibile per i funzionari del Dipartimento della Difesa monitorare correttamente i flussi di armi in determinate fasi, specialmente una volta giunte in zona operativa. La mancanza di personale del Pentagono presso l'ambasciata statunitense a Kiev ha ulteriormente complicato il monitoraggio.
Il rapporto si concentra su 1 degli 1,7 miliardi di dollari, ovvero il 59%, destinati alla fornitura di armi all'Ucraina a partire da giugno 2023. Le armi includono dispositivi per la visione notturna, missili anticarro, droni d'attacco e bombe di piccolo diametro. Il rapporto ha inoltre rilevato che i database degli inventari non venivano aggiornati regolarmente e che le forze armate ucraine non avevano segnalato adeguatamente le armi mancanti.
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