27 Maggio 2022
Fonte: lapresse.it
L'import del gas in Italia raddoppia il suo valore: gli acquisti dalla Russia su del 119%. I dati Istat relativi al mese di aprile mostrano in maniera evidente quanto l'obiettivo dell'indipendenza energetica da Mosca sia ancora di là da venire. Certo l'inflazione gonfia un po' i numeri ma la sostanza è che l'Italia è ancora lontana dalla capacità di chiudere i rubinetti di Mosca senza pagarne seriamente le conseguenze. I numeri sono abbastanza impietosi e dimostrano come l'Italia stia importando sempre di più risorse energetiche, anche dalla Russia. In generale, le importazioni di prodotti energetici sono aumentate del 193,8% e in questo trend di vertiginoso aumento il mercato russo non fa eccezione, visto che fa segnare un aumento del 118,8% rispetto al 2021. In pratica il valore dei flussi è più che raddoppiato.
Opposto il discorso per quanto riguarda i flussi commerciali in direzione di Mosca. La mole di scambi in questo caso si è quasi dimezzato: il calo si attesta sul 48,4%. "Il deficit energetico si amplia notevolmente e supera i 30 miliardi nei primi quattro mesi dell'anno" sottolinea l'Istituto nazionale di statistica, che fa notare come a trascinare verso l'alto il valore dei flussi in entrata dai Paesi extra Ue siano proprio i prodotti energetici.
Il disavanzo commerciale con gli Stati che non fanno parte dell'Unione europea è addirittura quasi quadruplicato rispetto a un anno fa: si passa dai 2.901 milioni del 2021 agli 8.862 milioni di oggi. In netto rallentamento invece l'export, che comunque fa registrare il segno positivo, attestandosi al +11,8% (l'anno scorso l'aumento era del +22,2%).
Difficile intravedere un miglioramento nei prossimi mesi, anche perché a livello comunitario la situazione è impantanata da settimane. Dopo l'immediato embargo del carbone, che era quasi ininfluente e rivestiva più che altro un valore simbolico, i 27 Paesi membri non sono stati capaci di trovare un accordo sul blocco delle esportazioni di petrolio, soprattutto per la forte contrarietà dell'Ungheria e della Slovacchia.
Per sbloccare l'impasse, stando alle ultime indiscrezioni diffuse da Bloomberg, le istituzioni europee starebbero pensando di concedere a Budapest una speciale esenzione, anche se solo momentanea, che consentirebbe al Paese guidato da Viktor Orbàn di continuare a importare greggio attraverso l'oleodotto Druzhba. Germania e Polonia, tuttavia, hanno già detto di voler rinunciare al petrolio russo a prescindere da ciò che verrà deciso in sede Ue.
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