Martedì 5 agosto si è tenuto a Palazzo Chigi un incontro riservato tra il governo e i vertici delle principali aziende italiane attive nel settore della difesa. Alla riunione hanno partecipato gli amministratori delegati di Leonardo, Fincantieri, Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e Gruppo FS Italiane. Per l’esecutivo erano presenti il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Obiettivo: strategia nazionale per la difesa
Secondo fonti governative, l’incontro è stato convocato per discutere una strategia industriale comune nel settore della difesa e della sicurezza, in risposta ai recenti sviluppi europei e internazionali. Il confronto mira a coordinare gli attori chiave del comparto per cogliere le opportunità offerte dai nuovi strumenti messi a disposizione dall’Unione Europea.
Il ruolo centrale della piattaforma Safe
Uno dei temi centrali del vertice è stato il programma europeo Safe (Strategic Technologies for Europe Platform), un’iniziativa da 150 miliardi di euro, tra prestiti e garanzie, destinata al rafforzamento della base industriale europea nel settore della difesa. L’Italia ha avanzato una richiesta per accedere a 14 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, con un piano di rimborso su 45 anni.
Progetti concreti e attuatori operativi
La piattaforma Safe non prevede finanziamenti diretti, ma aggrega risorse da diversi strumenti europei da attivare attraverso progetti concreti. Per l’attuazione è quindi necessaria la presenza di soggetti in grado di selezionare, accompagnare e rendicontare gli investimenti. Tra le ipotesi al vaglio, il possibile affidamento a Cassa Depositi e Prestiti del ruolo di coordinamento operativo.
Verso una strategia integrata e dual use
Il governo intende ora delineare una strategia nazionale che individui le priorità di investimento, favorisca l’attivazione di progetti dual use (con applicazioni sia militari che civili) e assicuri il coordinamento con gli interventi messi in campo dagli altri Stati membri dell’Unione Europea. L’obiettivo è massimizzare l’impatto industriale e occupazionale delle risorse disponibili.
Meloni chiede 14 miliardi dal fondo europeo Safe per sostenere il riarmo
L’adesione dell’Italia alla piattaforma Safe rappresenta una chiara scelta di posizionamento all’interno della nuova strategia europea per la difesa. Il governo Meloni ha manifestato l’interesse a richiedere fino a 14 miliardi di euro in prestiti dal fondo, che ha una dotazione complessiva di 200 miliardi e nasce per rafforzare la capacità industriale del continente nei settori strategici, in primis quello militare.
Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, si tratta di un’opportunità conveniente rispetto all’emissione di titoli di Stato tradizionali come i Btp: i prestiti europei godrebbero infatti di condizioni agevolate, con scadenze fino a 45 anni. Tuttavia, l’adesione a Safe non scioglie il nodo politico e finanziario più rilevante: come coprire l’altra parte del maxi piano europeo per il riarmo, che prevede complessivamente fino a 800 miliardi di euro a carico dei bilanci nazionali.
Una questione particolarmente delicata per l’Italia, attualmente sotto procedura europea per deficit eccessivo. Il rischio è che l’ulteriore spesa militare – pur se giustificata dal nuovo contesto geopolitico – aggravi la posizione del Paese rispetto ai vincoli del Patto di Stabilità. La Commissione Europea ha riconosciuto la complessità del problema: il commissario all’economia Valdis Dombrovskis ha assicurato che si lavorerà per trovare una formula che consenta l’esclusione parziale delle spese militari dal calcolo del deficit, ma al momento non esistono certezze.
L’Italia, insieme ad altri 17 Paesi membri, ha già presentato una prima manifestazione d’interesse (non vincolante) entro la scadenza del 30 luglio. Tra i firmatari figurano, tra gli altri, Francia, Spagna, Polonia, Grecia e Finlandia. Grande assente la Germania, che ha scelto di non ricorrere a strumenti comuni europei, potendo contare su una maggiore autonomia finanziaria e su un rapporto debito/Pil molto più favorevole.
Per il governo italiano, la partecipazione a Safe è anche un segnale politico: una conferma della volontà di contribuire attivamente alla costruzione di una difesa comune europea, come sottolineato dal commissario Ue per la Difesa Andrius Kubilius, che ha parlato di "unità e ambizione dell’Europa nel campo della sicurezza".
Le risorse richieste verranno destinate principalmente a progetti infrastrutturali a duplice uso (civile e militare), investimenti in cybersicurezza e rafforzamento delle filiere strategiche europee. Il ministro Giorgetti ha chiarito che i fondi saranno utilizzati per spese già previste a bilancio, legate a programmi di investimento in corso nel comparto Difesa.
Secondo i dati dell’Osservatorio Milex, il Ministero della Difesa ha già ottenuto il via libera all’avvio di nuovi programmi per oltre 42 miliardi di euro, con impegni pluriennali per almeno 15 miliardi. Le forniture saranno affidate a un ampio ventaglio di aziende italiane e internazionali, tra cui Leonardo, Fincantieri, Iveco, Rwm, ma anche colossi esteri come Lockheed Martin, Rheinmetall, Mbda, Elbit e Rafael.