21 Ottobre 2023
SCRITTI BELLICI
Come scrisse Sun Tzu nel suo L’arte della guerra, “La guerra si fonda sull’inganno”.
Scritta tra il VI e il V Secolo avanti Cristo, questa frase è ancora perfettamente attuale. Per vincere, è necessario conoscere le strategie dell’avversario. Qual è la strategia di Hamas? Per quale motivo ha attaccato Israele proprio adesso? Con quali obiettivi?
Molti commentatori hanno evidenziato che per il popolo palestinese questa guerra potrebbe essere la peggiore delle tragedie. E allora, cui prodest?
Chi ha scatenato l’inferno, perché?
False flag a vantaggio di chi? Le ipotesi sono tante. Certo è che, se si tratta di una false flag per cambiare gli equilibri nell’area (nel mondo?), assisteremo a un’escalation che continuerà fino a quando chi ha pianificato questa strategia non avrà ottenuto il risultato auspicato.
Chi volesse farsi un’idea di quali siano gli interessi geopolitici in gioco, deve prima comprendere chi abbia in mano (da decenni) la politica estera USA. Consiglio la lettura di questo scritto di Roberto Pecchioli sugli Straussiani, strenui sostenitori di Benjamin Netanyahu: (https://www.ariannaeditrice.it/articoli/leo-strauss-e-i-neocons-gli-architetti-delle-guerre?)
Qui alcuni passaggi significativi: "A livello globale, poche personalità influenzano il presente quanto Leo Strauss (1899-1973), pensatore tedesco di origine ebraica emigrato negli Stati Uniti. Il suo pensiero è poco noto, la sua lezione è alla base del movimento neo conservatore e della politica di potenza. Possiamo affermare che gli straussiani – alcune decine di personalità di enorme potere – sono veri e propri architetti della guerra come strumento dell’impero americano.
Il crocevia del pensiero di Strauss fu la scoperta – o riscoperta – della cosiddetta scrittura reticente, che non svela ma cela. Gli straussiani – una minoranza ristretta ma potentissima – sono al potere in Occidente e la menzogna è la forma normale della relazione tra popolo e oligarchia, dominanti e dominati.
Qualcuno li considera una setta e in effetti i primi discepoli di Strauss furono un circolo quasi segreto, costituito da giovani di origine ebraica. Ad essi era riservato l’insegnamento più criptico ed esoterico, trasmesso in forma orale, come gli antichi maestri.
Inculcava il principio della nobile menzogna, ritenendo moralmente giusto mentire per un fine superiore – il potere – una condotta da applicare all’attività pubblica degli iniziati, a partire dall’agitazione dei suoi seguaci contro le lezioni di docenti di avverso orientamento. Il fine era una sorta di lotta continua applicata alla geopolitica. Uno Stato deciso a sopravvivere e a esercitare volontà di potenza (Nietzsche fu uno dei riferimenti di Strauss) deve essere permanentemente in guerra. Un coacervo di idee che influisce sulla politica estera americana da decenni, trascinato dall’influenza nell’economia, nella cultura, nei “pensatoi” riservati (think tank). L’intera architettura geopolitica e di guerra ibrida dispiegata dagli Usa dalla caduta del comunismo sovietico è stata impostata e spesso dominata dagli straussiani, presenti in ruoli chiave nelle amministrazioni sia democratiche che repubblicane.
Dopo la morte di Strauss, i suoi discepoli si mantennero uniti e sbarcarono in politica al seguito del senatore democratico Henry “Scoop” Jackson. Tra loro Elliott Abrams, Paul Wolfowitz, Richard Perle. Gli ultimi due avrebbero ricoperto incarichi governativi apicali. Decisivo fu l’approdo nel giro straussiano di un gruppo di intellettuali di ascendenza trotzkista (la rivoluzione permanente di Lev Trotsky, corrispettivo della lotta politica continua, metafora della guerra permanente straussiana), israeliti anch’essi. Si trattava di giovani carichi di avversione verso l’URSS, portati in politica dalla Rand Corporation, il più influente think tank dell’apparato militare industriale statunitense. Gli ex trotzkisti, da collaboratori del partito democratico, passarono ai repubblicani, diventando ideologi del cosiddetto neo conservatorismo. Wolfowitz introdusse concetti come “guerra preventiva” e “asse del male” con riferimento ai nemici degli Usa.
