21 Settembre 2022
MOSCA - È il Guardian a dare la notizia dell'esaurimento rapido dei voli in partenza dalla Russia. Numeri che descrivono un vero e proprio esodo di persone timorose che la guerra possa peggiorare e che possano essere chiamate a combattere. In una situazione del genere, non si sa se tra coloro che hanno deciso di lasciare il paese possa esserci anche qualche riservista, certo è che se così fosse, date le nuove leggi d'inasprimento delle pene per i renitenti chi fugge dalla chiamata in guerra potrebbe pagarla amaramente. Tutto allontana l'ipotesi di una possibile trattativa di pace da parte di Mosca: evidentemente il modo in cui il Cremlino ha pensato di far finire presto la guerra (come annunciato a Samarcanda) è passare alle maniere forti.
Si tratta di mosse, quelle di Vlamir Putin che tradiscono una volontà d'inasprire la guerra in tutti i modi, esattamente quello che la diplomazia internazionale avrebbe dovuto evitare.
Persino Google Trend mostrava un'impennata di ricerche degli utenti verso il sito Aviasales che in Russia ha il quasi totale monopolio di vendita di biglietti on line per i voli aerei. Anche quelli intercontinentali. Le ricerche degli utenti però erano mirate essenzialmente ai paesi in cui non veniva richiesto il visto, così da sfuggire anche al controllo centrale di Mosca: tra questi paesi c'è anche la Georgia che è stata in guerra con la Russia. Anche la Turchia e l'Armenia che è invece protetta militarmente dalla Russia, anche nel recente scontro dell'Azerbaijan, lungo il confine di Nagorno Karabakh.
Gli altri paesi prediletti dai potenziali militari in fuga sarebbero Turchia e Armenia, destinazioni che consentono ai russi di entrare senza visto, sono andati esauriti dopo pochi minuti dall'annuncio di Putin.
Esaurite in pochissime ore anche i voli verso Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan hanno smesso di comparire sul sito web. Anche alcune rotte con scalo, tra cui quella da Mosca a Tbilisi, non erano disponibili. I voli più economici da Mosca a Dubai costavano più di 300.000 rubli (quasi 5mila euro), che equivale a cinque volte il salario mensile medio di un lavoratore russo.
Mosca ha mobilitato parzialmente i riservisti: una quota di 300 mila unità che non sono poche ma sono esattamente un terzo di quelle di cui la Russia è in possesso. Infatti, i riservisti in totale sono 1 milione e 100 mila, mentre i coscritti, vale a dire quelli che ha chiamato all'inizio (e che non hanno le capacità e l'allenamento dei riservisti), sono stati mandati a fare da apripista e sono 140 mila. L'esercito regolare composto di tutte queste unità è formato quindi da 2 milioni di persone.
A quel punto potevano esserci due possibilità. O giungere a una trattativa prima che venissero fatti i corridoi del grano, oppure colpire la Russia sul piano economico, finanziario, commerciale e militare. L'Occidente che ha sposato le sanzioni volute da Mario Draghi, ha scelto la seconda.
E mentre in America una lobby ebraica ha deciso di premiare Draghi, come statista dell'anno consegnando il premio con le corna di caprone. Il Cremlino è conseguente alle parole di Putin, introducendo in un decreto quanto detto nel discorso.
E Putin mise già in allerta nel mese di giugno, quando disse: "Vi lamentate di quello che avete visto? Ma se non è ancora nulla! Non sapete nemmeno che cosa sia la guerra".
La mobilitazione dei 300 mila riservisti annunciata ieri da Putin e oggi inserita in un decreto del Cremlino sembra proprio andare verso questo proposito. Si tratta di un ulteriore escalation di guerra, passando alla formazione di reparti di fanteria e aerei di tutt'altra formazione militare.
È verosimile che anche le armi utilizzate siano differenti rispetto a quelle usate fino a questo momento. L'intelligence infatti non ha potuto fare a meno di notare come anche i carri armati fossero obsoleti.
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