22 Luglio 2023
Manca un giorno alle elezioni della Spagna. Domani, domenica 23 luglio, gli spagnoli saranno chiamati alle urne per decidere il prossimo presidente del governo, in un clima di polarizzazione e scontro politico con pochi precedenti nella storia della democrazia iberica. Se da una parte il Partito popolare (Pp) e Vox chiedono agli elettori di “abrogare il sanchismo”, il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe), lo schieramento del premier uscente Pedro Sánchez, lancia l’allarme per una possibile deriva di estrema destra che mette a rischio le politiche progressiste e i diritti sociali degli ultimi anni. Dei 37.466.432 elettori chiamati alle urne, 2.325.310 sono residenti all’estero, mentre 1.639.179 giovani potranno votare per la prima volta alle elezioni generali.
Sánchez ha deciso di convocare elezioni anticipate rispetto alla data prevista a dicembre 2023, all’indomani della pesante sconfitta alle regionali e comunali del 28 maggio, che hanno visto una forte ascesa del Partito popolare (Pp) guidato da Alberto Nunez Feijo grazie alle vittorie conquistate a Valencia e Siviglia. Sanchez si è lanciato nelle ultime settimane in una campagna elettorale massiccia, rilasciando quotidianamente interviste ai principali media. Il capo dell’esecutivo è convinto che il Psoe vincerà le elezioni generali “contro ogni pronostico”, in quanto “unica garanzia che la Spagna continuerà ad andare avanti per altri quattro anni”, nonostante tutti i sondaggi assegnino una vittoria con un margine più o meno ampio al Pp. Nelle proiezioni del quotidiano “El Pais”, basate su un modello statistico e simulato di 15 mila combinazioni, il 55% delle volte Pp e Vox raggiungono la maggioranza assoluta di 176 seggi. Se i sondaggi si riveleranno corretti, i popolari saranno chiamati ad avviare le trattative con il partito sovranista Vox, cosa già avvenuta dopo le amministrative del 28 maggio.
Tutti i sondaggi indicano vincente il Pp (33% contro 29%), ma i popolari non dovrebbero comunque ottenere da soli la maggioranza assoluta di 176 seggi, necessari a governare, che invece arriva a sfiorare nel caso di un accordo di coalizione con Vox. Un accordo che comunque in queste ultime battute di campagna elettorale, Feijo, leader del Partito popolare, continua a non dare per scontato, rinnovando appelli “per il voto utile”, chiedendo una “grande maggioranza” per l'unica forza, i popolari, in grado di garantire il cambiamento. “Non ho interesse a raggiungere un accordo con Vox, voglio governare se vinco”, ha detto Feijoo, che però con Vox si è già alleato alle amministrative.
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