Fin dal 1976, Wolfowitz era giunto alla conclusione che non era sufficiente isolare l’URSS, occorreva farla finita con essa. I neocons divennero artefici di gruppi di lavoro e ONG legate al potere riservato come il National Endowment for Democracy (NED) e l’USIP, dal nome orwelliano di Istituto Statunitense per la Pace. Entrambe, con l’appoggio dell’Open Society di George Soros e delle ricche ONG dei miliardari, furono implicate nel tentativo rivoluzionario cinese di Tienanmen, in tutte le “rivoluzioni colorate “e nella deposizione e successivo arresto del presidente serbo Milosevic; nella rivoluzione delle rose georgiana che provocò la caduta del presidente ex sovietico Shevardnadze e condusse a una guerra. E ancora nella rivoluzione arancione in Ucraina del 2004, con la cacciata di Yuschenko; in quella dei tulipani in Kirghizistan nel 2005; nella rivoluzione che cercò invano di deporre il belorusso Lukashenko; nei disordini antirussi del 2009 in Moldavia. Il ruolo dei neocons e delle ONG legate alla Cia e ai “filantropi” nei fatti ucraini del 2014, l’azione di Victoria Nuland – esponente democratica, moglie del neocons straussiano Robert Kagan (diventato democratico in odio al “fascismo” di Trump) è noto a chi non legge le veline mainstream.
Wolfowitz elaborò nel 1992 un documento nel quale chiedeva una più forte egemonia mondiale americana, anche contro l’Europa. La tesi era che i governi europei non hanno una visione geopolitica globale (è la verità) e che quindi l’impero americano è autorizzato a prendere decisioni unilaterali. Robert Kagan scrisse un libro apertamente anti europeo nel 2003 e un significativo articolo sull’influente rivista Foreign Affairs in cui sosteneva “la benevola egemonia globale degli Stati Uniti”. Straussiani di fatto furono esponenti dei governi repubblicani come Dick Cheney e Donald Rumsfeld. Richard Perle fu consigliere del presidente bosniaco musulmano Izetbegovic e trafficò con la strana figura di Osama Bin Laden. Gli straussiani e i neocons hanno spesso usato l’islamismo per indebolire gli alleati della Russia, pur saldamente ancorati a un sionismo estremista, in nome del quale Perle consigliò nel 1996 l’eliminazione di Yasser Arafat, l’inizio di una guerra contro l’Iraq (avvenuta alcuni anni dopo) e la deportazione dei palestinesi in territorio iracheno. Dopo l’oscuro attentato alle Torri gemelle, fu Wolfowitz l’ispiratore dell’operazione Desert Storm (Tempesta nel Deserto) e i neocons dell’Office of Special Plans gli artefici della propaganda bellica sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Non fecero altro che applicare la strategia della “nobile menzogna” di Strauss ed elaborarono la teoria geopolitica e geoeconomica detta dottrina Rumsfeld-Cebrowski.
Questi i punti essenziali: gli Stati Uniti devono garantirsi risorse a basso costo dai paesi in via di sviluppo; le guerre coloniali convenzionali per conquistare e dominare completamente un paese sono praticamente impossibili o troppo costose. Pertanto i conflitti armati devono essere prolungati in una “guerra senza fine” che lasci sul campo Stati falliti, come la Libia dopo Gheddafi. Gli Stati Uniti devono promuovere o provocare guerre attraverso organizzazioni o governi fantoccio e prolungarle il più a lungo possibile (Afghanistan, Iraq o Siria). In assenza di uno Stato con cui negoziare, l’estrazione delle risorse (leggi il furto) è molto più facile. Gli insuccessi finali dei conflitti scatenati hanno costretto gli straussiani a cambiare strategia, ma la tattica generale è sempre quella di soffiare sul fuoco per mantenere instabile le aree geopolitiche di interesse. Da questa prospettiva, cambia il giudizio sulla guerra in Ucraina, un conflitto in fondo regionale che può portare a conseguenze drammatiche. In una visione straussiana, non stupirebbe che l’oligarchia Usa punti a un accordo sotterraneo con la Russia in funzione anti europea, con il risultato di rendere l’Europa dipendente non dal gas naturale russo (che può essere venduto altrove) ma dal gas di scisto americano, alla faccia della propaganda green e degli interessi della colonia europea. La doppiezza straussiana – agire in termini di potenza mentendo ai popoli – è una delle forme della “grande politica” ignota alla gente comune. Però la chiamano democrazia".
Oggi il mondo è in pericolo per colpa delle politiche degli Straussiani. Con l’inganno, la colpa viene data ai russi, ai palestinesi, o a chiunque si opponga agli interessi di questo gruppo di potere nel mondo (legato strettamente al potere finanziario a cui sono affidate l’emissione di moneta e le politiche macroeconomiche!).
