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Gas russo, Cingolani: "Giusto che aziende paghino in rubli". Poi la smentita

Il ministro della Transizione ecologica auspica che la materia prima venga pagata in valuta russa fino a quando la questione non sarà risolta. Poi arriva smentita

02 Maggio 2022

Gas russo, Cingolani: "Giusto che aziende paghino in rubli". Poi la smentita

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani si sbilancia: "Giusto che aziende paghino gas in rubli" ma poi arriva la smentita. Nella situazione di incertezza e caos che riguarda la questione del gas russo, dice la sua anche il ministro Cingolani: "Penso sarebbe positivo che, almeno per alcuni mesi, venga concesso alle aziende di accogliere le richieste russe di pagare il gas in rubli". Un commento rilasciato al quotidiano americano Politico che arriva come un fulmine a ciel sereno su un tema già adesso delicato, e che tra un paio di settimane, alla prossima scadenza dei pagamenti, potrebbe diventare drammatico. Una cosa è certa, infatti: l'Europa non può fare a meno, almeno per un altro anno, del gas russo e se si chiudessero i flussi che arrivano da Est le conseguenze sarebbe evidenti.

Gas russo, Cingolani: "Giusto che aziende paghino in rubli". Poi la smentita

Il ministro ha fatto prontamente smentire la dichiarazione, definendo l'articolo "fuorviante" e negando di aver mai aperto alla possibilità di pagare il gas in valuta russa, proprio come richiesto da Vladimir Putin. Ma è inevitabile che l'episodio sia destinato a lasciare strascichi e forse ad aprire qualche crepa nella compattezza fin qui dimostrata dal governo italiano sul dossier. Solo qualche giorno fa, per intenderci, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva definito questa possibilità "una violazione del contratto". 

Cingolani, almeno secondo quanto riporta l'articolo di Politico, non apre al pagamento in rubli in maniera strutturale ma soltanto per un periodo di transizione, "in attesa che di comprendere la cornice normativa e le relative implicazioni". Chiarimenti che però devono arrivare da un solo protagonista, tirato in ballo proprio dal ministro: la Commissione europea

Le incertezze della Commissione e il timore sulle sanzioni

È proprio da Bruxelles che devono arrivare indicazioni chiare sulla legittimità del pagamento in valuta russa: una decisione non facile, che deve bilanciare la presa d'atto che il gas russo, almeno per ora, è indispensabile con la necessità di non violare le sanzioni che proprio l'Europa ha imposto. Ed è proprio questo il punto: pagando il gas in rubli attraverso la mediazione della Banca centrale russa, colpita dai provvedimenti europei, si aggirerebbero le sanzioni.

Uno smacco che l'Ue non può tollerare. Da qui la volontà di guadagnare tempo. Nei giorni scorsi la timida mediazione, nel tentativo di salvare la faccia,  era stata quella di permettere alle società energetiche dei Paesi europei di aprire un conto in euro presso Gazprombank pagando con la moneta comune. L'eventuale cambio in rubli sarebbe stata una decisione autonoma della Russia. Uno schema che ha un'unica incognita, ma pesantissima: Putin lo accetterà? La risposta arriverà intorno al 20 maggio, quando è previsto il prossimo pagamento delle forniture. 

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