06 Dicembre 2025
Quando in metropolitana a Milano vedo ragazzini indiani vestiti all'inglese rifletto sempre sull'efficacia del modello imperiale britannnico, ben oltre l' "indipendenza" del 1945. Non a caso quest'anno è stato firmato un importante accordo di libero scambio fra Regno Unito e India. Un libro straordinario ci fa capire quale sia questo modello di influenza e balance of power e come sorga: "Anarchia" di William Dalrymple, raffinato e aristocratico scrittore tanto britannico quanto profondo conoscitore dell'affascinante continente indiano. "Anarchia" ci racconta le origini della potente "Compagnia delle Indie orientali" quale azienda che in pochi anni diventa una multinazionale sia commerciale che militare in grado di controllare le principali risorse dell'immenso territorio indiano tramite diplomazia, abilità commerciale, superiorità militare sia navale che di terra, compreso l'utilizzo di una vasta rete di alleati, satelliti e truppe coloniali indigene (i sepoy). Un libro che ritorna attuale oggi che in Italia torna il mito televisivo di "Sandokan"oltre che per la crescente importanza geopolitica dell'India contemporanea, oggi contesa da tutti: Usa, Russia, Europa, Cina. Questo saggio voluminoso ci accompagna con tenacia, ludicità, passione e grande attenzione di ricerca dentro i meandri britannici del "labirinto indiano" che il sistema imperiale britannico riesce ad infiltrare, manipolare e plasmare gradualmente ma inesorabilmente. Tutto questo ci ricorda un qualcosa che noi italiani abbiamo dimenticato: l'Impero Romano della cui diplomazia strategica il Regno Unito sembra diretto erede, molto di più di altre nazioni. L'antica Roma si espanse così: tramite alleanze, incursioni, assorbimenti. La battaglia di Buxar del 1764 dove i sepoy addestrati dagli inglesi vinsero le preponderanti forze imperiali del Moghul Ali Gauhar ricorda la vittoria di Cesare contro i Galli ad Alesia: l'organizzazione e l'ordine militare contro il caos e l'emozione. Una tecnica di "federalismo centripeto e inclusivo" che agisce indirettamente, secondo "fattori intermedi e secondi" in modo da non farsi logorare e che un'elites centralizzata ha saputo adattare a differenti culture e territori mantenendo coesione e controllo. Lo stesso autore di questo saggio lo dimostra nella sua interessante biografia perfettamente anglo-indiana. Perchè è così importante oggi questa bellissima e realistica ricostruzione storica? Perchè quello che il Regno Unito ha realizzato in India per tre secoli è similmente accaduto in tutto il mondo dal 1945 in poi fino alla situazione attuale dove poche decine di "Compagnie delle Indie" contemporanee controllano la maggior parte dei servizi, delle risorse e delle tendenze in tutto il mondo. Il "villaggio globale" ha quindi radici culturali, politiche e storiche molto più antiche di quanto possiamo immaginare. Buona lettura, o ri-lettura di un libro che non può mancare nelle case di chi ama i processi interpretativi e di comprensione della complessità. Affascinante anche l'ambiguità del titolo: "anarchia"! Allusione al fatto che una società anarchica di massa è possibile solo dentro un controllo aziendale diffuso e globale oppure allusione alla tecnica di controllo della massa tramite il caos? Certo è che il concetto di anarchia può essere declinato in molti modi, anche oppositivi e inversi. Chi è più anarchico dell'attuale elites commerciale globale, erede della "Compagnia delle Indie"?
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