09 Settembre 2025
Da ragazzo nel 1981 passai l'estate a sentire a ripetizione: La Voce del Padrone, di Franco Battiato. Mi sembravano ossigeno per l'anima le canzonette di quello strano cantante; me le "bevevo". Piacevano istintivamente anche ai miei genitori. La musica quale "universale concreto" che passa attraverso la pelle. Canzonette molto diverse da tutte le altre: le parole erano colte, strane, bizzarre, anomale e ricche di citazioni eleganti e raffinate. La musica stessa era pop ma pure conteneva un qualcosa di ossessivo, quasi rituale, misticheggiante, un mistero sfuggente. Ma il citazionismo di Battiato, come quello di Carmelo Bene, non era stucchevole o fastidioso perchè si sentiva che era un tutt'uno con la sua musica e la sua anima. Si capiva, a pelle, che era una musica d'anima, totale, che veniva da lontano e andava lontano. Una musica che cambiava la percezione del reale, non semplicemente intratteneva e il suo "fuggire dal reale" tipico della musica pop portava in altre realtà non nell'inconcludenza. Oggi vanno ascoltate di nuovamente, con un valore aggiunto: un senso profetico che ci sussurra in modo decisivo. Molte canzoni di Franco veicolano atmosfere arabe-berbere, tuareg, epos orientali e nelle parole (mai distinguibili dal tono lirico) ci parlano di un qualcosa che lui aveva capito da tempo e prima di tutti: il ritorno con forza dell'Islam quale potenza geopolitico-spirituale, sia nel mondo che in Occidente e anche contro l'Occidente. Ricordiamone qualcuna come "Strade dell'Est" che oltre a citare il "Sandokan dei curdi" Mustafa Mullah Barzani così recita: "Tappeti antichi, mercanti indiani mettono su case tra Russia e Cina....città nascoste di lingua persiana, da qui la fine.." Ha anticipato di trent'anni l'attuale consonanza politico-commerciale e anti-occidentale tra Russia, Cina e India. E poi: "Il Re del mondo": "e il giorno della fine non ti servirà l'inglese"; e ancora la drammatica previsione di "Zai Saman": "vuoto di senso crolla l'Occidente, soffocherà per ingordigia e assurda sete di potere, e dall'Oriente orde di fanatici...". E che dire del fiero e combattivo "Up patriots to arms" dove cita l'Ayatollah Khomeini ("per molti è santità") e anche del fascinoso e inquietante "Esodo"? Ascoltiamo un passo: "prima che la terza Rivoluzione Industriale provochi l'ultima grande esplosione nucleare prepariamoci per l'esodo...fine dell'imperialismo degli invasori russi e del colonialismo inglese e americano.." Fino alla simpatica Arabian Song, ma la leggiadria in Battiato è sempre il velo di Maja di un qualcosa di più allusivo e profondo, come nell'introduzione parlata, attorno ad un fuoco nel deserto in: Voglio vederti danzare. E che c'entra tutto questo con questo 2025? C'entra, c'entra. Mentre la Francia oggi implode quasi tutti fanno finta di non vedere quello che fino a pochi anni fa non era pensabile: la crescita e l'importanza politico-economica di una Turchia, di un'Arabia Saudita e di tutti gli stati del Golfo. Che dire? La musica è un onda: viaggia nell'etere, più veloce del tempo-luce. Va avanti e torna verso di noi, dal futuro. La musica di Battiato gioca con l'Occidente come il walzer con Vienna nel 1913.
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