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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

"La verità rende liberi", "Veritas vos liberabit" (Giovanni 8,32). Una confutazione del Vangelo con una conclusione sorprendente: forse è davvero così

Dall'omicidio di Enrico Mattei a quello di Aldo Moro, le Torri Gemelle, il virus chimera creato in laboratorio, Bettino Craxi eccetera eccetera: ora sappiamo la verità o almeno abbiamo i mezzi per conoscerla

20 Settembre 2025

Alfredo Tocchi

Alfredo Tocchi in Redazione

Quante volte ho citato il Vangelo di Giovanni: "La verità rende liberi", "Veritas vos liberabit" (8,32). Mi sbagliavo. Ora che conosco, che conosciamo la verità, siamo ancora più schiavi.
Dopo anni di editoriali, lettere aperte, pareri pro veritate in cui sostenevo – insieme ai miei Colleghi avvocati del Gruppo 15 febbraio che lock down e obblighi vaccinali erano misure liberticide, incostituzionali e inutili, che la vaccinazione ai minori era un crimine, che i vaccini COVID19 non erano vaccini, oggi, finalmente, tutti conoscono la verità, ma sono ancora più schiavi.
Vi sono molti altri esempi che confermano che mi sbagliavo: il 26 febbraio 2024, alla libreria Mondadori di Milano, sono stato contestato per avere accusato Benjamin Netanyahu di compiere un genocidio: oggi tutti conoscono la verità, ma il genocidio continua sotto gli occhi del mondo.
Tra qualche anno conosceremo un'altra verità: un ragazzo di 22 anni è stato precipitosamente e senza prove giustiziato per l'omicidio di Charlie Kirk, ma era un semplice capro espiatorio. Grazie a quell'omicidio, Donald Trump ha potuto dichiarare terrorista un'organizzazione antifascista (l'Antifa) e ha stroncato sul nascere i dubbi di una parte dell'opinione pubblica americana repubblicana che iniziava a riconsiderare la propria posizione di pieno sostegno a Netanyahu.
Potrei continuare per ore, dall'omicidio di Enrico Mattei a quello di Aldo Moro, le Torri Gemelle, il virus chimera creato in laboratorio, Bettino Craxi fatto fuori politicamente per l'affronto di Sigonella eccetera eccetera.
Circola una frase molto suggestiva: “La forza morale di un uomo si misura da quanta verità è in grado di sopportare”. Viene attribuita a Friedrich Nietzsche, ma io non credo che sia sua. Io cito spesso quella di Richard Yates: “It does take a certain amount of guts to see the emptiness, but it takes a whole hell of a lot more to see the hopelessness. And I guess when you do see the hopelessness, that’s when there’s nothing to do but take off. If you can”. (Revolutionary road).
L'ho citata in inglese perché quel take off ha tanti significati: nel testo italiano suona così: “Ci vuole una certa dose di coraggio per rendersi conto del vuoto, ma ne occorre un bel po' di più per scorgere la disperazione. E secondo me, una volta che si scorge la disperazione, non resta altro da fare che tagliare la corda”.
Anni fa scrissi un romanzo dal titolo Dove fuggire. Credevo ancora possibile la fuga in qualche luogo remoto, lontano dal vuoto che iniziavo a percepire nel nostro mondo. Oggi sono consapevole che non esiste alcuna possibilità di fuga: il mondo è una polveriera popolata da esseri infestanti, distruttori e bellicosi. L'esplosione mi appare ineluttabile e sarà un'apocalisse, forse l'Apocalisse. Non possiamo fare altro che continuare a testimoniare la verità, magari parziale, soggettiva ma mai strumentale: siamo onesti e non siamo servi di qualcuno.
Senza disperazione (una pessima traduzione), ma consapevoli che non c'è speranza. Richard Yates aveva ragione: per vivere con questa consapevolezza ci vuole un grande coraggio.
L'inutilità di conoscere e diffondere la verità, questa nostra donchisciottesca impresa, è evidente. Matteo Salvini ha più di un milione di followers, questo quotidiano conta i suoi lettori in decine di migliaia, i miei post ricevono di norma non più di venti commenti.
Romanticamente, ci ispiriamo a Cyrano de Bergerac: “Perché battersi solo se la vittoria è certa? Più bello quando inutile, tra scocchi di scintille”.
Derisi, sbeffeggiati, chiamati no vax, complottisti, persino paranoici e schizofrenici, consapevoli dell'inutilità ci alziamo presto la mattina e scriviamo testimoniando la verità.
Questo è per noi il lavoro del pubblicista. I giornalisti a libro paga di qualche potere occulto, i mistificatori, i negazionisti scrivono su altri quotidiani. Più noti, più letti.
Meno liberi.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d'Italia, 20 settembre 2025
 
 
 
 
 

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