Colpo di scena all’Assemblea degli Azionisti di Generali tenutasi oggi 24 aprile: UniCredit, secondo gruppo bancario italiano, ha votato a favore della lista presentata da Caltagirone per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione. Una scelta che segna un inatteso ribaltamento degli equilibri tra i grandi soci e potrebbe avere ripercussioni anche sul piano politico e strategico. Il CdA del Leone viene comunque rinnovato con la lista di Mediobanca che "trionfa" con il 52,38% dei voti: confermati Sironi Presidente per il secondo mandato e Donnet CEO per il quarto mandato, come anticipato da Il Giornale d'Italia.
La banca guidata da Andrea Orcel – che ha aggregato circa il 6,7% del capitale di Generali – ha deciso di rompere con il fronte tradizionalmente più vicino alla gestione in carica, optando invece per un sostegno che ha il sapore di una manovra più ampia: ottenere un canale preferenziale con il Governo italiano, che ha attivato i poteri speciali del Golden Power per tutelare interessi strategici nazionali riguardo l'Ops su Banco Bpm e ha messo paletti sulla presenza del gruppo in Russia, che è chiamato a lasciarla entro nove mesi: una decisione vista come mossa politica volta a destabilizzare l’istituto. L’uscita comporterebbe una perdita potenziale di 2,8 miliardi di euro, corrispondente al valore delle attività russe a bilancio, nonostante i 2 miliardi di profitto generati nel Paese negli ultimi due anni. A questo punto, la partecipazione in Generali della banca guidata da Andrea Orcel non sarà più solo finanziaria ma avrà anche una valenza industriale, quella di giocare una partita in Generali con il ruolo di stabilizzatore degli assetti.
L'appoggio di Fondazione Crt a UniCredit
Non isolata la mossa di UniCredit. Anche la Fondazione Crt a sorpresa ha votato in favore della lista Caltagirone. Fonti dell’ente parlano di una decisione presa con spirito costruttivo, non in opposizione alla gestione attuale – della quale viene apprezzata la solidità – ma come segnale per riaprire un dialogo tra i soci rilevanti. L’obiettivo: una governance più partecipata su scelte strategiche che, per impatto e natura, richiederebbero un consenso più ampio.
Relativamente alla Fondazione Crt, che detiene l’1,92% del capitale di Generali e il 2,36% di UniCredit, va ricordato che già nel 2022 si era schierata con la lista Caltagirone–Delfin. Una scelta all’epoca considerata controversa e che portò a uno "scossone" ai vertici di Generali, allora guidata dal presidente Giovanni Quaglia con Massimo Lapucci come segretario generale.
L'astensione di Benetton alle votazioni dell'Assemblea di Generali
Cambio di rotta per Edizione, la holding della famiglia Benetton che detiene circa il 4,9% dei diritti di voto sul capitale di Generali. Il gruppo di Treviso ha scelto di astenersi in occasione dell’assemblea degli azionisti, segnando una netta discontinuità rispetto alle scelte del passato.
Nel 2022, infatti, i Benetton avevano appoggiato la lista alternativa promossa da Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Delfin, formando il cosiddetto asse dei “Tre Cavalieri” in contrapposizione al consiglio di amministrazione uscente. Oggi, invece, la scelta dell’astensione viene letta come un segnale di neutralità e distensione.
Fonti vicine alla famiglia, interpellate dalla nostra testata, spiegano che la decisione sarebbe stata dettata dalla volontà di «favorire un clima di collaborazione all’interno del consiglio di amministrazione», a prescindere dall’esito della votazione. Una presa di posizione che lascia intendere un possibile cambio di strategia da parte della storica dinastia veneta nel panorama della finanza italiana.