Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Quando la narrazione si ribalta: la trappola di Netanyahu, il paradosso di Hamas, e le scemenze di Macron

Nelle ultime ore sta venendo a galla un antisemitismo 2.0 che deve farci riflettere, e anche un po’ paura, di cui siamo tutti complici

06 Settembre 2025

Quando la narrazione si ribalta: la trappola di Netanyahu, il paradosso di Hamas, e le scemenze di Macron

Non ho mai celato la mia posizione critica nei confronti di Benjamin Netanyahu e delle derive dell’estrema destra israeliana. Lungo gli anni, ho più volte denunciato con fermezza — anche usando toni duri — le politiche aggressive e divisive promosse dal primo ministro israeliano. Tuttavia, dinanzi al precipitare degli eventi in Medio Oriente, è doveroso fermarsi, riflettere e ricalibrare lo sguardo.

C’è un paradosso inquietante che sta prendendo forma nel dibattito globale: Hamas, responsabile di atti terroristici e di una leadership brutale, sta progressivamente assumendo nell’immaginario pubblico il ruolo di vittima. È un ribaltamento pericoloso, non solo sul piano della verità storica, ma anche su quello morale.

Netanyahu, oggi sempre più isolato, sembra guidato non da una visione politica, ma dalla necessità di sopravvivere politicamente e forse anche giudiziariamente. Per farlo, ha stretto un patto con l’ala più oltranzista della destra israeliana, contribuendo a una spirale di violenza che ha compromesso la percezione globale del conflitto.

In questo clima, perfino la legittima richiesta di liberazione degli ostaggi israeliani rischia di essere percepita come un dettaglio marginale, un elemento di contorno anziché il cuore pulsante della tragedia in corso. Una distorsione che apre scenari inquietanti e solleva interrogativi scomodi.

Perché Hamas, che dichiara di combattere per il popolo palestinese, continua a lanciare razzi quotidianamente su Israele invece di cercare una tregua? Perché non ha mai realmente considerato la liberazione degli ostaggi come un passo verso la fine delle ostilità? E perché la gestione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza avviene in modo arbitrario e selettivo, sacrificando la popolazione civile?

Ci si interroga poco anche sul ruolo dell’Iran, che continua a sostenere Hamas con finanziamenti e armamenti, contribuendo a mantenere viva una macchina di guerra che danneggia in primo luogo i palestinesi stessi.

È chiaro a molti osservatori che Hamas utilizza la popolazione civile come scudo umano, alimentando una narrazione di vittimismo utile a scopi propagandistici e strategici. Eppure, una parte dell’opinione pubblica internazionale sembra ignorare questa realtà, preferendo una lettura semplificata del conflitto.

In questo contesto, anche decisioni politiche come quella annunciata da Emmanuel Macron — il riconoscimento unilaterale dello Stato di Palestina entro la fine del mese — rischiano di offrire legittimazione a un’entità che, oggi, è ancora in gran parte ostaggio di un’organizzazione armata.

Nel frattempo, il discorso pubblico si radicalizza: si parla di genocidio, si accusano interi popoli, si riduce la complessità storica a slogan polarizzanti. Ma cercare un colpevole in astratte categorie come “il sionismo” o “gli ebrei” significa deviare dal vero punto critico: l’alleanza cinica tra un leader politico disposto a tutto per salvare se stesso e un’organizzazione terroristica che ha saputo trasformare la guerra in un efficace strumento mediatico.

Il popolo palestinese — la vera vittima di questa tragedia — merita di più. Merita giustizia, pace e rappresentanza, non di essere strumentalizzato da chi antepone il potere alla vita umana.

Di Aldo Luigi Mancusi

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x