15 Luglio 2025
Dopo il pronunciamento del Tar, anche la Commissione europea ha espresso rilievi in merito al decreto golden power adottato dal governo italiano sull’Ops lanciata da UniCredit su Banco BPM. In una lettera trasmessa all’Italia, la Direzione Generale per la Concorrenza (Dg Comp) segnala che il Dpcm del 18 aprile potrebbe costituire una violazione dell’articolo 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni, oltre a possibili conflitti con le norme sulla libera circolazione dei capitali e sulla vigilanza prudenziale esercitata dalla Bce.
Nel documento, la Commissione manifesta dubbi sul fatto che l’operazione UniCredit rappresenti una minaccia alla sicurezza nazionale, come sostenuto dal governo. Si rileva inoltre che la composizione azionaria di UniCredit e Banco BPM presenta caratteristiche simili sotto il profilo internazionale, e si sottolinea che gli investitori esteri di UniCredit non esercitano né controllo né influenza significativa sull’attività della banca.
Bruxelles evidenzia anche una possibile incoerenza nell’approccio italiano, richiamando l’approvazione dell’acquisizione di Mediobanca da parte di Mps – un’operazione di dimensioni comparabili – senza sollevare questioni legate alla sicurezza. La lettera, firmata dalla vicepresidente della Commissione Teresa Ribera, entra inoltre nel merito delle prescrizioni contenute nel decreto, contestando le misure su rapporto impieghi/depositi, project financing, acquisti di titoli italiani da parte di Anima e il disimpegno dalla Russia.
Il governo italiano ha ora 20 giorni lavorativi per fornire osservazioni e, se necessario, modificare il decreto. Solo in seguito, la Commissione europea potrà adottare una decisione formale, che sarebbe immediatamente esecutiva. I tempi della procedura rendono complesso rispettare la scadenza fissata per l’Ops, prevista per il 23 luglio.
L’operazione è monitorata attraverso due percorsi paralleli da parte dell’Ue: la valutazione antitrust da parte della Dg Comp, che ha già autorizzato l’operazione il 19 giugno subordinandola alla cessione di 209 filiali, e il procedimento Eu Pilot, gestito dalla Direzione Servizi Finanziari.
Fonti di governo riferiscono che l’esecutivo risponderà «con spirito collaborativo e costruttivo» alle richieste europee, come già fatto davanti al Tar. Tuttavia, all’interno della maggioranza non manca il dibattito: il vicepremier Matteo Salvini ha dichiarato che «l’Italia può e deve normare come ritiene, senza che da Bruxelles qualcuno si permetta di intervenire», mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ricordato che «questa è materia di competenza anche dell’Ue».
Per quanto riguarda un’eventuale revisione del decreto, il Ministero dell’Economia non sembrerebbe intenzionato a proporre un nuovo testo, ma la Presidenza del Consiglio starebbe valutando possibili modifiche alla luce delle osservazioni della Commissione. Intanto la Consob potrebbe disporre una nuova sospensione dell’offerta – dopo quella di 30 giorni avvenuta a giugno – se vi fossero i presupposti normativi.
L’Italia, scrive la Ue, con il Dpcm emesso il 18 aprile “ha violato l’art.21 del Regolamento Concentrazioni, in particolare i paragrafi 2 e 4 in quanto:
(1) L'adozione e l'entrata in vigore del Decreto, nella sua forma attuale, senza previa comunicazione alla Commissione, viola gli
specifici obblighi di comunicazione e sospensione previsti da tale disposizione;
(2) Il Decreto, nella sua forma attuale, è contrario alle norme dell'Ue sulla libera circolazione dei capitali, alla competenza esclusiva della Bce in quanto autorità di vigilanza prudenziale ai sensi dell'articolo 127, paragrafo 6, Tfue e dell'Ssmr, nonché alla legislazione sui servizi finanziari, compresa la direttiva Crd, la direttiva Oicvm, la direttiva Mifid
II e la direttiva Gefia”.
