25 Luglio 2022
Mitra, fucili e proiettili scambiati per denaro o passaggi in auto nei paesi europei: secondo alcune ipotesi avanzate dall'Europol, agenzia europea di collaborazione della polizia, i profughi ucraini potrebbero alimentare direttamente il mercato nero delle armi. La paura che l'elevata concentrazione di armi potesse incoraggiare lo smercio illegale era presente fin da inizio guerra - paura che Zelensky ha cercato di placare istituendo una apposita commissione di controllo sulle armi. I paesi NATO hanno istituito un apposito sistema di tracciamento su armi pesanti - lanciarazzi, cannoni, sistemi antiaerei - che tuttavia non sono possono impedire la compravendita di armi leggere.
L'Europol collabora con l'Ucraina dal 2017 - quando il Donbass era già un'area calda, con continui scontri di frontiera tra l'esercito ucraino e le milizie separatiste - e mette in guardia sulla possibilità che la diffusione incontrollata di armi possa creare instabilità in Ucraina anche a guerra finita. A rappresentare il maggiore pericolo sono i depositi di armi sul confine di altri paesi europei, in cui i profughi, spesso reclutati da malviventi o ufficiali militari corrotti, trasferiscono esplosivi, armi leggere e munizioni in cambio di promesse di denaro e passaggi in macchina oltre la frontiera, lontano dalle devastazioni del conflitto. L'Europol ha affermato di avere già eseguito 11 arresti tra cui un "pezzo grosso" del mercato delle armi.
Il problema del traffico delle armi mette in evidenza il problema di corruzione endemica che affligge l'Ucraina, e in più occasioni ha minato lo sforzo bellico: ci sono prove che ufficiali corrotti abbiano venduto ai russi cannoni Howitzer di provenienza occidentale. In questo senso, la guerra e la collaborazione più stretta con i paesi NATO rappresentano una occasione per sradicare una volta per tutte la corruzione.
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