08 Aprile 2025
Generali si riunirà in assemblea giovedì 10 aprile, definita record date, perché entro tale data dovrà essere certificato il possesso delle azioni Generali. Questo significa che gli investitori hanno ancora poco tempo per acquistare i titoli prima dell'assemblea del 24 aprile, che includerà il rinnovo del Consiglio di Amministrazione. Il mercato ha mostrato un elevato volume di scambi, con 17 milioni di azioni Generali negoziate ieri a Piazza Affari, a cui si aggiungono i 17 milioni scambiati venerdì 4 aprile.
Il volume di scambi è aumentato significativamente, raggiungendo oltre tre volte la media giornaliera dell'ultimo mese (4,9 milioni). Il titolo ha registrato una chiusura a 29,31 euro, con una diminuzione del 3,68%, mentre l'indice Ftse Mib, in un'altra giornata difficile per i mercati, ha perso il 5,18%.
Le aspettative per l'assemblea sono molto alte, con un possibile afflusso record di azionisti, simile a quanto accaduto nel 2022, quando fu confermato il CEO Philippe Donnet. In quell’occasione, il 70,6% del capitale aveva partecipato al voto, con un incremento di 20 punti rispetto al 50,5% dell’anno precedente. Gli acquisti recenti, che hanno coinvolto il 2,2% del capitale in sole due sedute, non sorprendono. Come anticipato da Il Giornale d'Italia il 28 marzo 2025, in vista dell'assemblea del 24 aprile 2025 di Generali, sono state presentate le liste di Mediobanca, con Andrea Sironi e Philippe Donnet capilista, di Caltagirone-Delfin, con Flavio Cattaneo e Fabrizio Palermo in pole e Assogestioni con Roberto Perotti in prima linea.
La tensione è prevista alta anche questa volta, con una forte contrapposizione tra la lista di maggioranza di Mediobanca, che punta a confermare il tandem Sironi-Donnet, e quella di minoranza di Francesco Gaetano Caltagirone, che propone sei consiglieri insieme a Delfin. A seguire si trova Assogestioni con i suoi quattro candidati.
L’ultima rilevazione sull'azionariato, aggiornata al 1° aprile, mostra Mediobanca come il principale azionista di Generali con il 13,1% delle azioni e il 13,6% dei diritti di voto. Al secondo posto si trova Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che detiene il 9,9% delle azioni e il 10,3% dei diritti di voto. Delfin ha ottenuto nel 2023 l'autorizzazione di Ivass ad aumentare la sua partecipazione fino al 20%, ma eventuali incrementi dovrebbero essere comunicati a Consob, senza notifiche finora ricevute. Un altro possibile protagonista potrebbe essere Caltagirone, con una partecipazione del 6,9% delle azioni e del 7,1% dei diritti di voto, che potrebbe arrivare vicino al 10% senza l'obbligo di comunicazione al mercato, come accaduto nel 2022, quando aveva raggiunto il 9,95%. Unicredit, infine, ha recentemente aumentato la sua partecipazione al 5,543%, rispetto al 5,229% precedente. Tra gli altri azionisti di rilievo c'è la famiglia Benetton, che attraverso la holding Edizione possiede il 4,8% delle azioni di Generali, una quota invariata rispetto a tre anni fa.
I proxy di Glass Lewis e Frontis, che nel 2022 hanno sostenuto la lista del board, si sono espressi a favore della riconferma di Donnet. Le previsioni degli analisti di BNP Paribas indicano che, come nel 2022, gli investitori istituzionali, che allora pesarono per il 18% in assemblea, potrebbero essere decisivi. Si ipotizza che la lista più votata sia quella di Mediobanca, con nove consiglieri, per garantire continuità strategica e gestionale, dato che Generali ha avuto buone performance negli ultimi anni. Secondo Iss, alternative potrebbero comportare rischi significativi di ingovernabilità e interrompere la strategia attuale, respingendo anche la proposta di Caltagirone di ridurre del 15% i compensi dei membri del consiglio, seguita da tre di Caltagirone e uno di Assogestioni.
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