E dunque se questa conclusione preliminare della Ue fosse confermata, la Commissione potrebbe adottare una decisione che: 1) “dichiara che l’Italia ha violato l’articolo 21 e 2) le ordina di revocare senza indugio il decreto”.
La Ue quindi invita l'Italia a “presentare le sue osservazioni in merito a quanto precede entro 20 giorni lavorativi dal ricevimento della presente lettera”.
Depositi e prestiti
Prescrizione: su Prestiti e Depositi il decreto impone a Unicredit e Bpm di non ridurre gli attuali rapporti tra prestiti e depositi in Italia per un periodo di 5 anni.
Valutazione Ue: “In assenza, ad oggi, di prove o argomentazioni convincenti da parte dell'Italia, la Commissione dubita che l'acquisizione di Bpm, una banca italiana, da parte di UniCredit, un'altra banca italiana, possa creare un reale e sufficientemente grave rischio per la sicurezza pubblica che giustificherebbe l'imposizione della Prescrizione su Prestiti e Depositi. L'Italia, fino ad ora, non ha soddisfatto l'onere di dimostrare in misura sufficiente che la Prescrizione su Prestiti e Depositi può beneficiare di una deroga alla libera circolazione dei capitali”.
Project finance
Prescrizione: sul Project finance il decreto impone a Unicredit e Bpm di mantenere il loro portafoglio di finanziamenti di progetti in Italia ai livelli attuali.
Valutazione Ue: “In assenza di qualsiasi spiegazione credibile, sembra che l’imposizione della Prescrizione sul Project finance sia una considerazione puramente economica, che la Corte di giustizia ritiene insufficiente per giustificare una deroga alle disposizioni del Tfue in materia di libera circolazione. Per questi motivi, sembra difficile giustificare tale obbligo come
necessario per far fronte a una minaccia reale e sufficientemente grave per la sicurezza pubblica”.
Titoli di Stato nel portafoglio Anima
Prescrizione: il decreto impone a UniCredit di non ridurre gli investimenti di Anima in titoli degli emittenti italiani al di sotto del livello attuale per i prossimi 5 anni
Valutazione Ue: “Imponendo la Prescrizione sullo Sviluppo della Società, le autorità italiane hanno adottato una misura di vigilanza che può essere adottata solo dalla Bce. In primo luogo, ciò limita la capacità di Unicredit di rispettare i suoi obblighi prudenziali in quanto le impedisce di investire il capitale della banca come ritiene opportuno, anche se ciò sarebbe necessario per rispettare i suoi obblighi prudenziali. Di conseguenza, la prescrizione limita la capacità di Unicredit di gestire la banca in modo sano e prudente e di soddisfare i suoi requisiti patrimoniali, di liquidità e di altro tipo. In secondo luogo, la misura ha implicazioni prudenziali e viola la competenza della Bce in quanto autorità di vigilanza di Unicredit, senza alcuna giustificazione adeguata. Alla luce di quanto precede, la Commissione ritiene, in via preliminare, che la Prescrizione sullo Sviluppo della società violi l'articolo 127 (6) Tfue, il regolamento Ssmr e la direttiva sui requisiti patrimoniali”.
Uscita dalla Russia
Prescrizione: sul tema Uscita dalla Russia il decreto impone a Unicredit di cessare tutte le sue attività in Russia relative ai depositi, ai prestiti e al collocamento di fondi per prestiti transfrontalieri entro 9 mesi dalla data del decreto.
Valutazione Ue: “La Commissione ritiene, in via preliminare, e in assenza di elementi più specifici forniti dalle autorità italiane, che sostituendo la valutazione e la decisione della Bce con un requisito diverso, la Prescrizione di Uscita dalla Russia violi l'articolo 127, paragrafo 6, Tfue e il regolamento Ssmr, ai sensi del quale la Bce ha competenza esclusiva per quanto riguarda la vigilanza prudenziale delle banche di importanza sistemica nella zona euro, quali Unicredit e Bpm”.
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