19 Ottobre 2022
Inps (fonte foto Lapresse)
Quota 41 con soglia d'età sembra essere una possibile strada per impedire il ritorno della Legge Fornero. Senza interventi, questa tornerà in vigore con l’anno nuovo. Il 31 dicembre 2022 termina infatti Quota 102.
Se tornasse la Legge Fornero, per andare in pensione bisognerà attendere i 67 anni, con almeno 20 di contributi, oppure avere 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall'età. Quota 102, invece, permette di andare in pensione a 64 anni con un'anzianità contributiva minima di 38 anni. Potrebbero esserci notevoli disparità di trattamento con il passaggio repentino a requisiti di pensionamento più severi.
L'obiettivo del futuro governo, oltre a incentivare la "flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, favorendo il ricambio generazionale", è evitare la formazione di nuovi scaloni. La nuova proposta del centrodestra per impedire il ritorno alla Legge Fornero nel gennaio 2023, si basa su Quota 41 con soglie d'età.
La classica Quota 41, che consentirebbe di andare in pensione a 41 anni di contributi, costerebbe 4/5 miliardi di euro l'anno. Anche per questo Fratelli d'Italia starebbe pensando di introdurre delle soglie d'età, con l'obiettivo di ridurre l'impatto della misura. Tutto dipenderà dal dato anagrafico che verrà individuato dall'Inps per il pensionamento. Se l'Istituto opterà per una soglia di 60 o 61 anni, si replicherebbe il meccanismo adottato per Quota 100 o suggerito da Quota 101.
"Quota 41 è la soluzione". Così il senatore della Lega e responsabile del dipartimento Lavoro del partito, Claudio Durigon. "È l'argine all'iniqua legge targata Fornero - ha aggiunto - costata 12 miliardi di salvaguardie. Rappresenta una leva fondamentale di flessibilità per il mercato del lavoro".
Appare meno percorribile l'ipotesi di estendere agli uomini il meccanismo delineato da "Opzione Donna", accompagnato da una decurtazione dell'assegno previdenziale. Questa ipotesi comporterebbe l'uscita dal lavoro per gli uomini a 60-62 anni e con 35 anni di contributi. Questo sarebbe possibile rendendo strutturale Opzione donna (uscita a 58 anni e a 59 per le lavoratrici autonome) ed estendendola anche agli uomini, con ricalcolo dell’assegno tutto contributivo e con soglia anagrafica più alta.
Tuttavia questa opzione non sembra riscontrare il parere favorevole di tutti. "Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile", ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, a margine dell’assemblea nazionale dei delegati della Fillea-Cgil a Milano.
Positivo, invece, il giudizio del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: "Credo che tutte queste riforme siano orientate a un principio giusto, ovvero quello di garantire una certa flessibilità in uscita rimanendo ancorati tuttavia al modello contributivo. Su questo eravamo orientati anche durante il governo Draghi. Quindi, se si va in questa direzione, mi sembra che si è abbastanza in linea rispetto a quello che si stava già facendo".
Di Camilla Deponti
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