08 Marzo 2021
Nel giorno della Festa della donna non son positive le notizie che arrivano dal mondo dell’imprenditoria femminile: il bilancio 2020 segna un calo dello 0,29% per le aziende guidate dal gentil sesso, pari a 4mila attività in meno rispetto al 2019. Numeri consistenti che certificano come le donne abbiano pagato a caro prezzo i riflessi della pandemia sul mondo del lavoro. Stessa situazione, anzi, peggiore sul fronte occupazionale: il 70% dei posti di lavoro persi lo scorso anno apparteneva a donne.
L'imprenditoria femminile, hanno evidenziato le elaborazioni dell'Ufficio Studi Confesercenti, ha interrotto nel 2020 una corsa che proseguiva ininterrotta dal 2014, con una velocità di crescita superiore a quella dell'imprenditoria maschile. Il calo delle imprese guidate da donne, è ascrivibile interamente alle regioni del Centro e del Nord (il Mezzogiorno segna +0,26%). Penalizzate di più le imprenditrici giovani, con le aziende guidate da donne under 35 anni (154mila) calate all'11,52% del totale, dal 12,02% del 2019. "Nonostante la sua natura resiliente, l'imprenditoria femminile non è riuscita a sfuggire agli effetti della pandemia, anche perché le difficoltà poste da lockdown e restrizioni nella dimensione familiare si sono scaricate principalmente sulle donne. Molte imprenditrici, in assenza di una rete di welfare che permetta loro di conciliare vita familiare e lavoro, si sono fermate" ha spiegato la responsabile nazionale di Impresa Donna Anna Maria Crispino.
Tra tante cattive per le donne lavoratrici si registra all’interno delle banche. Un'analisi dell'Ufficio studi di First Cisl sui primi otto gruppi bancari del Paese mostra come, negli ultimi 22 anni, la composizione dell'occupazione nel settore si sia decisamente riequilibrata, con la componente femminile passata tra il 1997 e il 2019 dal 38% al 48%, portando il divario con i colleghi maschi a soli 4 punti percentuali. Ma le differenze sono ancora evidenti se si guarda agli inquadramenti: le donne si concentrano nelle aree professionali (57,9%), ma restano decisamente indietro se si considerano Quadri direttivi (36,2%) e Dirigenti (solo il 15,7%).
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