09 Maggio 2022
Fonte: Twitter
Von der Leyen e l'Ucraina in Unione europea: "Si decide a giugno", e la presidente della Commissione apre alla riforma dei trattati. Ursula von der Leyen sulla scia di Mario Draghi e di quel "riformismo pragmatico" citato dal presidente del Consiglio italiano nella plenaria del Parlamento europeo, suscitando applausi ed entusiasmo in molti e qualche perplessità in altri. Entrambi, nel giro di qualche giorno, si sono scagliati contro l'unanimità che spesso ha bloccato il decisionismo europeo, imponendo la logica dei veti incrociati tra Stati membri. E come Draghi, anche von der Leyen ha detto la sua in un'occasione importante, il discorso finale per la conferenza sul futuro dell'Europa. Il cambiamento è tanto urgente, di fronte alle sfide che attendono l'Europa, da riguardare anche e soprattutto "i trattati".
"Voglio essere chiara che sarò sempre dalla parte di coloro che vogliono riformare l'Ue per farla funzionare meglio", ha esordito la politica tedesca, che da alcuni, soprattutto gli euroscettici, viene vista per essere la quinta colonna della Germania nelle istituzioni europee. Ma i tempi del rigore economico e del conservatorismo politico sembrano finiti anche per Berlino, come fanno capire le sue parole: "Ci avete detto dove volete che questa Europa vada. E ora tocca a noi noi prendere la via più diretta per arrivarci. Usando tutti i limiti di ciò che possiamo fare all'interno e, sì, cambiando i trattati dove è necessario".
La data scelta per pronunciare queste parole è simbolica: il 9 maggio si festeggia il compleanno dell'Unione europea perché in questo giorno, 72 anni fa, Robert Schuman, ministro degli Esteri francese, pose le basi per la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, la prima forma di integrazione europea. Von der Leyen sembra, almeno a parole, volerne seguire il coraggio e la visione: "Lavoriamo insieme su tutto questo. Senza tabù. Senza linee rosse ideologiche. Facciamo cose per il qui e ora".
Anche sull'unanimità la leader dell'esecutivo europeo ha le idee chiare: "In alcuni settori chiave semplicemente non ha più senso se vogliamo essere in grado di muoverci più velocemente. E dobbiamo migliorare il funzionamento della nostra democrazia su base permanente". Parole che riecheggiano i termini usati da Draghi sempre a Strasburgo, quando aveva definito le istituzioni europee attuali "inadeguate".
Dichiarazioni importanti anche sull'Ucraina, che ha completato la procedura di richiesta di Paese candidato all'ingresso nell'Unione europea. I tempi sono stati molto più rapidi del solito ma la situazione non è certo ordinaria. E la Commissione, come ha spiegato von der Leyen, intende dare una prima risposta già il mese prossimo, a giugno. Da quel momento in poi verrà il difficile, ammesso che finisca la guerra.
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