06 Maggio 2025
L’offerta pubblica di scambio (OPS) lanciata da Mediobanca su Banca Generali rappresenta, secondo Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum, una tappa coerente con il percorso strategico intrapreso da tempo da Piazzetta Cuccia. "Prima la creazione di CheBanca!, poi la sua trasformazione in Premier: il rafforzamento nel wealth management era già scritto, e farlo attraverso questa operazione ha assolutamente senso", ha dichiarato Doris a margine della convention torinese dell’istituto di risparmio gestito.
Il doppio fronte che vede coinvolta Mediobanca — da un lato sotto OPS da parte di Monte dei Paschi e dall’altro attivamente all’attacco su Banca Generali — tocca da vicino anche Banca Mediolanum. Non solo per le potenziali ripercussioni competitive che un soggetto integrato potrebbe generare nel segmento del wealth management, ma anche per l’interesse azionario diretto: Mediolanum detiene infatti il 3,49% del capitale di Mediobanca, partecipazione interamente conferita al patto di consultazione che raggruppa oggi circa l’11,9% del capitale della merchant bank milanese.
Nel dettaglio, la quota è così suddivisa: il 2,72% è in mano a Banca Mediolanum S.p.A., lo 0,77% a Mediolanum Vita, e un ulteriore 0,96% è detenuto direttamente dalla famiglia Doris tramite la holding Finprog Italia.
"Valuteremo attentamente come votare, così come decideremo se aderire o meno all’OPS di MPS su Mediobanca. Sono previsti consigli di amministrazione ad hoc, prima dell’assemblea del 16 giugno" ha spiegato Doris. "Pensiamo di restare soci anche se dovesse nascere un importante concorrente", ha aggiunto, precisando che tutti i CDA coinvolti, incluso quello di Mediolanum Vita, analizzeranno con attenzione i cambiamenti in atto.
Rispondendo a una domanda su un eventuale incontro con il CEO di Mediobanca, Alberto Nagel, Doris ha chiarito: «Ci siamo sentiti al telefono, ma un incontro formale non c’è stato e al momento non è previsto».
"Il sistema bancario sta attraversando un profondo cambiamento", ha osservato Doris durante la convention, riflettendo sulle trasformazioni imposte dal nuovo risiko bancario, che sta scuotendo un settore a lungo considerato una “foresta pietrificata”.
"Nel susseguirsi di queste mosse, è difficile dire cosa andrà a buon fine. Ma il punto, per me, è un altro: qualunque sia l’esito del risiko, anche se dovesse nascere un competitor più forte, per noi non sarà un problema. Non sono preoccupato", ha affermato.
E ha concluso con una riflessione sul percorso della sua banca: "Quando siamo partiti nel 1982 eravamo i più piccoli del mercato, circondati da grandi banche tradizionali. Eppure siamo cresciuti. Lo stesso con la rete: non eravamo i più grandi, ma siamo cresciuti ed evoluti moltissimo. Quella che era la più piccola realtà del mercato oggi è la settima banca per capitalizzazione in Borsa Italiana".
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