Dalla colonia che siamo, non abbiamo nessuna possibilità di cambiare le cose. Però possiamo capirle e cercare di spiegarle. Almeno fino a quando non verremo ridotti al silenzio.
Oggi la mistificazione è tale che il lupo è costantemente travestito da agnello.
Suggerisco di seguire un grande esperto di geopolitica, Thierry Mayssan: (https://www.voltairenet.org/article219781.html?fbclid=IwAR14SqjMYo3EhqleY9I3GgoE4rfI3QEwtqaPcAjN6axn3bm-R67w_baa6CM)
Gli Straussiani dell’amministrazione di Joe Biden, sostenitori di Benjamin Netanyahu, sono stati messi sotto scacco per la seconda volta o questa guerra è una false flag? In Ucraina le cose si sono messe male e le ipotesi che si possono fare sono due: 1) I leader politici di Hamas abitano in Turchia, protetti dai servizi segreti. In realtà c’è Ankara dietro Hamas e l’operazione “Diluvio di Al Aqsa” (Thierry Meyssan) oppure 2) Questa guerra è una false flag degli Straussiani per mantenere il potere ad ogni costo nonostante la crescente importanza dei BRICS.
Molto interessante in proposito (come sempre, del resto), l’articolo di Pierluigi Fagan (https://pierluigifagan.wordpress.com/author/pierluigifagan/)
“A marzo di quest’anno, nella distrazione generale delle nostre opinioni pubbliche esposte solo ad alcune notizie, in genere urlate e ignare del tutto di altre notizie che pure meriterebbero attenzione, arriva l’incredibile notizia della ripresa delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita ed Iran grazie alla intensa mediazione cinese. La cosa si porta appresso gli Emirati Arabi Uniti, l’Oman storico mediatore interno il mondo musulmano diviso tra sciiti e sunniti, il Qatar che sta nel mezzo del Golfo su cui si affacciano i due grandi paesi, non dispiace all’Egitto e alla Turchia. Si apre la prospettiva di un Golfo Persico pacificato e stabile, aperto al commercio di energia da cui, per la gran parte, l’Asia dipende. Incredibilmente, iniziano anche le procedure per riallacciare i rapporti con la Siria di Assad dopo 12 anni e migliaia di morti in una lunga ed inconcludente guerra da cui è sorta anche la strana ISIS. A maggio, Assad è riammesso nella Lega Araba. Ad agosto, nella riunione dei BRICS che discutono il proprio allargamento, l’India porta dentro l’Arabia Saudita (che si porta appresso gli Emirati Arabi Uniti), la Cina porta dentro l’Iran, la Russia porta dentro l’Egitto. Tre dei più importanti paesi musulmani del quadrante mediorientale, dal 1° gennaio sarebbero parte di un’unica organizzazione. A settembre si tengono addirittura colloqui di pace tra sauditi e yemeniti (Huthi) dopo otto anni di una guerra che ha fatto 15.000 morti (più del 60% civili) e milioni di sfollati”.
La domanda sorge spontanea: è sotto gli occhi di tutti che gli Stati Uniti stanno perdendo pezzo dopo pezzo la propria posizione di dominio. Se i BRICS riusciranno a ridurre il peso del dollaro negli scambi internazionali, le fondamenta del potere finanziario basato sull’emissione continua di denaro saranno minate. A livello geopolitico, è indispensabile per gli americani ridurre l’Unione Europea a una colonia pronta a qualsiasi iniziativa a stelle e strisce. Israele è la roccaforte anche simbolica del sionismo straussiano. Difendendo Benjamin Netanyahu, l’Unione Europea difende de facto gli Straussiani, il potere finanziario dei Rockefeller e della Trilaterale, il World Economic Forum e i grandi fondi di investimento (BlackRock in primis) che - tra l’altro – hanno enormi interessi nell’industria bellica (come in Big Pharma, del resto).
Io sono un postillatore, un avvocato da 35 anni, ma voglio scriverlo a chiare lettere, non da azzeccagarbugli: chi difende la democrazia sta dalla parte dei palestinesi, che da 75 anni e nonostante 73 Risoluzione dell’ONU non hanno ancora avuto giustizia. Perché stare dalla parte dei sionisti equivale ad ammettere che le Nazioni Unite sono un’inutile assemblea di facciata. Questo non fa di me un sostenitore del terrorismo, né un traditore dei valori democratici, ma l’esatto contrario.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia, 19 ottobre 2023
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